Eugenio vola nel basket a canestro- 26/5/19
Ultimo aggiornamento: venerdì 26 Maggio 2023 alle 15:08

Leggi e ascolta la nostra Preghierina del 16 aprile 2023

Solitudine e silenzio

Ho sempre amato la solitudine e il silenzio. Dio è proprio li.

Da quando non ci sei più tu, amore mio Eugenio, lo amo ancora di più.

Non sei con me in carne ed ossa: ma ti sento volare nell’aria, con il tuo odore talvolta di rose, talvolta di miele, spesso nell’odore dei tuoi capelli, lunghi, folti, neri e fluenti nel campo di basket mentre volavi a canestro.

Eugenio vola nel basket a canestro- 26/5/19
Eugenio vola nel basket -26 maggio 2019 a Benevento

E penso a domani. Domani è il 17 aprile 2023, sono passati 912 giorni, quasi tre anni.

Non me ne faccio una ragione.

Ma in effetti cosa c’è di ragionato nel concetto di vita e soprattutto in quello della morte? Niente.

Se non la fede. La fede è il divario tra essere e avere; la fede è l’unione tra la vita e la morte; la fede è il dono del donarsi.

Ed io credo in te, credo in Gesù, il Cristo, e credo in Dio.

Tu ti sei donato a Gesù, che si è donato al Padre, e tutti vi siete donati all’umanità intera.

E’ pazzesco, incredibile, ma vero: è successo, veramente. San Tommaso l’ha toccata con mano questa verità, l’ha sperimentata “live”

E proprio come in questa foto, la vita è una corsa verso un obiettivo. Hai battuto tutti in volata!

Le piaghe di Gesù risorto sono i segni dell’Amore che vince l’odio, del Perdono che disarma la vendetta, della Vita che sconfigge la morte. #VangelodiOggi (Gv 20,19-3) #DivinaMisericordia

Papa Francesco via Twitter
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La beatitudine di credere senza aver visto

commento di Gv 20,19-31, a cura di Lino Dan SJ

Perché a volte la verità non basta. A volte la gente merita di più. A volte la gente ha bisogno che la propria fiducia venga ricompensata.

Il cavaliere oscuro
Preghierina del 16 aprile 2023
San Tommaso di Andrea del Verrocchio – Credit: C. D’Aliasi

Entro nel testo (Gv 20,19-31)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco.

E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.

Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».

Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro.

Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Mi lascio ispirare

Toccare con mano per poter gustare il dono della presenza del Risorto. Come non identificarci un po’ tutti con il buon Tommaso, discepolo assente alla prima apparizione del Risorto agli undici secondo l’evangelista Giovanni? Lui assente, così come noi; lui dubbioso, così come noi; lui che chiede una prova, così come noi…

Ed ecco che otto giorni dopo Gesù di nuovo si presenta, sempre con quello stupendo saluto di pace – già, la pace, il vero e proprio dono dello Spirito del Risorto! – e ora si rivolge direttamente a colui che era assente in precedenza. E lo invita a fare l’esperienza del toccare con mano proprio i segni di quel Risorto che indicano il suo passaggio nella sofferenza e nella passione vissuta nella carne.

Come potremmo anche noi non rimanere stupiti, quasi imbarazzati e un po’ timorosi di quanto, come Tommaso, abbiamo dubitato? Perché i dubbi ci abitano e ci sfidano ogni giorno a credere veramente che quel racconto di un Risorto è un racconto che oggi ci dice la nostra vera vita possibile, ovvero la vita di risorti. E allora anche per noi, come per Tommaso, c’è un invito a credere, a fidarci, a lasciarci avvolgere da quella realtà che è la vita e la fede rinnovata. Ma per noi c’è anche in più la beatitudine di credere senza aver visto: splendido destino!

Lino Dan SJ

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