Leggi e ascolta la preghierina del 8 novembre 2023
Sommario
La libertà di essere quel che siamo
commento al Vangelo di oggi di Lc 14,25-33
Un amore […] naturale come un fiume che fa il suo corso,
Giorgio Gaber, Quando sarò capace di amare
senza cattive o buone azioni, senza altre strane deviazioni,
che se anche il fiume le potesse avere andrebbe sempre al mare.
Entro nel testo (Lc 14,25-33)
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù.
Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Mi lascio ispirare
La buona notizia di oggi è la radicalità.
Non siamo invitati a nessun estremismo, piuttosto a un certo distacco, alla grande libertà interiore di saper rinunciare, di essere capaci di amare senza dipendere.
Siamo invitati a essere capaci di comprendere quello che abbiamo e quello che non abbiamo senza rendere né questo né quello un idolo.
Sant’Ignazio chiama questa grazia “indifferenza”, intendendola non tanto come un non-coinvolgimento nelle situazioni che attraversiamo, quanto più un tenere presente come dinanzi all’assoluta misericordia di Dio, dinanzi a Dio stesso, tutto sia relativo e quindi tutto sia realmente raggiungibile solo attraverso di Lui.
Seguire Gesù significa la libertà di essere ciò che siamo e di vivere quello che viviamo, guardando con amore Colui che per amore abita la nostra vita e null’altro.
fonte © GET UP AND WALK
Preghiere per il mese di novembre
8 novembre Beato Giovanni Duns Scoto
Nacque tra il 23 dicembre 1265 e il 17 marzo 1266, in Scozia da cui il soprannome «Scoto». La città natale, Duns, portava lo stesso nome della sua famiglia. Sin da bambino entrò in contatto con i francescani, di cui tredicenne iniziò a frequentare gli
studi conventuali di Haddington, nella contea di Berwich.
Terminati gli studi in teologia si dedicò all’insegnamento prima a Oxford, poi a Parigi e Colonia.
Qui, su incarico del generale della sua Congregazione doveva fronteggiare le dottrine eretiche, ma riuscì a
dedicarsi per breve tempo all’impresa.
Morì infatti pochi mesi dopo il suo arrivo, l’8 novembre 1308.
Non tutta l’attività accademica di Duns Scoto è stata tranquilla.
Il 25 giugno 1303, per esempio, a causa della crisi tra il re di Francia, Filippo IV il Bello, e il papa Bonifacio VIII, dovette prendere la via dell’esilio, per la sua fedeltà al Papa.
Con la morte di Bonifacio VIII, (11 ottobre 1303), ritornò a Parigi per ricevere il titolo di Magister regens (26 marzo 1305), dando vita alla sua intensa attività scientifica.
All’inizio del 1307, bisogna segnalare la famosa “disputa” sull’Immacolata Concezione, considerata dagli studiosi il fiore all’occhiello del Maestro
francescano, per la quale si meritò i titoli di Doctor Subtilis e di Doctor Marianus.
Giovanni Duns è considerato uno dei più grandi maestri della teologia cristiana, e mariana.
Dalla sorgente del cristocentrismo assoluto scaturiscono come cascata scintillante di gioielli tutte le principali verità tanto di natura mariologica, quanto di quella ecclesiale.
Tra le tesi mariane, si distinguono alcune di carattere specifiche e altre generiche.
Il contributo di Duns Scoto è importante sia nelle prime che nelle seconde, proprio perché la chiave di lettura è legata a quella del Cristo.
Così nel mistero dell’Incarnazione del Verbo si fondano le tre verità specifiche mariane: la Maternità divina, l’Immacolata Concezione e l’Assunzione al cielo; mentre tutte le altre espressioni di culto e di devozione non sono altro che delle conseguenze delle prime.
Infine l’eccellente aspetto ecclesiale.
Secondo Duns Scoto, la Chiesa ha ricevuto da Cristo, suo Fondatore, due specifiche finalità: “custodire fedelmente” il patrimonio rivelato della Scrittura; e “interpretarlo autorevolmente”, per presentarlo al Popolo di Dio; e di conseguenza, essa è “norma pratica e ultima di fede”.
Il mistero della Chiesa è quasi sempre considerato unito al mistero dell’Eucaristia e del Sacerdozio: dove c’è Eucaristia c’è Chiesa, dove c’è Sacerdozio c’è Chiesa.
Entrambi i sacramenti costituiscono il cuore e la fonte della vita sacramentale della Chiesa, perché sono la stessa persona
del Cristo, mediante i quali egli si perpetua nella storia: “come l’atto più nobile nella Chiesa è assolutamente la consacrazione dell’Eucaristia, così il grado supremo e più nobile…è il sacerdozio” (Ordinatio, IV, d. 24, q. un., n. 7).
Il mistero della Chiesa deriva dal fatto che la sua realtà è tutta speciale: ha come origine Cristo, e come capo lo stesso Cristo nella persona del Papa, suo Vicario; come fine, la felicità eterna dell’uomo; come mezzi, i sacramenti, la preghiera, le opere buone; e come legge l’amore, secondo le due tavole dei Comandamenti.
Queste note strutturali orientano il Maestro francescano a utilizzare anche dei titoli: Società perfetta, Popolo di Dio e Popolo di Cristo, Corpo mistico di Cristo, Sposa di Cristo, Casa di Dio. Il titolo più suffragato è quello di “società autonoma e
perfetta”.
Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 20 marzo 1993 definendolo «cantore del Verbo incarnato e difensore dell’Immacolato concepimento di Maria».
Le sue spoglie mortali sono custodite nella chiesa dei frati minori di Colonia.
PREGHIERA D’INTERCESSIONE
O Signore, onnipotente ed eterno, Ti lodo e Ti rendo grazie perché sei grande bello
e buono.
Con tutto il mio cuore Ti supplico e TI imploro di elevare agli onori della santità il
beato Giovanni Duns Scoto, mirabile cantore del primato di Cristo e dell’Immacolata
Concezione di Maria sua Madre amabilissima.
Fa’ che per sua intercessione, io possa ottenere la grazia di… tanto desiderata e
sospirata, e possa sempre più penetrare nel mistero del Tuo Amore per lodarTi e
ringrazarTi in eterno. Amen. 3Gloria e 3Ave Maria.
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