Eugenio ammira il tramonto a Pizzo 8 settembre 2018

Preghierina del 13 aprile 2023

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Le nostre ferite possono essere varchi, aperture che, imitando le piaghe del Signore, fanno passare la misericordia di Dio, la sua grazia che cambia la vita e ci trasforma in operatori di #pace e di riconciliazione.

Papa Francesco via Twitter

Dove mi porti?

Questa è la domanda che spesso porgo a Dio.

“Vuoi che io sia un tuo operatore di pace? Lo sono, lo sono sempre stato, e con Eugenio accanto sarei stato migliore”

Gli rispondo. O meglio: mi rispondo

Tace. E’ tutto dire. Nel suo silenzio c’è tutta la risposta

Uno sguardo che ci è donato

commento di Lc 24,35-48, a cura di Daniele Ferron SJ

Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto; i suoi occhi sono spenti.

Albert Einstein
Preghierina del 13 aprile 2023
Eugenio ammira il tramonto a Pizzo – 8 settembre 2018

La scena di oggi si apre con i discepoli di Emmaus che portano agli apostoli e agli altri discepoli del Signore testimonianza di quanto è accaduto loro. Come sarà stata la reazione di fronte al racconto? Il testo non lo dice, però è ragionevole pensare che siano stati scettici.

E l’apparizione stessa di Gesù non migliora la situazione, poiché i discepoli credono di vedere un fantasma e hanno paura. È veramente Gesù quello che stanno vedendo? Tutto questo è possibile? Paradossalmente, quando toccano Gesù e si rendono conto che il Signore è veramente in mezzo a loro, provano gioia; ma proprio questa gioia, che soppianta la paura, li rende ancora più increduli. Gesù non si scoraggia e per dimostrare loro di essere il Risorto in carne e ossa mangia e poi offre loro la possibilità di comprendere più a fondo quanto è successo.

Questo episodio mostra da un lato quanto sia difficile da credere e da accettare il fatto della Resurrezione, dall’altro quanto il Signore Risorto non cessi di cercarci per farsi incontrare e portare la sua Vita. Noi non crediamo solo che il Signore è morto, facendosi totalmente vicino alle nostre vite nei fatti più dolorosi; crediamo anche che è Risorto, che la morte e il male non hanno l’ultima parola perché sono già stati vinti.

Ogni volta che incontriamo il Signore Risorto proviamo la gioia di cui parla il Vangelo. La gioia di sentire che non siamo soli, che la nostra vita è amata e ha un senso profondo. Gioia che troviamo non solo nella preghiera, ma anche nell’incontro con persone che ci vogliono bene, quando ci sentiamo compresi e ascoltati, quando possiamo vederci ed essere visti per la bellezza che siamo. Fare memoria di questi momenti è importante, soprattutto quando le cose sembrano più buie. Il Signore vuole mostrarci la nostra verità e la nostra bellezza, vuole che noi abbiamo su noi stessi il suo stesso sguardo.

Daniele Ferron SJ

fonte © GET UP AND WALK

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