Leggi e ascolta la preghierina del 2 maggio 2024
Rimanere ciò che siamo
commento al Vangelo di oggi di Gv 15,9-11
William Shakespeare
Dubita che le stelle siano fuoco; dubita che il sole si muova; dubita che la verità sia mentitrice: ma non dubitare mai del mio amore.
Entro nel testo (Gv 15,9-11)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Mi lascio ispirare
L’amore è la modalità con cui l’essere umano coglie la vera essenza della realtà. È quel modo peculiare che l’essere umano ha di cogliere il divenire dell’universo. Da questa percezione tipica nostra si genera la dimensione spirituale.
Gesù è una persona che si è lasciata attraversare da questa energia, l’ha sentita risuonare dentro di sé e l’ha agita con i suoi discepoli. Incarnandola in una forma concreta, l’ha resa visibile attraverso i suoi effetti: l’empatia, l’amicizia, la cura, la condivisione..
Gesù sta chiedendo ai suoi discepoli di diventare consapevoli di questa intima connessione tra la verità ultima delle cose e quei piccoli gesti che possiamo compiere nel quotidiano.
Rimanere nel suo amore è l’invito a riconoscere che la nostra esistenza è la possibilità che l’universo ha di incarnare questo amore in una forma specifica.
Quando l’amore incontra l’esistenza la trasforma in vita. Chiamiamo “vita” un’esistenza attraversata dall’amore.
Quando talvolta ci viene da esclamare: “questa non è vita!” stiamo implicitamente ammettendo che: “qui non c’è amore!”.
Gesù ci rivela il perché siamo venuti al mondo. Ognuno/a di noi ha il potere di avvolgere con l’amore tutto ciò che viene portato a consapevolezza.
Non è un processo spontaneo, richiede sempre l’attivazione di una intenzionalità. Quando questo avviene, sperimentiamo pienezza di vita.
Rifletto sulle domande
Cosa fa la differenza tra esistere e vivere? Pensa a situazioni concrete
In che modo unico e specifico incarni ami il mondo? Quali caratteristiche assume il tuo modo di amare?
Come attivi l’intenzionalità di amare? La cerchi dentro di te o nel contesto in cui vivi?
fonte © GET UP AND WALK
Il Santo di oggi
Oggi la Chiesa ricorda Sant’Atanasio
Si era alla fine del II secolo: ormai anche la decima ed ultima persecuzione volgeva al termine, quando un nuovo uragano stava per scatenarsi contro la Chiesa.
Ma Dio, sempre vigile e provvido, già preparava il vincitore di questa battaglia nella persona del grande dottore S. Atanasio. Nacque egli nel 296 da nobili e cristiani genitori. Giovane ancora, ebbe sotto i suoi occhi l’austero e grande spettacolo delle penitenze dei monaci d’Egitto; strinse pure relazione coll’eremita S. Antonio, alla cui scuola apprese l’esercizio della virtù e una magnanima fortezza d’animo, che sarà il suo baluardo contro le molteplici persecuzioni dei suoi nemici ariani.
Intanto S. Alessandro, patriarca di Alessandria, ammirato della santità e della scienza del giovane Atanasio, lo volle con sè; e dopo non molto tempo, vedendo i di lui mirabili progressi nell’interpretazione delle Sacre Scritture, lo ordinò sacerdote. Fu allora che il grande Dottore, conscio della sua grave responsabilità, si diede con maggior slancio agli studi sacri, divenendo, in breve, celebre per i suoi scritti. Intanto l’uragano che minacciava la Chiesa era scoppiato. Ario, uomo turbolento, negava pubblicamente l’unione con sostanziale di Gesù Cristo col Padre; per lui il mistero adorabile di un Dio fatto uomo e morto per noi non era che un sogno vano!
Certo, nulla di più deleterio poteva esservi di queste empie dottrine, che ben presto si estesero tra fedeli. A scongiurare un sì grave pericolo si convocò il Concilio di Nicea.
Atanasio vi andò col vescovo Alessandro. Egli aveva pregato e studiato a lungo, e quando, giunto a Nicea, per invito del suo vescovo salì la cattedra, cominciò con tale ardore la confutazione dell’empia eresia, e fu così limpido e così efficace il suo discorso, che appena ebbe finito, tutti i vescovi che presiedevano al concilio, in numero di 300, si alzarono e unanimi firmarono la condanna di Ario, proclamando Gesù Cristo consostanziale al Padre cioè figlio di Dio, perciò Dio anche Lui.
La vittoria era completa, ma questa per il grande Atanasio fu l’inizio di lotte continue, che non avrebbero avuto fine che con la sua morte.
Le persecuzioni di ogni sorta non smossero il grande Dottore dall’opera intrapresa, che divenne anzi più attiva quando alla morte di S. Alessandro dovette, per volontà di tutto il popolo, occuparne la sede episcopale.
Da quel giorno tutte le forze del nuovo Vescovo furono dirette contro l’Arianesimo. Cinque volte fu esiliato dalla sua sede, ma nulla mai potè vincerlo; troppo forte era il suo amore a Gesù Cristo per il quale avrebbe dato volentieri tutto il suo sangue.
Oltre che con la parola, difese la fede cattolica anche con gli scritti che sono numerosi. Morì pieno di meriti nel 373 a 76 anni di età, 46 dei quali trascorsi nella sede episcopale.
Preghiera
Deh! Signore, esaudisci le nostre preghiere che ti indirizziamo nella solennità del, tuo beato confessore e vescovo Atanasio; e per intercessione dei meriti di lui che seppe degnamente servirti, assolvici da tutti i peccati.
La testimonianza di oggi:
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