Paralisi spirituali

commento al Vangelo di oggi di Lc 5,17-26, a cura di Marco Ruggiero

Il mio vero handicap non è la mia paralisi, ma è stare senza di lei!

dal film “Quasi amici”

Entro nel testo (Lc 5,17-26)

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

Mi lascio ispirare

Contempliamo la scena: i personaggi, i luoghi, i tempi, le azioni, le emozioni. Fra i personaggi attira certamente la nostra attenzione l’uomo paralizzato. Potremmo identificarci con lui: un uomo bloccato, rassegnato al fatto che nella sua vita sulla Terra le cose non potranno mai cambiare in meglio. Probabilmente è arrabbiato per la sua situazione, svantaggiata rispetto ad altri; è possibile che ce l’abbia anche con Dio, perché l’unica cosa che crede di poter fare è sopravvivere e non ne capisce il motivo.

Può capitare anche a noi di identificarci con la nostra situazione di difficoltà – per esempio perché affetti da una patologia o da una situazione di fatica o di svantaggio di qualche tipo – e ci sentiamo bloccati, abbiamo paura di sbagliare e di “essere sbagliati”. Questa dinamica è spesso legata a una sorta di paralisi interiore, di carattere spirituale, che riguarda il non vedere via d’uscita, il non scorgere il senso della propria esistenza e sentirsi soli, chiudendosi in sé stessi e attendendo o, addirittura, sperando la morte.

Avvicinandoci alla celebrazione del Natale, possiamo allenarci ad aprire il nostro cuore per permettere al Signore di entrare nella nostra vita e di liberarci dalle paralisi interiori, derivanti dalla schiavitù del peccato e della nostra debolezza. La guarigione, infatti, è il frutto della liberazione dal peccato.

Per essere liberati possiamo lasciarci condurre dalle persone che ci sono accanto e superare il muro delle folle che non ci permette di raggiungere Gesù. La guarigione del paralitico pare avvenga non tanto per la fede dello stesso, ma per quella dei suoi amici. Così, come il paralitico, potremo vivere la nostra vita glorificando Dio, perché lo avremo incontrato e conosciuto veramente, ma, anche, avremo visto la verità di noi stessi, creature amate da Dio e, quindi, amabili e a nostra volta capaci di amare.

Il paralitico è liberato dalla sua infermità, ma porta con sé il proprio lettuccio: così anche noi possiamo trovare una via di guarigione dalle nostre infermità imparando a portarcele con noi, perché parte di noi, ma consapevoli che queste non ci possono impedire di sentirci amati da Dio, in particolare per mezzo dei fratelli e delle sorelle che ci sono accanto.

Marco Ruggiero

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