Eugenio e amici il 17 marzo 2017

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Cuccioli crescono

Penso e ripenso a come saresti stato oggi, dopo 4 anni che sei partito.

Sfoglio l’album dei ricordi, le immagini impresse sui fotogrammi di una vita, passata, stampata nel mio cuore.

Ecco: ci sei ancora, sempre, sorridente:

Chi si riconosce alzi la mano. Quelli che possono e che vogliono.

Ma comunque io, mamma e Francesca abbiamo sentito il tuo calore nella primaverile giornata che oggi regnava a casetta tua, la tua casetta eterna che sarà la tua dimora per l’eternità.

Ma il tuo spirito vivrà ancora nei sorrisi, nelle burle, nei giochi e nella vita di tutti i giorni di chi ti penserà ogni giorno ed ogni momento ti porterà nel cuore.

Innalzato

commento al Vangelo di oggi di Gv 12,20-33, a cura di Andrea Piccolo SJ

Se so cos’è l’amore è grazie a te.

Hermann Hesse

Entro nel testo (Gv 12,20-33)

Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: “Signore, vogliamo vedere Gesù”. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato.

In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora?

Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome”. Venne allora una voce dal cielo: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!”. La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: “Un angelo gli ha parlato”. Disse Gesù: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi.

Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Mi lascio ispirare

Si avvicina l’ultima Pasqua di Gesù. Alcuni greci vogliono vederlo e si rivolgono a due discepoli che hanno nome greco: affinità che facilitano l’annuncio e la testimonianza.

Gesù si rivela, si lascia vedere accostando due immagini controintuitivamente coerenti: la propria glorificazione e il chicco di grano in terra; la vita amata persa e la vita messa in secondo piano (questo il significato dell’espressione ebraica in questo contesto, più che letteralmente “odiata” nel senso che diamo noi a questo verbo) conservata per l’eternità. Di quale glorificazione parla Gesù?

La gloria di Gesù è un dono ricevuto dal Padre, non è una autoglorificazione. La gloria che riceve Gesù è un frutto della propria donazione d’amore: essa richiede un “terzo” tra Gesù e il Padre, un terzo umano, una “terzietà” creata che Gesù assume e porta al Padre.
Il gesto della Croce è il gesto dell’Amore di Gesù spinto fino al massimo della donazione: quel gesto ha il potere di trasformare il senso della morte per donare vita.

Ecco quanto è importante che siamo consapevoli del nostro “vedere”: noi spesso vediamo ciò che vogliamo vedere, e comunque sempre vediamo quello che riusciamo a vedere limitatamente a quello ci consentono le nostre paure, i pregiudizi, i blocchi e i condizionamenti che ci portiamo dentro.

Non è esplicitato se i Greci abbiano o meno incontrato Gesù: quei Greci siamo – ora – noi che vogliamo vedere Gesù, e Gesù ci indica il modo di liberare e di correggere il nostro modo di guardarlo.

Andrea Piccolo SJ

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