SS. Cirillo e Metodio: compatroni d’Europa
La storia
Nel mese di febbraio la liturgia ci propone due grandi evangelizzatori: Cirillo e Metodio. Due fratelli, due intrepidi testimoni di Cristo, due santi detti “Apostoli degli Slavi” perché hanno dato le loro migliori energie per annunciare il Vangelo di Cristo ai popoli slavi.
Cirillo (greco: Κύριλλος) e Metodio (greco: Μεθόδιος) sono nati a Tessalonica (Salonicco) verso gli anni 820-830.
Il padre
Il loro padre, un ricco magistrato e funzionario statale, sognava per ambedue una “vocazione” da impiegati statali, con un “posto sicuro” nella burocrazia imperiale. Ma questi la pensavano diversamente. Di temperamento diverso, ben presto anche le loro strade professionali non potevano che divergere.
Metodio, il maggiore, assecondò il desiderio del padre per un po’ di tempo, diventando un eccellente amministratore nel governo di una colonia slava in Macedonia. Poi si fece monaco.
Cirillo invece, il più intellettuale dei due, studiò fino a diventare professore di filosofia nella scuola superiore (una specie di università imperiale) di Costantinopoli. Rifiutò nozze prestigiose e anche incarichi di amministrazione statale. Insegnò filosofia così bene che venne chiamato “il Filosofo”. Dimostrò grandi doti di comunicazione, tanto che gli vennero affidati incarichi diplomatici presso gli Arabi. Ma massima aspirazione di Cirillo non era tanto la filosofia e la speculazione su Dio, ma Dio stesso.
Dopo alcuni episodi torbidi a corte, con relativa congiura e assassinio che portarono ad un autentico colpo di stato, Cirillo si ritirò e raggiunse il fratello nel monastero. E così nell’anno 860 i due fratelli si incontrarono e scoprirono una comune “insoddisfazione esistenziale” che solo l’impegno totale per la causa del Vangelo di Gesù Cristo poteva colmare. Volevano qualcosa di più coinvolgente.
Sacerdozio
Diventarono sacerdoti e furono inviati dall’imperatore di Bisanzio tra gli slavi del Mar Nero a predicare il Vangelo. Nell’863 vennero inviati nuovamente a predicare il Vangelo tra gli slavi, questa volta della Moravia. Il principe Rotislavo aveva chiesto infatti dei sacerdoti slavofoni, che parlassero cioè la lingua slava. I precedenti predicatori erano o tedeschi o di lingua tedesca, e celebravano la messa in latino. Quelle popolazioni, ancora analfabete, finalmente capivano quello che veniva loro annunziato.
Il successo
Il successo dei due fratelli fu enorme. La grande svolta, frutto di una brillante intuizione, fu quella dell’introduzione, quindi, dell’uso della lingua slava nella liturgia, al posto del latino che il popolo non capiva. Grande merito di Cirillo, fu quello dell’invenzione del cosiddetto (impropriamente) “alfabeto cirillico”, per codificare la lingua slava, fino allora solo parlata. Cirillo viene considerato anche il fondatore della letteratura slava. Intrapresero poi la traduzione della Scrittura in questa lingua.
Purtroppo anche le passioni umane con il loro codazzo di gelosie, di invidia e di accuse non sono estranee ai predicatori del Vangelo. La compresenza di alcuni “missionari” di lingua tedesca negli stessi territori diede origine ad un aspro dissidio di natura politico-religiosa. I due fratelli sono accusati di fomentare un certo nazionalismo, a causa della lingua slava usata nella liturgia.
Nell’869 Cirillo e Metodio dovettero andare a Roma per “discolparsi”. Papa Adriano II (867-872), con decisione saggia e lungimirante, diede sostegno ai due fratelli approvando l’uso della lingua slava nella liturgia.
Cirillo, stanco delle molte fatiche, cadde malato e sopportò il proprio male per molti giorni… Dopo aver indossato le sacre vesti, rimase per tutto il giorno ricolmo di gioia e diceva: “Da questo momento non sono più servo né dell’imperatore né di alcun uomo sulla terra, ma solo di Dio onnipotente. Non esistevo, ma ora esisto ed esisterò in eterno. Amen…”.
La morte
E così all’età di 42 anni si addormentò nel Signore, il 14 febbraio dell’869, a Roma.
Papa Adriano II consacrò vescovo Metodio inviandolo di nuovo, come responsabile pastorale della Pannonia, corrispondente all’odierna Austria orientale, Moravia, parte nord della Serbia e l’Ungheria. Il vescovo di Salisburgo, però, non era d’accordo con questa delimitazione territoriale, giudicandola una indebita intrusione sul proprio territorio. Lo fece addirittura arrestare e mettere in prigione (e la sorpresa di Metodio fu quella di avere come compagno di cella un vescovo filo-imperiale e sabotatore, una spia insomma).
Finalmente nell’873 il nuovo papa Giovanni VIII (872-882) lo fece liberare, lo confermò nella carica di arcivescovo e approvò di nuovo l’uso della lingua slava nella liturgia.
Metodio morì nell’885 a Velehrad, nella Cekia di oggi.
Nel 1880 Pp Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903) con l’enciclica “Grande Munus” ricordò a tutta la Chiesa gli straordinari meriti dei SS. Cirillo e Metodio per la loro opera di evangelizzazione degli slavi.
San Giovanni Paolo II
Un secolo dopo, il 31 dicembre 1980, con lettera apostolica “Egregiae Virtutis”, San Giovanni Paolo II (primo Pp slavo della storia) proclamò i SS. Cirillo e Metodio compatroni d’Europa assieme a S. Benedetto da Norcia.
Per approfondimenti, leggere la Catechesi di Papa Benedetto XVI: Santi Cirillo e Metodio
fonte © vangelodelgiorno.org
L’amministratore e l’erudito
L’anagrafe li separa di soli due anni. Il maggiore è Metodio (che in realtà si chiamava Michele) e nasce nell’825 a Tessalonica, dove nell’827 viene alla luce Cirillo (al secolo Costantino).
La storia li vede inizialmente divisi. Il primo si distingue presto come un abile amministratore e guadagna la carica di arconte di una provincia dell’Impero bizantino. Il secondo riceve un’istruzione raffinata a Costantinopoli – grammatica, retorica, astronomia e musica – che dovrebbe fare di lui un alto dignitario imperiale. Ma quando ciò avviene, Cirillo è di un’idea diversa e rifiuta.
Il nuovo alfabeto della Bibbia
Intorno ai 35 anni, l’imperatore Michele III pensa a Cirillo quando i Chazari del Mar d’Azov chiedono l’invio di un letterato che sappia discutere con Giudei e saraceni. E’ qui che i due fratelli si riuniscono, iniziando la prima di numerose missioni insieme.
Due anni dopo, nell’863, è la volta della Grande Moldavia. Lo scopo della missione è quello di contrastare l’influenza germanica con due missionari che sapessero lo slavo. Ma Cirillo e Metodio vanno oltre. Probabilmente resisi conto della difficoltà di comunicare le Scritture nelle lingue ufficiali, il latino e il greco, i due fratelli (si tramanda dopo digiuni e preghiere) inventano un nuovo alfabeto, il “glagolitico”, universalmente conosciuto come “cirillico”: 40 caratteri derivati in massima parte dal corsivo greco medioevale.
Vangelo dell’est
La loro opera è così straordinaria, che il Papa, chiamatili a Roma, riceve Cirillo e Metodio andando loro incontro in processione. Le grandi fatiche cui si sottopongono, minano la salute del più giovane. Il 14 febbraio 869 Cirillo, divenuto monaco, muore dopo una malattia.
Metodio viene consacrato vescovo e continua la missione di sempre, superando ostilità e incomprensioni, e istruendo discepoli nella traduzione dei testi sacri. Si spegne nell’885 e viene sepolto nella cattedrale di Velehrad (oggi Repubblica Ceca). Il 31 dicembre 1980, con la lettera apostolica Egregiae virtutis, Giovanni Paolo II li proclamò Patroni d’Europa.
fonte © Vatican News – Dicasterium pro Communicatione
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