Leggi e ascolta la preghierina del 23 febbraio 2024

Un cuore quieto

commento al Vangelo di oggi di Mt 5,20-26


Le mie mani sono come le tue, ma ho vergogna di avere un cuore così bianco.

William Shakespeare, Macbeth

Entro nel testo (Mt 5,20-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.

Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Mi lascio ispirare

Offro doni con le mani pulite e il cuore sereno: non ci siano timori, recriminazioni, rancori covati nelle stanze del cuore che apro al mio Signore.

Posso dire «Non ho ucciso», ma cos’è poi uccidere? Uccidere è propriamente “tagliare”, poi “togliere la vita” – e in quanti modi posso togliere la vita? Uccido quando tolgo la libertà, uccido quando privo mio fratello dell’ascolto di cui ha bisogno, quando lo soffoco con le mie supposizioni e quando gli metto in bocca parole non sue; lo uccido quando ignoro il suo grido di aiuto, quando di proposito non guardo al suo bisogno… Cosa rischio di tagliare in ogni istante? La libertà, il bisogno, la dignità del fratello che ho accanto e che allontano invece di accogliere.

Ti chiedo allora, mio Dio, la forza della pace e il coraggio della riappacificazione: se qualcuno ha qualcosa contro di me, se io ho qualcosa contro qualcuno, io ti offro ognuna di queste cose, piccole e grandi, perché nelle tue misericordiose mani perdano peso e importanza, nel perdono pieno.

Solo allora potrò col cuore quieto venire a te.

Verena M.

Rifletto sulle domande

Quando ti è capitato di sentire di “avere le mani sporche”, di aver tolto vita a qualcuno?

In quali occasioni ti è sembrato che qualcuno in qualche modo ti togliesse la vita?

Cosa hai bisogno di affidare al Signore, per avere un cuore quieto?

fonte © GET UP AND WALK


Preghiere per il mese di febbraio

23 febbraio – San Policarpo Vescovo e Martire


Poco si conosce della vita giovanile di San Policarpo.

Sappiamo che è vissuto fra il I e II secolo d.C.. In gioventù si converti al Cristianesimo: ebbe la fortuna di essere istruito dagli Apostoli ed in special modo da San Giovanni Evangelista che lo ordinò
vescovo della Chiesa di Smirne (Turchia) verso l’anno 96, e fu primate di tutta l’Asia.


Tanto fu l’affetto dei fedeli verso questo loro pastore, che ognuno desiderava servirlo, ritenendosi fortunato al solo toccarlo. A lui sono rivolte quelle parole dell’Apocalisse: «Io so la tua tribolazione e la tua povertà, ma sei ricco di virtù».


Un simile elogio, fatto dallo stesso Spirito Santo, ci mostra quanto fosse grande la sua virtù. Infatti il suo zelo per la purità della dottrina era così fervido che quando sentiva qualche cosa di contrario si chiudeva gli orecchi gridando: «Ah, Signore, a quali tempi m’avete voi riserbato», e prontamente spiegava la verità.

Ritornando da Roma, si incontra per caso con l’eretico Marcione che superbamente gli chiese: Mi conosci tu? A cui Policarpo rispose: Sì, in te riconosco il primogenito del diavolo.


In età avanzata vide ripetersi le stragi di Nerone, nella quarta persecuzione mossa da Marc Antonio e da Lucio Aurelio.

I Cristiani dell’Asia furono provati con ogni sorta di supplizi.

Condannato e condotto nell’anfiteatro, udì una voce che dal cielo diceva: «Coraggio, Policarpo, sii costante».

Quadrato, il proconsole a cui venne presentato il Santo, dopo avergli domandato il nome, cercò di persuaderlo di aver compassione della sua vecchiaia dicendogli: «Pensa che non potrai sopportare i tormenti, alla vista dei quali gli animi più robusti tremano.

Di’ con tutto il popolo: “Siano sterminati gli empi giura per la fortuna degli imperatori e bestemmia il tuo Cristo».

Ma Policarpo, con volto celestiale, gli rispose: «Sono ottantasei anni che servo il mio Signore: Egli non mi fece alcun male, anzi, ogni giorno ho ricevuto nuove grazie: come dunque posso io dir male del mio Creatore, Benefattore e Conservatore? Come posso offendere il mio Salvatore, il mio Dio, che è
il Supremo Giudice, che deve punire i malvagi e premiare i buoni?».


Policarpo allora si preparò al martirio con continua e fervorosa preghiera.

Quando finalmente fu vicino al rogo, esultò di gioia e, gettando lontano da sé i bastoni su cui
si appoggiava, accelerò il passo ed entrò nel fuoco.

Il Signore però lo fece rimanere incolume in mezzo alle fiamme. Il proconsole allora ordinò che fosse decapitato.


Muore il 23 febbraio 155, verso le due del pomeriggio.

Questo lo sappiamo dal Martyrium Polycarpi, scritto da un testimone oculare in quello stesso anno.

È la prima opera cristiana dedicata unicamente al racconto del supplizio di un martire.

E anzi è la prima a chiamare “martire” (testimone) chi muore per la fede.


O Signore, che ci allieti con l’annua solennità del tuo beato martire e Pontefice Policarpo, concedici, propizio, che come ne celebriamo la festa, così ci rassicuri la sua protezione. Amen.


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