Eugenio e Remigio in camera da letto

Leggiamo ed ascoltiamo la preghierina del 31 maggio 2024

Gioia scandalosa

commento al Vangelo di oggi di Lc 1,39-56, a cura di Stefano Titta SJ

Versare con le mani trasparenti di luce,
versare la gioia nelle tazze d’oro…
Il desiderio protende il calice d’oro.
Il calice che deve colmarsi di gioia.
La gioia si versa come pioggia di rose.

Raisa Ol’kenickaja

Entro nel testo (Lc 1,39-56)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Mi lascio ispirare

«In fretta, sussultò, colma di Spirito esclamò a gran voce, benedetta, benedetto, sussultare di gioia, beata colei che ha creduto».
Ecco le parole che aprono. Maria va in fretta, non perché è in ritardo, ma perché non sta più nella pelle e vuol condividere la gioia e, dal suo saluto, come una cascata, non si ferma l’espansione di questa gioia! Culminerà nel Magnificat.

Interessante che le ultime parole di Elisabetta riguardano ciò che il Signore ha detto e le successive parole di Maria riguardano ciò che il Signore ha fatto e farà non solo con lei: detto, ascoltato, fatto! L’iniziativa amorosa è del Signore, ma sono le due donne che la portano avanti con la loro fede.

Amore chiede amore e dà gioia. La gioia coinvolge, attiva, fa vedere quello che prima non si vedeva, fa ascoltare il sussulto a cui prima non si badava. È sempre un po’ imbarazzante proporre la gioia, è un po’ come il sesso: tutti siamo molto interessati ma teniamo un po’ le distanze, c’è come un pudore sull’argomento. E poi che senso ha parlare di gioia nel nostro tempo? Questa gioia che cosa ha a che fare con noi? Sembra quasi una bestemmia esaltare la gioia in questo tempo di malattie, guerre, violenza, morti in terra e in mare… sembra mancanza di rispetto verso chi, vicino o lontano, in tante parti del mondo, soffre dolore e disperazione!

Ebbene questa festa ci sbatte in faccia la gioia di Elisabetta, di Giovanni e poi quella di Maria nel Magnificat! Ci fa specie, ci scandalizza, forse pensiamo che sia ingenuo, buono per chi è un po’ fuori dal mondo! Ma se ci fermiamo e rileggiamo con calma queste parole, ci accorgiamo che sono necessarie proprio per noi che abbiamo lo sguardo spento dalla violenza e l’orecchio ronzante per il dolore. Se ci fermiamo, ci accorgiamo che non può bastare la disperata e disperante disamina dei mali del mondo, senza una robusta speranza, senza credere (vedere e ascoltare) i segni della gioia dentro e intorno a noi! Teniamoci stretti a queste parole che aprono, restiamo attenti ai segni di gioia nella vita. Non abbiamo paura di vedere e ascoltare.

Per il dono che il Signore ci ha fatto, per ciò che Lui ha detto e fatto, sta nascendo, vogliamo che nasca, ci impegniamo perché nasca la Gioia! Scandalosa gioia.

Stefano Titta SJ

L’Eucaristia ci spinge a un amore fortemente impegnato per il prossimo, perché non possiamo veramente comprenderne e viverne il significato se teniamo chiuso il cuore ai fratelli, specialmente a quanti sono poveri, sofferenti o smarriti nella vita.

Papa Francesco via X

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