San Francesco Saverio
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Sacerdote S.J., Patrono delle missioni
Francesco Saverio, al secolo Francisco de Javier y Jaso, ultimo di sei figli, nasce a Javier il 7 aprile 1506 in una famiglia nobile di Xavier (in Navarra) i cui beni erano stati confiscati da Ferdinando il Cattolico dopo la vittoria sugli autonomisti navarrini filofrancesi.
Per sfuggire alla sconfitta e alla miseria, Francesco si rifugiò quindi in Francia: andò a studiare teologia alla Sorbona di Parigi dove, dopo il primo triennio, divenne “Magister artium“.Il titolo abilitava a dare lezioni agli studenti del collegio, e gli consentiva di sostentarsi.
Nel suo stesso collegio di S. Barbara arrivò Ignazio di Loyola che, dice l’agiografia, ne riconobbe immediatamente il temperamento combattivo ed ardente e decise di conquistarlo alla propria causa; ivi studiava anche Pierre Favre (1506-1546), futuro teologo gesuita (beatificato nel 1872, da Pp Pio IX).
Con Javier e Favre, Ignazio di Loyola fece i primi voti, da cui sarebbe poi nata la “Compagnia di Gesù”,nella chiesa di Saint Pierre di Montmartre, il 15 agosto 1534. I voti erano: povertà, castità, e pellegrinaggio in Terrasanta; se non fossero riusciti a partire sarebbero andati a Roma per mettersi a disposizione del Papa.
Non riuscendo a partire da Venezia, i nuovi gesuiti cominciarono con l’adempiere l’ultima parte dell’impegno, e Pp Paolo III (Alessandro Farnese, 1534-1539) finanziò il loro viaggio.
Qui Francesco Saverio fu ordinato prete nel 1537, e qui i primi gesuiti aggiunsero ai tre voti tradizionali di povertà castità e obbedienza, il quarto e distintivo: l’obbedienza al papa.
Nel 1540, Giovanni III del Portogallo, chiese a Pp Paolo III di inviare missionari ad evangelizzare i popoli delle nuove colonie nelle Indie orientali.
Francesco Saverio, indicato da Ignazio, partì nel marzo del 1541. Per le Indie si partiva da Lisbona, e il viaggio del nuovo missionario durò più di un anno: arrivò a Goa ( India) nel maggio dell’anno successivo, spingendosi poi fino a Taiwan. La tradizione vuole che egli abbia portato la propria attività missionaria fino alle Filippine, ma di questo viaggio mancano tracce documentali.
Nel 1545 partì per Malacca, in Malaysia, dove incontrò dei giapponesi che gli diedero l’idea di estendere l’evangelizzazione al Giappone (agosto 1549).
Ammalatosi durante il viaggio da Malacca all’isola di Sancian, morì all’alba del 3 dicembre 1552,all’età di 46 anni e 8 mesi, dopo aver più volte ripetuto: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! O Vergine, Madre di Dio, ricordati di me!”.
Il suo continuo peregrinare per lontanissime regioni diede ad alcuni l’impressione che fosse di temperamento volubile. Come legato del papa, pioniere, superiore e provinciale dei Gesuiti, era spiegabile che egli, ardentissimo della gloria di Dio e della salvezza delle anime, sospirasse di prendere visione del suo sterminato territorio per inviarvi gli operai occorrenti. S. Ignazio avrebbe preferito che, invece di pagare di persona, fosse rimasto ad amministrare le missioni dell’India, e avesse inviato, a dissodare il terreno, altri confratelli. La lettera che gli scrisse per richiamarlo, almeno provvisoriamente, in Europa, giunse quando egli era già morto.
Francesco Saverio fu sepolto nella chiesa dei Gesuiti di Goa, ma il suo braccio destro fu inviato a Roma, dove si conserva, dal 1614, in un reliquiario della Chiesa del Gesù, chiesa madre dell’ordine. Altre parti del corpo del santo sono state asportate nel corso del tempo ad opera di fedeli interessati al possesso delle reliquie.
Fu beatificato il 21 ottobre 1619 da Pp Paolo V (Camillo Borghese, 1605-1621) e canonizzato, insieme a Ignazio di Loyola, da Pp Gregorio XV (Alessandro Ludovisi, 1621-1623), il 12 marzo 1622.
S. Francesco Saverio, pioniere delle missioni, è Patrono:
· dell’Oriente cristiano dal 1748,
· dell’Opera della Propagazione della Fede dal 1904,
· di tutte le missioni, con S. Teresa di Gesù Bambino, dal 1927.
Significato del nome Francesco : “uomo libero” (antico tedesco).
Per approfondimenti: San Francesco Saverio
fonte © vangelodelgiorno.org
Quarantasei anni di vita, di cui undici trascorsi in missione: a ragione, San Francesco Saverio può essere ritenuto un vero e proprio “gigante dell’evangelizzazione”.
Nella sua esistenza, breve ma mirabile nella fecondità missionaria, questo religioso spagnolo riesce, infatti, a portare il Vangelo fino all’estremo Oriente, adattandolo con sapienza all’indole ed al linguaggio di popolazioni molto diverse tra loro.
Eppure, i suoi natali sembrano indicargli un percorso di vita diverso.
L’incontro con Ignazio di Loyola e Pietro Favre
Nato nel 1506 nel Castello di Xavier, in Navarra, nella Spagna del Nord, Francesco Saverio proviene da una famiglia nobile: il padre, Juan de Jassu, ricopre il ruolo di presidente del Consiglio reale di Navarra.
Nel 1525 Francesco si reca a Parigi per intraprendere gli studi universitari e nel 1530 diventa “Magister Artium”, pronto per la carriera accademica.
Ma la sua vita fa un balzo in avanti nella fede: nel Collegio di Santa Barbara, dove risiede, il futuro Santo conosce Pietro Favre e Ignazio di Loyola, con i quali si forma nello studio della teologia.
All’inizio i rapporti, soprattutto con Ignazio, non sono facili, tanto che lo stesso Loyola definirà Francesco “il più duro pezzo di pasta che abbia mai dovuto impastare”, ma la vocazione missionaria è ormai instillata nel cuore di Saverio che, nella primavera del 1539, prende parte alla fondazione di un nuovo Ordine religioso, denominato “Compagnia di Gesù”.
Il catechismo “cantato” per i bambini
Consacrato a Dio ed all’apostolato, il 7 aprile 1541 Francesco parte per le Indie, su richiesta di Papa Paolo III che desidera evangelizzare quelle terre, all’epoca conquista portoghese.
Il viaggio da Lisbona a Goa, compiuto in barca a vela, dura ben tredici mesi, resi faticosi dalla scarsità di viveri, dal caldo feroce e dalle tempeste. Giunto a Goa nel maggio del 1542, Saverio sceglie come dimora l’ospedale cittadino e come letto quello accanto al malato più grave.
Da quel momento in poi, il suo ministero verrà dedicato proprio all’assistenza degli ultimi, degli esclusi dalla società: gli infermi, i carcerati, gli schiavi, i minori abbandonati.
Soprattutto per i bambini, Francesco inventa un nuovo metodo di insegnamento del catechismo: li chiama a raccolta per le strade suonando un campanello e poi, una volta riuniti in chiesa, mette in versi i principi della dottrina cattolica e li canta insieme ai ragazzi, facilitandone così l’apprendimento.
L’evangelizzazione dei pescatori di perle
Per due anni, inoltre, si dedica all’evangelizzazione dei “paravi”, i pescatori di perle residenti nel sud delle Indie: parlano solo il tamil, ma Francesco riesce a trasmettere loro i principi fondamentali della fede cattolica, arrivando a battezzarne 10 mila in un solo mese. “Talmente grande è la moltitudine dei convertiti – scrive – che sovente le braccia mi dolgono tanto hanno battezzato e non ho più voce e forza di ripetere il Credo e i Comandamenti nella loro lingua”.
Ma la sua opera evangelizzatrice non si ferma. Tra il 1545 ed il 1547, Francesco Saverio raggiunge la Malacca, l’arcipelago delle Molucche e le Isole del Moro, incurante dei pericoli perché totalmente fiducioso in Dio.
L’arrivo in Giappone
Nel 1547, la vita del futuro Santo ha un’ulteriore svolta: incontra un fuggiasco giapponese, di nome Hanjiro, desideroso di convertirsi al cristianesimo.
L’incontro fa sorgere, in Saverio, il desiderio di recarsi in Giappone, per portare il Vangelo anche nella terra del “Sol levante”. Vi giunge nel 1549 e, nonostante sia in vigore la pena di morte per chi amministra il sacramento del Battesimo, il religioso spagnolo riesce a creare una comunità di centinaia di fedeli.
Il “sogno” della Cina
Dal Giappone alla Cina, il passaggio viene quasi naturale.
Saverio guarda al “Paese del Dragone” come nuova terra di evangelizzazione e nel 1552 riesce a raggiungere l’isola di Shangchuan da dove cerca di imbarcarsi per Canton.
Ma una febbre improvvisa lo coglie. Stremato dal freddo e dalla fatica, Francesco Saverio muore all’alba del 3 dicembre.
Le sue spoglie vengono sepolte in una cassa piena di calce, senza neanche una croce a ricordarlo. Tuttavia, due anni dopo, il suo corpo viene traslato, integro e intatto, a Goa, nella Chiesa del Buon Gesù, dove attualmente si venera.
Una sua reliquia – l’avambraccio destro – è invece conservata a Roma dal 1614, nella Chiesa del Gesù.
Canonizzato nel 1622
Beatificato da Paolo V nel 1619 e canonizzato da Gregorio XV nel 1622, Francesco Saverio viene proclamato patrono dell’Oriente nel 1748, dell’Opera della propagazione della fede nel 1904 e di tutte le Missioni (insieme a Santa Teresa di Lisieux) nel 1927.
Il suo pensiero si può racchiudere in una preghiera che ripeteva sovente: “Signore, io ti amo non perché puoi darmi il Paradiso o condannarmi all’Inferno, ma perché sei il mio Dio. Ti amo perché Tu sei Tu”.
fonte © Vatican News – Dicasterium pro Communicatione
Ultimo aggiornamento il 3 Dicembre 2024 by Remigio Ruberto
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