Leggi e ascolta la nostra Preghierina del 23 aprile 2023
Sommario
Rileggere
Leggere e rileggere.
Leggo e rileggo, e rileggo ancora il libro della mia storia.
E tu, paziente amico fedele, mi ascolti, mai stanco, mai esausto, mai assonnato. Anzi sempre vigile sui miei passi, accorto sulla strada che intraprendo.
Sei tu, Gesù. Sei tu, Eugenio.
Camminiamo insieme, camminiamo sempre insieme.
Prendersi, con forza, 5 minuti della propria giornata piena di forse, piena di ma, piena di traffico, piena di stress, piena di vuoti, per ritrovare se stessi, per ascoltare la voce della propria anima, per rileggere la giornata e riviverla con gli occhi di Cristo.
Come hanno fatto i due discepoli verso Emmaus. Hanno riletto i fatti non con i loro occhi, ma con quelli del Maestro. Ed è subito tutto chiaro, limpido, pieno di Luce.
Resta con noi
Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto.
Anche se le ombre del tramonto tendono a scurire le nostre giornate, Tu non lasciarci al nostro buio, schiarisci la nostra mente ed aiutaci a vedere la luce anche quando tutto è scuro.
La Cena in Emmaus della National Gallery è l’opera perfetta per provare a comprendere le molteplici rivoluzioni introdotte dalla pittura del Caravaggio.
Questo l’episodio, ben descritto nel Vangelo di Luca: due discepoli invitano a cena un viandante che, in seguito, si rivela essere Cristo risorto. Caravaggio sceglie di “fotografare” l’esatto istante in cui Gesù spezza il pane e viene riconosciuto dai viandanti.
L’atmosfera è intima e rustica: l’oste ha in testa la sua umile cuffietta sgualcita, gli apostoli – modelli che evidentemente posano nel suo modesto atelier – indossano abiti contadini 600eschi, che fanno precipitare la scena nel mondo contemporaneo, fuori dai canoni della classica pittura sacra. Se c’è qualcosa di sacro, in questo quadro, forse è la luce, che crea mirabili giochi di ombre sulla tavola e sullo sfondo.
Lì dove ti batte il cuore
commento di Lc 24,13-35, a cura di Mounira Abdelhamid Serra
La lingua batte dove il dente duole.
proverbio
Entro nel testo (Lc 24,13-35)
Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?».
Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso.
Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.
Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».
E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto».
Mi lascio ispirare
Lenti di comprendonio, sordi nel sentire, completamente rapiti dal quotidiano facciamo fatica a essere davvero presenti a noi stessi, molto spesso.
La consapevolezza passa per la parola, poi per la ragione e solo infine si schiude nel sentire, sebbene proprio il sentire sia la chiave di lettura.
Una lezione di discernimento e di chiarezza è questo passaggio verso Emmaus.
Camminiamo con loro, siamo in quattro, io, i due discepoli e questo viandante.
Provo a raccontare la morte della mia speranza, la fatica e l’ingiustizia del periodo, lo sconvolgimento dinanzi a chi afferma il contrario, il vuoto inspiegabile, il dover continuare a camminare.
Faccio silenzio e ascolto – il dialogo lascia il tempo e lo spazio per ognuno – e improvvisamente, ripercorrendo con lo sguardo interiore le storie degli altri, comprendo ciò che mi riguarda.
Si fa sera, condivido il nutrimento, qualcuno lo ha benedetto e lo ha spezzato anche per me; finalmente sento – o, meglio, mi accorgo di aver sentito.
Mi incontro e insieme a me riconosco la presenza dell’altro, ho incontrato Dio.
Preghiamo insieme
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