Leggi e ascolta la preghierina del 15 aprile 2024
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commento al Vangelo di oggi di Gv 6,22-29
… nella fame diventammo uomini.
James Agee, Sonetto II
Entro nel testo (Gv 6,22-29)
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli.
Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà.
Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?».
Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Mi lascio ispirare
Tutti cercano Gesù.
E noi perché lo cerchiamo? Nel Padre nostro diciamo «dacci oggi il nostro pane quotidiano».
Ma di cosa abbiamo davvero bisogno, cosa ci nutre? Forse è proprio questo il punto: il sapore.
Come neonati, non ci basta il latte, ma abbiamo bisogno della relazione con chi ci ha dato la vita.
C’è tanto da fare, mi perdo nel fare.
Bella domanda: cosa vuole che faccia il Signore, cosa fare della vita? Come la folla faccio coincidere il mio valore, il diritto all’esistenza, con quello che so, che posso, che devo fare. “Fare” è poiéo in greco… la radice della parola poesia.
È un comporre, con quel poco di parole che abbiamo, con quel poco di pane che siamo.
Parole che sono azioni scelte.
È ringraziare di quello che abbiamo.
È farsi pane, spezzarsi per gli altri, diventare nutrimento.
La poesia apre al respiro, ha un ritmo, accoglie il vuoto della fame e lo chiama desiderio, sa trovare parole anche al dolore, fa spazio, tutto accoglie.
Credo la necessità di donarsi come unico rimedio alla morte e risposta alla domanda di senso che ci portiamo dentro.
Credo che basti pronunciare e quindi consegnare alla fame l’uno dell’altro, con la propria vita, una sola Parola di ringraziamento: Gesù.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Di cosa hai davvero bisogno oggi?
Quand’è stata l’ultima volta che ti sei sentito sazio?
Come metteresti insieme le parole che in questo momento ti porti dentro?
fonte © GET UP AND WALK
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