Preghierina del 7 aprile 2024

Eugenio studia

Leggi e ascolta la nostra preghierina del 7 aprile 2024

Attimi che fuggono

La vita è sabbia fra le nostre mani, scivola via, neanche ce ne accorgiamo.

La stessa sabbia che ci è appena sfuggita fra le mani ha costruito una figura, due, forse più.

E’ la vita che che scorre via, cade per germogliare, cede il posto a vita nuova.

Vita che vive, vita che gioisce nella vita, nelle piccole cose, nei gesti, nei pensieri.

Basket

Canestro vincente dal campione Eugenio

Domenica

commento al Vangelo di oggi di Gv 20,19-31, a cura di Giuseppe Amalfa SJ

Questa ostia trasparente come la pace
che sgorga dalle mie dita monde
che non hanno corpo né regno,
queste dita errabonde
che vi hanno amato
daranno per ognuno di voi
un grano di coscienza.
Il mio corpo è qui
e lo porterete alle labbra
per l’estremo bacio di Dio

Alda Merini

Entro nel testo (Gv 20,19-31)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».

Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».

Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Mi lascio ispirare

Giovanni ci ricorda che per il credente la settimana inizia la domenica, la definisce il primo giorno della settimana. Le parole di oggi ci permettono di vincolare lo scorrere del tempo alla festa di Pasqua che già da otto giorni, anche quest’anno, stiamo vivendo.

Il primo giorno. All’inizio, ci vengono trasmessi una serie di modi in cui la Pasqua si comunica. La voce della pace, il mostrare il corpo ferito, il soffiare… e proclamare il perdono, come a ricordarci che la riconciliazione è un’esperienza di resurrezione, che fa parte della festa, e come tale andrebbe vissuta.

Otto giorni dopo. Quel primo giorno di festa qualcuno non riesce a viverlo, è Tommaso. Non ci viene detto il motivo della sua autoesclusione dalla festa, un’assenza che dà spazio a ciò che la preghiera può suggerire. E in Tommaso possiamo ritrovare la storia di tanti altri che anche oggi non sentono la necessità di entrare nella festa di una messa domenicale.

Con Tommaso, e con tutti gli altri, Gesù prova la via dell’incontro personale. Quel primo mostrare le mani e il costato a una comunità ora si fa parola diretta al solo Tommaso con l’invito a entrare nella resurrezione passando per l’azione di toccare le ferite. Ma c’è solo un modo in cui ha senso toccare le ferite, quello di curarle. Gesù non rimprovera Tommaso di non esserci stato otto giorni prima, ma gli fa sentire il suo bisogno di averlo vicino, per continuare a curare ciò che il grande miracolo della resurrezione ha lasciato aperto.

Credenti o increduli, abbiamo ogni domenica una festa che ci attende e un Risorto che continua ad avere bisogno di una carezza.

Giuseppe Amalfa SJ

fonte © GET UP AND WALK

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