Quanto durano i sogni? Rimanere fedeli alla promessa
Commento al Vangelo del 2 febbraio 2025
Presentazione del Signore
«Questo vecchio era troppo avanzato in età per poterlo udire,
ma era al punto giusto per vedere.
Non si aspettava di udire Cristo parlare,
poiché lo riconobbe bambino
quando non sapeva ancora parlare».Agostino, Discorso 370, 3
I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,22-40
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Parola del Signore.
Fedeli a un sogno
Non è facile rimanere fedeli a un sogno. A volte ti prende il dubbio: forse mi sono sbagliato, forse sono ingenuo, magari hanno ragione loro… Ti convincono che sei un idealista, un romantico. Ti persuadono che bisogna essere più concreti, bisogna tramare, organizzarsi, scendere a compromessi.
E in effetti come rimanere fedeli a qualcosa che semplicemente hai sentito? Qualcosa che ti sembrava buono?
Sì, magari hai fatto un buon discernimento, ci hai pregato su; in quei momenti di preghiera le cose erano chiare, hai sentito che il Signore ti avrebbe accompagnato, hai sentito quel «non temere, sono con te tutti i giorni…». Ma ora, come credere a quella sensazione? Ora che la vita mi delude, ora che chi dovrebbe aiutarmi diventa invece un ostacolo, ora che il sogno si allontana…?
Eppure c’è un sogno che ci precede ed è quello di Dio: «Il sogno primordiale, il sogno creatore di Dio nostro Padre, precede e accompagna la vita di tutti i suoi figli» (Francesco, Christus vivit, n.194).
Modelli di fedeltà
Simeone e Anna, un uomo e una donna che hanno avuto il coraggio di rimanere fedeli ai loro sogni, alla promessa che avevano sentito nel loro cuore. Quante volte davanti agli eventi tragici del popolo d’Israele, davanti all’invasione dei Romani, davanti alla corruzione della comunità, sarà ritornato il dubbio? Mi piacerebbe chiedere a Simeone e Anna se c’è stato qualche momento in cui hanno avuto la tentazione di smettere di sperare.
Simeone e Anna sono molto diversi da noi, da noi che pretendiamo realizzazioni immediate, che ci stanchiamo molto presto di aspettare. Simeone e Anna, secondo me, devono aver continuato ad alimentare quella speranza ogni giorno, perché hanno riconosciuto la risposta ai loro sogni non nel maestro che predica o nell’uomo sulla croce, ma appena hanno visto un bambino, un germoglio, la possibilità che quel progetto potesse realizzarsi. Dio li aveva ascoltati, il sogno era possibile.
Anche per questo Simeone e Anna fanno impallidire le nostre pretese, ci interrogano davanti alla nostra incapacità di riconoscere i piccoli germogli di speranza che Dio semina lungo la nostra strada.
Cercare la giustizia
Simeone e Anna non cercano il bene per se stessi, cercano la giustizia. Per questo Simeone è libero, è libero di lasciare questa vita, può smettere di lottare nel momento in cui Dio ha cominciato a fare giustizia. Non cerca la sua giustizia o la sua realizzazione, non vuole godere della vittoria sul nemico, vuole solo che l’umanità trovi pace.
A questo punto il sogno diventa profezia, la speranza diventa certezza: «saranno svelati i pensieri di molti cuori». Ma quei pensieri (dialoghismoi) sono anche gli imbrogli, le trame, le trappole… Sempre, quando qualcuno cerca il bene, il male si scatena sotto la forma di pensieri cattivi, di critiche, di trame silenziose. D’altra parte, più emerge il bene, più vengono smascherati coloro che hanno ingannato.
Fedeltà instancabile
Di Anna il testo dice che è rimasta vedova dopo sette anni di matrimonio: è il simbolo di una comunità che ha perso il suo punto di riferimento, che ha perso il punto di appoggio, il sostegno. Difficile rimanere fedeli in una situazione così compromessa, difficile continuare a sognare e a sperare. Anna è il simbolo di una fedeltà instancabile, una fedeltà che spesso caratterizza le donne! Anna è il simbolo di quelle persone e di quelle comunità che pur vivendo situazioni di precarietà, di perdita, di disorientamento, non vengono meno alla loro fedeltà al Vangelo, al bene, alla verità.
Fedeltà che si interroga
Ma c’è un’altra donna che è chiamata a vivere la fedeltà in un tempo difficile: Maria. Anche lei è qui il simbolo della comunità credente, di una comunità che non comprende ancora il senso di quello che sta avvenendo, ma che si interroga, pur restando sorpresa. Maria è la comunità che deve accogliere il Vangelo come segno di contraddizione. Sì, il Vangelo pone in contrasto perché ciascuno è chiamato a prendere posizione. Non è possibile aderire al Vangelo se non si è disposti ad accogliere le conseguenze delle proprie scelte e della radicalità che il Vangelo richiede. I cristiani che vanno bene per tutte le stagioni non sono i cristiani del Vangelo!
Maria è la comunità che è disposta a essere ferita: la spada che separa è innanzitutto la spada che separa la madre dal figlio. È la spada che Maria sentirà quando vedrà il Figlio sulla croce e non potrà abbracciarlo. È la spada che divide la comunità dal suo sposo. C’è un tempo in cui la comunità deve affrontare l’abbandono e la solitudine. Ma è proprio quello il tempo in cui più fortemente deve continuare a sognare.
Consegnare
Maria e Giuseppe consegnano il Figlio a Dio, riconoscono che quel Figlio è un dono. È il gesto che tutti i genitori sono chiamati a fare: riconoscere che il figlio non appartiene a loro. Gesù è consacrato a Dio, come ogni figlio. Il gesto della consacrazione dice appartenenza totale al Signore. Nel battesimo, tutti noi siamo consacrati a Dio, poi, come sposi, sacerdoti o religiosi, ci impegniamo a vivere quella consacrazione battesimale in una modalità specifica.
Maria e Giuseppe si muovono obbedendo alla Legge, che per la tradizione ebraica significa obbedire a Dio. L’obbedienza è quel gesto di fiducia e di abbandono che è impresso in ogni atto di consacrazione a Dio. Non si tratta di un’obbedienza servile, ma di una donazione piena di fiducia.
Insieme ai personaggi che oggi la liturgia ci presenta e con le parole di Agostino, possiamo allora chiedere al Signore di non smettere di sognare, obbedienti e fiduciosi nella sua opera: «Signore mio Dio, mia unica speranza, esaudiscimi e fa’ sì che non smetta di cercarti per stanchezza, ma cerchi sempre la tua faccia con ardore».
Leggersi dentro
- Nella tua condizione di vita sperimenti la fedeltà della consacrazione a Dio?
- Sei capace di saper attendere anche quando le promesse di Dio tardano a realizzarsi?
Per gentile concessione © ♥ Padre Gaetano Piccolo SJ
Ascoltiamo insieme
Aiutaci ad aiutare!
Aiutaci con un tuo piccolo contributo.
Ti ringraziamo per aver letto questo nostro articolo. Se vuoi restare aggiornato puoi iscriverti alla nostra newsletter (potrai cancellarti quando vorrai)