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Leggi e ascolta la nostra preghierina del 22 novembre 2023

Quanti viaggi

Questo viaggio della vita è percorso da tanti viaggi, alcuni che vanno altri che vengono.

Ma la direzione è unica: la via del Signore.

La forza di scartare il dono

commento al Vangelo di oggi di Lc 19,11-28, a cura di Narciso Sunda SJ

Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio –
è una barca che anela al mare eppure lo teme.

Edgar Lee Masters, “George Gray”, Antologia di Spoon River

Entro nel testo (Lc 19,11-28)

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.

Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”.

Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”.

Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”.

Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca?

Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.

E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Mi lascio ispirare

Oramai il tempo stringe, Gesù si avvicina a Gerusalemme e i discepoli pensano che di lì a poco il Signore manifesterà la sua gloria e il suo potere! I loro cuori ardono dal desiderio di prendere parte alla sua vittoria su Roma, sulle fazioni avversarie, su coloro che da tempo cercano di rendere difficile il loro cammino. Gesù narra questa parabola per metterli sulla buona strada, per aiutarli a guardare oltre.

L’incoronazione del re è la Pasqua del Signore, l’apertura del giardino, una vita feconda offerta a tutti, e ciascuno ha le medesime possibilità di entrarvi, ognuno ha la sua moneta d’oro! Proprio come accade anche a noi, ci sono momenti ed aree della vita in cui riusciamo a rischiare, a mettere in gioco ciò che siamo e possediamo, sono luoghi di fecondità differente. Queste parti della nostra vita vivranno e faranno vivere ospitando molti nelle “città” ricevute in dono, nella gamma di relazioni che questo modo di spenderci avrà generato in Cristo.

Ma ci sono delle parti del nostro cuore avvolte in soffocanti fazzoletti, tesori sepolti per il timore di rischiare, di fallire, di non farcela. Quelle parti condannano a morte noi stessi e coloro che avrebbero beneficiato di tanta vitalità.

Oggi chiedi al Signore la forza di scartare il più bello di quei doni! Se non sai come fare, domanda a chi ne ha già guadagnati dieci. Non aver timore di chiedere aiuto, di farti accompagnare nel cammino di un’esistenza che è fatta per essere spesa. Perché solo a coloro che hanno il coraggio di rischiare tutto, e quindi di amare veramente, la vita sarà decuplicata su questa terra e nei cieli!

Narciso Sunda SJ

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Preghierina del 22 novembre 2023
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Eugenio

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