Preghierina del 17 luglio 2023
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Sommario
Vita perduta, vita trovata
commento al Vangelo del giorno di Mt 10,34-11,1
Ogni persona che passa nella nostra vita è unica.
Jorge Luis Borges
Sempre lascia un po’ di sé e si porta via un po’ di noi.
Ci sarà chi si è portato via molto, ma non ci sarà mai chi non avrà lasciato nulla.
Entro nel testo (Mt 10,34-11,1)
Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Mi lascio ispirare
Portare una spada non per uccidere ma per tagliare e separare i pensieri, i sentimenti, le relazioni in modo da sistemarle e dare loro la collocazione appropriata.
Tagliare, essere tagliati, non è piacevole, fa male; eppure è preferibile al mantenimento di relazioni distorte, dipendenti e incancrenite, soprattutto quando, socialmente e formalmente, sono considerate buone di per sé stesse (tipo quelle familiari).
Oggi Gesù ci insegna a tagliare alcune relazioni abitudinarie per permettere ad altre relazioni di sbocciare, crescere e dare frutto.
Da notare: il tagliare non è in solitaria, si fa avendo come riferimento Gesù «più di me… degno di me… chi accoglie voi accoglie me…».
Cioè si può fare solo se si ha incontrato veramente il Salvatore… Il separare (discernere), cioè, è frutto sempre di un accompagnamento: il tagliare da soli rischia di diventare autolesionismo, ascetismo falso, volontarismo rigido.
Ecco perché la vita non va ”tenuta per sé”, ma va persa, perché solo così diventa disponibile a relazioni feconde e a loro volta vitali.
fonte © GET UP AND WALK
Rifletto sulle domande
Quando hai sentito in te l’esigenza di tagliare alcune relazioni? Di relativizzarle?
In quale occasione una relazione distorta, forse anche di dipendenza, ti ha impedito di “prendere il volo”?
In che modo la tua vita può diventare più feconda?
Luglio: Il mese del Preziosissimo Sangue
Il sangue che nutre
17° giorno
Meditazione
«Non bastò a Gesù dare all’umanità una prova del suo immenso amore con lo spargere il Sangue una volta, ma volle, istituendo il sacramento dell’Eucarestia, spargerlo continuamente, quasi volesse morire giornalmente per noi». (S. Bernardino).
L’amore infatti non si accontenta di sacrificarsi per chi si ama, ma vuol essere sempre vicino e donarsi completamente alla persona amata.
Perciò Gesù, con la stessa onnipotenza che aveva adoperata per nascondere la sua divinità sotto l’ombra della carne umana, la nasconde ora sotto le specie del pane e del vino, e proprio in quella notte in cui gli uomini gli preparano la morte, pronuncia le grandi parole «Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo».
«Prendete e bevete, questo è il mio Sangue».
Per eternare poi nei secoli, attraverso il servizio sacerdotale, il suo gran dono, aggiunge: «Fate questo in memoria di me».
L’Eucarestia è dunque il memoriale della Passione di Cristo, è il vero cibo e la vera bevanda delle nostre anime.
Quando il fedele si accosta alla S. Comunione, pur ricevendo soltanto l’Ostia, è di fede, che riceve non solo il Corpo, ma anche il Sangue del Signore.
Riflettiamo che la S. Comunione è indispensabile per la vita della nostra anima: «Se non mangerete la mia Carne e non berrete il mio Sangue, non avrete la vita in voi».
Ecco perché la Chiesa pone questa fontana zampillante al centro della sua vita quotidiana, perché, come il peccato consuma quotidianamente la vita dell’anima, così il Corpo e il Sangue di Cristo la nutriscono e la dissetano.
L’anima ha bisogno di quel Sangue, perché frena il vizio e spegne il fuoco delle passioni; ne ha bisogno per essere rinfrancata e sostenuta nella lotta contro il male; ne ha bisogno quando è sopraffatta dalla tristezza e dall’aridità; ne ha bisogno proprio come il corpo necessita del pane quotidiano.
Corriamo perciò al Sangue di Gesù per purificarci e dissetarci; corriamo a questo fiume di grazie che trabocca dai calici per inondare il mondo; corriamo al Tabernacolo, dove Gesù ci aspetta prigioniero d’amore; confidiamo a Lui solo le nostre gioie, le nostre speranze, i nostri dolori; giuriamogli il nostro amore e ripariamo con la S. Comunione alle offese che riceve da tante anime ingrate.
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