neonato cullato nelle braccia del padre

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Difesi

commento al Vangelo di oggi di Gv 16,5-11, a cura di Giuseppe Amalfa SJ

Solo i figli piccoli sanno difendere le madri. Con una goffaggine che li rende potentissimi. E invincibili.

Paolo Sorrentino

Entro nel testo (Gv 16,5-11)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”.

Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.

E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

Mi lascio ispirare

In uno scambio tra andare e venire, l’andare al Padre di Gesù e il venire dello Spirito, si indica uno dei ruoli del soffio pasquale che anima le comunità: la difesa, significato dalla parola “paraclito”. Questa difesa è articolata in tre ambiti:

Difesa dal peccato. Il vero peccato è non credere a Gesù, è il peccato da cui tutti gli altri prenderebbero vita. La gravità dell’incredulità sta nel non dare all’altro la possibilità della verità. È un insieme di verità – di modi diversi di amare – che fonda le comunità che si incaricano di trasmettere in modo credibile la fede. Senza la prova incarnata dell’amore, credere in Cristo mancherebbe di radici.

Per la giustizia. Il modo in cui Dio fa giustizia è la croce, la scelta di far patire il Figlio per porre fine a ogni altro patimento. Difficile entrare in questa logica divina – e la difficoltà è ampliata dal moltiplicarsi di patimenti con cui quotidianamente conviviamo. Ma la croce non è fine a se stessa: è via verso la comunione con il Padre. È a questa intimità che dobbiamo guardare per comprendere gli effetti di questa giustizia che sembrerebbe una dolorosa sconfitta.

Dal giudizio. Alla domanda se ci sarà un giudizio, Gesù risponde con una chiara sentenza: il principe di questo mondo, condensato di tutto ciò che è causa del male, è già condannato. È la crisi di tutti i giudizi universali con cui abbiamo affrescato le nostre chiese. Chi è causa di male ha già nel suo male la condanna. Per tutto ciò che è mosso dall’amore la meta è tornare da colui che ci ha inviati.

Solo l’amore rende “cristiano” il linguaggio del peccato, della giustizia e del giudizio.
Il vero scudo che impugna lo Spirito per difenderci è l’amore.

Giuseppe Amalfa SJ

Incontrare i volti, incrociare gli sguardi, condividere la storia di ciascuno: questa è la vicinanza di Gesù che siamo chiamati a vivere. Un incontro può cambiare una vita. Il #Vangelo è pieno di questi incontri con Cristo che risollevano e risanano.

Papa Francesco via X

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Preghierina del 7 maggio 2024
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Eugenio

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