Venerdì 13. Si torna a casa. Finalmente.
C’è fibrillazione in casa Roma: poche ore ci separano dal ritorno a casa, dalla fine della radioterapia.
Ma a me e Giuseppina quello che preme di più è che questa terapia abbia funzionato!
È l’una e 15: un paio di colpi di tosse scatenano vomito. Ancora. Ci sta anche questo. Prendiamo tutto, tutto quello che viene per la nostra strada. Con fede, incrollabile.
Buongiorno. Sono le 7.30 e qui a Roma ci sono 8 gradi e si prevede pioggia.
Questo “venerdì 13” ci insegue ancora, ciclicamente.
La nostra avventura inizia venerdì 13 settembre, e sta terminando, gioiosamente, col sorriso sulle labbra e la fede nel cuore, venerdì 13 dicembre, Santa Lucia.
Santa Lucia, esempio di fortezza, sii al mio fianco, oggi, in tutte le mie scelte!!! Amen.
Venerdì 13 Dicembre 2019
S. Lucia vergine martire
S. Antioco martire
Per S. Lucia – fuoco in compagnia
SANTA LUCIA martire
Lucia, fanciulla di Siracusa, era fidanzata con un ricco giovane. Con la mamma molto malata si recò in pellegrinaggio sulla tomba di sant’Agata. Qui, la mamma ottenne il miracolo della guarigione e Lucia, spinta da una forte fede, decise di consacrarsi a Dio, dopo aver donato in beneficenza le sue ricchezze. Il fidanzato, esasperato dall’atteggiamento della giovane, intenta a distribuire il patrimonio, la denunciò come cristiana.
Lucia subì un duro interrogatorio, che divenne una vera disputa dottrinale. Per piegare la sua fede, il proconsole la condannò a essere chiusa in un lupanare, ma ella affermò che nulla di quello che avrebbe potuto subire, per quanto violento, avrebbe intaccato la sua anima e la sua mente. Essa sarebbe rimasta comunque casta. La presenza in lei del supporto dello Spirito Santo rese il suo corpo pesante e inamovibile. Fu così torturata, violentemente, e infine, trafitta con la spada. I persecutori, le tolsero gli occhi e per questo è considerata protettrice della vista.
Lucia: la luce; portatrice di luce. Questi i simboli del nome. Santa Lucia, martire, ha fama grandissima, si può definire una figura universale, perché la sua testimonianza e la sua storia hanno realmente superato i limiti del suo sepolcro e i confini fisici dei luoghi natali, divenendo “luce spirituale” dei cristiani.
alle 11.30 siamo al policlinico Gemelli
Saluto con tutto il mio amore San Giovanni Paolo II, pregandolo di prendersi cura del mio Eugenio, del nostro amato Eugenio.
Ci sono altri 6 pazienti prima di noi: alle 12.20 lettino pronto.
Alle 12.45 lettino finito.
I saluti, gli addii, gli abbracci, sono stati tanti, sinceri, affettuosi, carichi di sentimento, di speranza, di fiducia.
Arriviamo all’ospedale Bambino Gesù alle 14!
Che corsa sotto la pioggia…. Vabbe’ dai, siamo su… Terzo piano, accoglienza, K6 per prelievo… Oggi qui c’è il pienone. Bambini dappertutto con le flebo attaccate, terapie in corso. Ritroviamo qui la piccola Matilde, che ha iniziato la chemio. Lei dolcissima mi incontra nel corridoio e mi chiede dov’è Eugenio… Tra simili ci si riconosce subito, dolce Maty!
Finalmente, alle 16.00 le analisi sono pronte. Entriamo dalla dottoressa col cuore a mille, pregando che l’emocromo sia buono e non sia peggiorato… Ansia…. Felicità!
Piastrine in netto rialzo! La dottoressa, un po’ stupita, ma rasserenta anche lei (il rischio era trasfusione e ricovero) ci dà le dimissioni e ci fissa appuntamento per gennaio per la risonanza di controllo che ci dirà se questa prima parte della terapia ha dato frutti.
Siamo sereni anche noi ora.
Tanto sereni che nemmeno il traffico e la pioggia di Roma ci sconvolgono.
In autostrada Eugenio dorme, la pioggia che batte sui vetri gli fa da ninna nanna. Noi siamo stremati, la guida con queste condizioni climatiche richiede attenzione. Il pensiero che ci accompagna è arrivare sani e salvi a Dragoni, a “casa casa” come dice sempre Eugenio.
Alle 19.30, con pioggia, vento, e black out ad accoglierci, siamo a casa casa!
Ultimo aggiornamento il 5 Dicembre 2022 by Remigio Ruberto
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