Accogliere la sorpresa
commento al Vangelo di oggi di Mc 1,21-28, a cura di Giovanni Stefani
L’insegnamento non è solo un freddo passaggio di informazioni, ma è una relazione tra due esseri umani, in cui uno è assetato di conoscenza e l’altro è votato a trasmettere tutto il proprio sapere, umano ed intellettuale.
Entro nel testo (Mc 1,21-28)
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Mi lascio ispirare
Ecco, molto semplicemente si tratta di questo: creare uno spazio di dialogo, fatto di ordine e silenzio. La sinagoga interiore è uno spazio a nostra disposizione per relazionarci con Gesù, per imparare, partendo dal presupposto che siamo in presenza del Maestro dei maestri, Colui che conosceva il nostro nome prima che la nostra carne avesse forma.
A ognuno il Signore, in molti modi e lingue, ha qualcosa da donare: la conoscenza, la sapienza di un qualcosa che prima non era in luce, che fosse un pensiero, un’emozione, un sentimento, un desiderio, un ricordo, qualunque cosa. Allora credo che solo la sensazione di sentire che qualcosa di nuovo entra e ci rinnova, possa essere condivisa e compresa, perché poi a ognuno a modo suo parla il Maestro: la sensazione che si discosti un velo che non percepivamo nemmeno; una nitidezza visiva, immaginativa, sensibile che umanamente si può solo chiedere e sperare di ricevere, che non può essere data da sé stessi; una luce che supera la luminosità e chiarezza conosciute fino a quel momento; una speranza che sbuca dalla paura, un germoglio da un seme morto.
E non sarebbe strano se da qualche parte dentro di noi, una parte di noi, opponesse resistenza: non ci dà fastidio il minimo sole quando apriamo gli occhi dal sonno? Quanti ricordi, pensieri, convizioni, posizioni, desideri, bisogni diamo per fatti e finiti, quanta energia potenziale incancrenita in stanze interiori senza aria e luce. Credo che spesso il peggior male non si manifesti palesemente, ma sia già parzialmente vittorioso nel privarci di nuova linfa di Amore, renderci resistenti al cambiamento, pigri a imparare, impedendoci di cogliere nuovi frutti, piantare nuovi semi presi dal vivaio del Creatore di tutto ciò che è.
Quando ci permettiamo di far entrare la Luce di Cristo sempre più in profondità, il nostro Spirito in e di Comunione aleggia in alto leggero, e invece il male ne viene scosso e scalzato dalle fondamenta.
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