parabola seminatore

Senti i respiri del mondo, con nella testa il tam tam del cuore,
favole scritte e pensate su quel vulcano chiamato amore.
Se a darti un sorriso ci vuole un dio,
se manca qualcuno ci sono io.
Affidati al vento che soffia in noi,
se cerchi un domani tu già ce l’hai.

Pooh, I respiri del mondo

Mi preparo

Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore

Entro nel testo (Mt 13,1-9)

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Mi lascio ispirare

È bella questa immagine di Gesù che esce e va in riva al mare.

È una situazione in cui ciascuno di noi può immedesimarsi. Chi di noi non ha familiarità con il mare, avrà forse vissuto la stessa esperienza davanti a un panorama diverso, magari dalla cima di una montagna, oppure sotto un cielo stellato.

Seduti in riva al mare, lo sguardo si perde nell’immensità e riusciamo a sentirci più uniti, in contatto con la natura, con il mondo intero. Le onde a ogni flusso e riflusso sembrano volerci chiamare e ricordarci che anche noi facciamo parte di questo tutto.

Quando quest’immensità ci abbraccia, riusciamo a ritrovare la nostra posizione. I pensieri non hanno più il peso di prima, la vita sembra tornare a essere più vera. In quell’istante ci sentiamo “essere”. Restiamo in quella circostanza non per un fine specifico, ma semplicemente perché è il naturale esplicarsi di noi in quell’istante.

Gesù impersonava questo alla perfezione. Era il seminatore, e invita anche noi a fare i seminatori. Il seminatore della parabola non lesina sulla semente. Non semina con l’unico obiettivo di ottenere il raccolto. Semina perché è il solo modo di essere-in-atto del seminatore.
Sì, parte dei semi non daranno frutto. Possiamo controllare le nostre azioni, ma non l’impatto che esse avranno sul mondo. Ma agiamo lo stesso. È azione autentica poiché è mettere in atto il nostro essere.

Ettore Di Micco

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

Quali sono le motivazioni del nostro agire?

Quali sentimenti mi fanno accorgere di avere una lunga lista di cose da fare ma di non avere una lista di cose “da essere”?

Quali circostanze mi fanno sentire di essere in gioco? Quali caratteristiche del mio essere sto mettendo in atto?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

fonte © GET UP AND WALK


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