Leggi e ascolta la Preghierina del 7 agosto 2023
Sommario
Dare
commento di Lc 12,32-48, a cura di Giuseppe Amalfa SJ
Ogni tanto raccogli dei fiori e regalali ad una persona anziana.
Salvatore Cutrupi
Entro nel testo (Lc 12,32-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.
Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Mi lascio ispirare
Non temere. Dalla Genesi all’Apocalisse, non temere è un’espressione che continuamente ritorna nella scrittura, come un’ostinata rassicurazione fondata sulle inevitabili paure che ci appartengono. Non ci sarebbero tanti non temere se non ci fossero tante paure da calmare. Ciò che è meglio accettare e che le paure non vanno risolte prima di stringersi le vesti… si può vegliare anche impauriti.
Al Padre piace dare. Gesù sparge continuamente piste che rivelano Dio. Qui scopriamo che il Padre ha il piacere di dare, soprattutto salvezza, uno dei modi di intendere il Regno. Al dare del Padre corrisponde il solo obbligo di ricevere. E il Padre è nostro, è già legato, unito a noi a prescindere dalla nostra risposta.
A chiunque fu dato. Ma l’aver ricevuto esige dunque una risposta? Pur lasciando spazio a una serie possibile di risposte diverse, una cosa, sì, ci viene richiesta: la responsabilità. E il responsabile dà conto di ciò che ha ricevuto, lo mette a disposizione, lo condivide.
L’amministratore della parabola è a chi occupa ruoli di “governo”, una situazione che può riguardare un po’ tutti, anche in piccola misura, come il governo di un campo estivo per ragazzi, o semplicemente quello della custodia delle nostre cose.
Essere responsabili è un modo di dirsi collaboratori del Regno, poco importa se questa collaborazione viene dal piccolo gregge timoroso, è il Padre che lo vuole così.
Rifletto sulle domande
Cosa mi sento, oggi, di riconoscere come ricevuto dal Padre?
Di cosa mi sento responsabile?
Cosa sto custodendo con timore?
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