I primi impulsi alla devozione del Sacro Cuore di Gesù provengono dalla mistica tedesca del tardo medioevo, in modo particolare da Matilde di Magdeburgo (1207-1282), Matilde di Hachenborn (1241-1299), Gertrude di Helfta (ca. 1256-1302) ed Enrico Suso (1295-1366).
Tuttavia la grande fioritura della devozione si ebbe nel corso del XVII sec., prima ad opera di Giovanni Eudes (1601-1680), poi dopo una serie di visioni avute da S. Margherita Maria Alacoque a Paray-le-Monial (F), nel corso delle quali Gesù le chiese il suo impegno per l’istituzione di una festa dedicata al Sacro Cuore.
Queste apparizioni ebbero luogo tra gli anni 1673 e 1675 :
Poi Gesù, lamentando l’ingratitudine degli uomini e la noncuranza rispetto ai suoi sforzi per far loro del bene, le chiese di supplire a questo. Gesù la sollecitò a fare la Comunione al primo venerdì di ogni mese e di prosternarsi con la faccia a terra dalle undici a mezzanotte, nella notte tra il giovedì e il venerdì.
Vennero così indicate le due principali devozioni, la Comunione al primo venerdì di ogni mese e l’ora santa di adorazione.
Gesù chiese ancora che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, fosse dedicato ad una festa particolare per onorare il suo Cuore e con Comunioni per riparare alle offese da lui ricevute. Inoltre indicò come esecutore della diffusione di questa devozione, il padre spirituale di Margherita, il gesuita Claude de la Colombiere (canonizzato il 31/05/1992), superiore della vicina Casa dei Gesuiti di Paray-le-Monial.
Un secolo dopo, nel 1765, la Santa Sede autorizzò l’episcopato polacco e l’arciconfraternita Roma del Sacro Cuore a celebrare questa Festa. Tuttavia solo nel 1856 il Beato Pp Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878) stabilì il culto universale di questa Festa, estendendola a tutta la Chiesa cattolica.
Cento anni dopo, il 15 maggio 1956, il Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958), nel promuovere il culto al Cuore di Gesù con l’enciclica « Haurietis aquas » [ “Voi attingerete con gaudio le acque dalle fonti del Salvatore”(Is 12,3) sono le parole del profeta che aprono l’Enciclica] , esortava i credenti ad aprirsi al mistero di Dio e del suo amore, lasciandosi da esso trasformare.
Certamente la devozione al Cuore di Gesù non è la celebrazione del culto di una parte anatomica del suo corpo; si tratta della devozione e del culto dello stesso Cristo Gesù e alla sua Persona, al suo essere il Figlio di Dio, il Redentore dell’uomo che con “cuore” infinitamente grande ha tanto amato i suoi da dare la vita per loro fino a morire in croce. Sulla croce quel cuore fu trafitto dalla lancia di un soldato e subito ne uscì sangue ed acqua, come ricordano i Santi Evangeli. L’oggetto, dunque, della nostra adorazione è il Figlio Unigenito del Padre, Gesù Salvatore e Redentore. Parlare del Cuore di Gesù è parlare dell’amore di Dio per gli uomini.
La domenica1° giugno 2008 (Angelus, 1 giugno 2008) Papa Benedetto XVI (Joseph Ratzinger, 2005-2013), spiegando il senso di questa devozione, ha detto : « dall’orizzonte infinito del suo amore, infatti, Dio ha voluto entrare nei limiti della storia e della condizione umana, ha preso un corpo e un cuore; così che noi possiamo contemplare e incontrare l’infinito nel finito, il Mistero invisibile e ineffabile nel Cuore umano di Gesù, il Nazareno ».
(Gesù a S. Margherita Maria Alacoque)
Fonte: Vangelodelgiorno.org
La solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù – Giornata per la Santificazione dei sacerdoti – viene celebrata il venerdì dopo la solennità del Corpus Domini. Quasi a suggerirci che l’Eucaristia/Corpus Domini, non è altro che il Cuore stesso Gesù, di Colui che, con “cuore” si prende “cura” di noi.
Il 20 ottobre 1672 il sacerdote normanno Giovanni Eudes celebra per la prima volta la festa. Ma già in alcune mistiche tedesche del Medioevo – Matilde di Magdeburgo (1212-1283), Matilde di Hackeborn (1241-1298) e Gertrude di Helfta (1256-1302) – e del Beato domenicano Enrico Suso (1295 – 1366), si era coltivata la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Ma a diffonderne il culto, contribuiranno le rivelazioni ricevute dal Signore tramite la religiosa visitandina di Paray-le-Monial, Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Margherita Alacoque vive nel convento francese di Paray-le-Monial sulla Loira, dal 1671. Ha già fama di grande mistica quando, il 27 dicembre 1673, riceve la prima visita di Gesù che la invita a prendere all’interno del consesso dell’Ultima Cena il posto che fu di Giovanni, l’unico apostolo che fisicamente riposò il suo capo sul petto di Gesù. “Il mio cuore divino è così appassionato d’amore per gli uomini che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per questo grande disegno”, le dice. L’anno successivo Margherita ha altre due visioni: nella prima c’è il cuore di Gesù su un trono di fiamme, più lucente del sole e più trasparente del cristallo, circondato da una corona di spine; nell’altra vede Cristo sfolgorante di gloria, con il petto da cui escono fiamme da ogni parte, tanto da sembrare una fornace. Gesù le parla ancora e le chiede di fare la Comunione ogni primo venerdì per nove mesi consecutivi e di prostrarsi a terra per un’ora nella notte tra il giovedì e il venerdì. Nascono così le pratiche dei nove venerdì e dell’ora Santa di Adorazione. In una quarta visione poi, Cristo chiede l’istituzione di una festa per onorare il Suo Cuore e per riparare, attraverso la preghiera, le offese da Lui ricevute. La festa è resa obbligatoria per tutta la Chiesa a partire dal 1856 con Pio IX. Nel 1995, san Giovanni Paolo II istituì in questo stesso giorno la Giornata mondiale di preghiera per la santificazione del clero, affinché Il sacerdozio sia custodito nelle mani di Gesù, anzi nel suo cuore, per poterlo aprire a tutti.
“In quel tempo Gesù disse: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11,25-30)
La liturgia ci presenta una delle rare preghiere di Gesù e “benedice” il Padre del cielo, ossia riconosce pubblicamene quanto Lui ha fatto e sta facendo verso i “piccoli”, a discapito dei sapienti e dei dotti. Il contenuto di quanto rivelato è custodito nell’espressione “Hai nascosto queste cose”. Da quanto si comprende dai versetti precedenti a questo testo, “queste cose” sono la comprensione di Gesù stesso di fronte alla quale i “sapienti e intelligenti” è stata refrattaria. D’altro canto i “piccoli” possono essere i “poveri” ai quali è annunciato il vangelo, oppure gli “umili”, ossia coloro che ascoltano e accolgono la Parola. Una chiave per capire che il Sacratissimo Cuore di Gesù è comprensibile solo nella misura che si fa “piccoli”, “umili”.
Il giogo è un dispositivo predisposto per la trazione animale: applicato alla parte anteriore del corpo di uno o più animali da tiro (sul collo), ne permette la sottomissione, l’attacco di una macchina e la manovra da parte di un operatore. A partire da questa esperienza tratta dalla vita agricola, Gesù invita i “piccoli” a fidarsi di Lui garantendo riposo, pace, liberazione perché il suo giogo non è oppressivo. Gesù non sovraccarica quanti si accostano a Lui, non li opprime caricando pesi che i maestri del tempo non muovevano neppure con un dito. Gesù, umile e puro di cuore, è Colui che dice facendo, Colui accoglie la volontà del Padre e la vive in prima persona condividendo con “piccoli” l’impegno richiesto. Ecco perché il giogo di Gesù è dolce, non perché “annacquato”, quanto perché ha tolto le incrostazioni legalistiche e ha riportato la legge di Dio alla sua origine, svelando che Dio è amore misericordioso. Amore per sempre, ricorda il salmo.
Quando sentiamo la parola “cuore”, pensiamo per lo più all’ambito affettivo, sentimentale. Ma nel linguaggio biblico ha un significato molto più esteso, perché indica tutta la persona nell’unità della sua coscienza, intelligenza, libertà. Il cuore indica l’interiorità dell’uomo, ma anche la sua capacità di pensiero: è sede della memoria, centro delle scelte, dei progetti. Nel costato aperto, Gesù ci mostra e ci dice: “Tu mi interessi”, “Mi prendo a cuore la tua vita”. Ma altresì dice: Fai questo in memoria di me: prenditi cura degli altri. Con cuore. Abbi cioè i miei stessi sentimenti, prendi le mie stesse decisioni”, sapendo essere umile e puro di cuore.
Cuore Divino di Gesù,
io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria,
madre della Chiesa, in unione al Sacrificio Eucaristico,
le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno
in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del Divin Padre.
Amen.
“Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua”. (Gv 19,31-37)
Quando i soldati giunsero di fronte a Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con la lancia lo colpì, e subito ne uscirono sangue e acqua. Questo dettaglio suggerisce quanto la scena colpì l’evangelista. Il dono dell’acqua simbolo del Battesimo e dello Spirito Santo ai credenti (Gv 7,37-39: Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: «Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno». Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato). E il dono del sangue, simbolo dell’Eucaristia (Gv 6,54-56: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui”). Quasi a suggerirci sotto quale forma continuerà a restare presente sulla terra.
Quando sentiamo la parola “cuore”, pensiamo per lo più all’ambito affettivo, sentimentale. Ma nel linguaggio biblico ha un significato molto più esteso, perché indica tutta la persona nell’unità della sua coscienza, intelligenza, libertà. Il cuore indica l’interiorità dell’uomo, ma anche la sua capacità di pensiero: è sede della memoria, centro delle scelte, dei progetti. In quel costato aperto, Gesù ci mostra e ci dice: “Tu mi interessi”, “Mi prendo a cuore la tua vita”. Ma altresì dice: “Fai questo in memoria di me: prenditi cura degli altri. Con cuore. Abbi cioè i miei stessi sentimenti, prendi le mie stesse decisioni”
Cuore Divino di Gesù,
io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria,
madre della Chiesa, in unione al Sacrificio Eucaristico,
le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno
in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del Divin Padre.
Amen.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola. “Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: ‘Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta’. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,3-7).
È un paradosso abbandonare 99 pecore per andare in cerca di una smarrita, col rischio di smarrire tutto il gregge! Eppure questa è la logica di Dio, ci ricorda Gesù nel Vangelo; è logica di “misericordia”. Il Cuore di Dio non si accontenta della gioia delle 99, sapendo che 1 è assente, è smarrita. Questo cuore compassionevole muove il “pastore bello” alla ricerca di quella smarrita, a tal punto da caricarsela sulle spalle e riportarla a casa: il gesto non è casuale. In quel tempo, trovata una pecora “smarrita”, le si spezzava una gamba perché imparasse a non allontanarsi dal gregge. Gesù, pastore bello, è colui che invece se la carica sulle spalle, le manifesta ciò di cui ha più bisogno: tenerezza e misericordia. Questo, ci ricorda Gesù, è il cuore stesso di Dio. E in quel prenderla sulle spalle, intuiamo il suo “prendere sulle spalle” la croce per noi “smarriti”.
Un secondo aspetto che merita di essere segnalato, è il clima di gioia e di festa che contraddistingue il ritorno a casa. Non c’è clima di rimprovero o di paura, ma di gioia capace di coinvolgere i vicini. Una gioia che è solo “segno” di quella che esploderà una volta che torneremo in Cielo. Celebrare la solennità del sacratissimo Cuore di Gesù significa sintonizzarsi con questa sua premura, con questo suo farsi prossimo pur che nessuna pecora resti smarrita nei sentieri della storia. Un andare incontro che chiede atteggiamento di fiducia e di misericordia.
Quando sentiamo la parola “cuore”, pensiamo per lo più all’ambito affettivo, sentimentale. Ma nel linguaggio biblico ha un significato molto più esteso, perché indica tutta la persona nell’unità della sua coscienza, intelligenza, libertà. Il cuore indica l’interiorità dell’uomo, ma anche la sua capacità di pensiero: è sede della memoria, centro delle scelte, dei progetti. In quel costato aperto, Gesù ci mostra e ci dice: “Tu mi interessi”, “Mi prendo a cuore la tua vita”. Ma altresì dice: “Fai questo in memoria di me: prenditi cura degli altri. Con cuore. Abbi cioè i miei stessi sentimenti, prendi le mie stesse decisioni”
Cuore Divino di Gesù,
io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria,
madre della Chiesa, in unione al Sacrificio Eucaristico,
le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno
in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del Divin Padre.
Amen.