San Filippo Smaldone, apostolo dei sordomuti
Filippo Smaldone, primogenito di sette figli, nasce a Napoli, il 27 luglio 1848, nel popolare quartiere Mercato, da Antonio e Maria Concetta De Luca, che danno una sana educazione ai loro figli.
Quando egli era ragazzo di dodici anni, la monarchia borbonica, alla quale era fortemente attaccata la sua famiglia, conobbe il suo rovesciamento politico, e la Chiesa, con la conquista di Garibaldi, conobbe momenti drammatici con l’esilio del suo Cardinale Arcivescovo Sisto Riario Sforza.
A 15 anni entra nel seminario arcivescovile, veste l’abito talare – come si usava allora – il 27 settembre 1863 nella chiesa di S. Caterina al Foro Magno.
Mentre era ancora studente di filosofia e di teologia, volle già dare un’impronta di servizio caritatevole alla sua carriera ecclesiastica dedicandosi all’assistenza di una categoria di soggetti emarginati, che erano particolarmente numerosi e fin troppo abbandonati in quei tempi a Napoli: i sordi.
In questa sua intensa attività benefica si applicò e si distinse molto più che negli studi, per cui ebbe scarso successo in alcuni esami premessi alla ricezione degli ordini Minori; ciò provocò il suo passaggio dall’arcidiocesi di Napoli a quella di Rossano Calabro dove fu accolto dall’arcivescovo Mons. Pietro Cilento.
Nonostante il cambio canonico di diocesi, – che peraltro durò solo pochi anni, perché in seguito, nel 1876, fu reincardinato a Napoli, – con licenza del suo nuovo Arcivescovo, restò a Napoli, dove proseguì gli studi ecclesiastici.
Mons. Pietro Cilento, che lo stimava, volle ordinarlo personalmente a Napoli : suddiacono il 31 luglio 1870; diacono il 27 marzo 1871 e, finalmente, sacerdote il 23 settembre 1871, con dispensa di alcuni mesi dall’età canonica dei 24 anni richiesti.
Appena sacerdote, iniziò un fervido ministero sacerdotale come assiduo catechista nelle “cappelle serotine“, che da fanciullo aveva frequentato con profitto, come collaboratore zelante in varie parrocchie, specialmente in quella di Santa Caterina in Foro Magno, come visitatore assiduo e ricercato di ammalati in cliniche, in ospedali e in case private. La sua carità raggiunse l’acme della generosità e dell’eroismo in occasione di una forte pestilenza a Napoli, dalla quale restò anche lui colpito e portato in fin di vita, e dalla quale fu guarito dalla Madonna di Pompei, che divenne la sua devozione prediletta per tutta la vita.
Lo zelo e la carità, di cui era pieno il suo cuore, lo spingevano ad orientare la sua vita apostolica verso le missioni, come traguardo e coronamento del suo sacerdozio, ma Dio, che guida il cammino di ogni uomo, gli rivelò la Sua volontà con una coincidenza casuale: incontrò in Chiesa un bambino sordomuto, che piangeva inconsolabile tra le braccia della madre, la quale non riusciva a comunicare con lui e a calmarlo.
Il 25 marzo 1885 partì per Lecce per aprire, insieme con don Lorenzo Apicella, un istituto per sordi. Vi condusse alcune suore, che aveva formato in precedenza, e gettò così le basi della Congregazione “Suore Salesiane dei Sacri Cuori”, che, benedetta e largamente sostenuta dai Vescovi di Lecce, Mons. Salvatore Luigi dei Conti di Zola e Mons. Gennaro Trama, ebbe una rapida e solida espansione.
All’istituto di Lecce, con sezioni femminile e maschile, che ebbe sedi sempre più ampie per il crescente numero degli assistiti, fece seguito, nel 1897, quello di Bari.
Poiché il cuore compassionevole di don Filippo Smaldone non sapeva dire di no alle richieste di tante famiglie povere, ad un certo punto cominciò ad ospitare, oltre le sorde, anche le fanciulle cieche e le bambine orfane ed abbandonate. Né dimenticava i bisogni umani e morali della gioventù in genere. Aprì, infatti, diverse case con annesse scuole materne, con laboratori femminili, con pensioni per studentesse, tra le quali una anche in Roma.
Per circa un quarantennio fu sempre sulla breccia senza tirarsi mai indietro, prodigandosi in tutti i modi per sostenere materialmente ed educare moralmente i suoi cari sordi, verso i quali aveva affetto e cure di padre, e per formare alla vita religiosa perfetta le sue Suore Salesiane dei Sacri Cuori.
Finì i suoi giorni a Lecce, sopportando con ammirata serenità, una diuturna malattia diabetica complicata da disturbi cardiocircolatori e da generale sclerosi. Si spense santamente alle ore ventuno del 4 giugno 1923, dopo aver ricevuto tutti i conforti religiosi e la benedizione dell’arcivescovo Trama, attorniato da diversi sacerdoti, dalle sue Suore e dai sordi, all’età di 75 anni.
Don Filippo Smaldone è stato beatificato da San Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), il 12 maggio1996, e canonizzato il 15 ottobre 2006 da Papa Benedetto XVI (Joseph Aloisius Ratzinger, 2005-2013), a Roma in Piazza S. Pietro.
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Il carisma della Congregazione “Suore Salesiane dei Sacri Cuori” è : annunciare Cristo ai sordi, testimoniare il suo amore misericordioso che si fa prossimo in ogni condizione esistenziale dell’uomo per dare la vita, la libertà e la gioia. I mezzi: la comunicazione attraverso il bilinguismo, le strutture scolastiche di ogni ordine e grado, i centri di riabilitazione audio fono logopedica, i centri di pastorale dei sordi per tutto l’arco della vita, l’organizzazione di volontariato “Filippo Smaldone“.
Il nome “Salesiane” è stato scelto perché il Fondatore si è ispirato alla spiritualità di S. Francesco di Sales; “Sacri Cuori“, perché dal Cuore di Cristo e della Sua Madre le religiose maturassero una forte carica di misericordia, di pazienza, di umiltà e di dolcezza per riversarla sui poveri di ogni tempo e testimoniare che Dio è Amore.
A fine 2011, 400 religiose con 30 giovani in formazione erano presenti in :
Italia con 26 comunità educative, scolastiche, pastorali e di accoglienza;
Brasile con 8 comunità educative, scolastiche, pastorali e di accoglienza;
Rwanda con 3 comunità educative, pastorali e di servizio alla Chiesa nella Nunziatura;
Paraguay con 1 comunità pastorale;
Moldavia con 1 comunità di recupero dei ragazzi di strada.
Per approfondimenti: Suore Salesiane dei Sacri Cuori
fonte © vangelodelgiorno.org
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