Leggi e ascolta la nostra Preghierina del 24 aprile 2023
Sommario
Angeli
Gli angeli sono gli abitanti del paradiso, del giardino eterno.
Molte volte gli evangelisti, e Gesù stesso, cita gli angeli come esempi della purezza, della loro forza e del loro attaccamento al Padre, di cui vedono costantemente il volto.
Ecco perché spesso sogniamo Eugenio con questo vestito bianco, carico di fulgore divino, scintillante di purezza, pieno del suo calore di amore.
E questo calore dona sollievo alle mie, alle nostre giornate.
Il ricordo dell’attesa
commento di Gv 6,22-29, a cura di Ester Antonia Cozzolino
“Cosʼè la felicità per un beduino nel deserto?”
Progetto Happiness
“Una bellissima pioggia!”
“Una bellissima pioggia?”
“Sì, perché ha un processo di attesa lunghissimo, ed è solo grazie a questo che riusciamo ad apprezzare il suo significato.”
Entro nel testo (Gv 6,22-29)
Il giorno dopo, la folla, rimasta dallʼaltra parte del mare, vide che cʼera soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dellʼuomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?».
Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Mi lascio ispirare
«Dove sei?»
Quante volte ci capita nel corso delle nostre giornate di porci questa domanda… Soprattutto nei momenti di grande sconforto o in quelli di grande prova. Due semplici parole che ci danno la speranza di ricevere un qualche segno che ci indichi la strada da seguire. E così ci affanniamo nel ricercare un conforto in Dio, dimenticando che la sua luce si vede solo quando abbiamo il coraggio di fermarci, osservare un preciso punto verso lʼorizzonte, chiudendo gli occhi e immergendoci nel presente.
In questi momenti di contemplazione, allʼimprovviso veniamo avvolti da un senso di pace e di completezza, perché è nellʼatto dellʼattesa di un tramonto dopo una giornata troppo calda, di unʼalba dopo una notte troppo dura, della pioggia dopo giorni di siccità, del sole dopo il troppo brutto tempo, è allora che ci riconnettiamo a Dio e alla sua potenza curativa, di abbracciare le nostre ferite e farle diventare feritoie, dalle quali ri-nascere e ri-partire.
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