Leggi e ascolta la nostra preghiera del 13 settembre 2024
Ci risiamo!
Eccoci in tre, noi tre, saldi nella fede e nella preghiera, mentre pensiamo a te, che proprio il venerdì 13 settembre 2019, per mano di Dio, prendevi la tua croce e sceglievi di seguire Cristo, nella sua sofferenza, dietro di Lui, cercando ed imitando le sue orme, come un fratello maggiore, anche a costo di lasciare la tua famiglia biologica nel dolore e nella sofferenza.
Eravamo piccoli, nel cuore e nello sguardo: incapaci di notare la mano di Dio sopra la nostra testa, il nostro punto focale era poco distante dalla punta del nostro naso, con le nostre vite fotocopiate a tante altre.
Ma Dio ci guardava, ci ha notato, gli siamo piaciuti. E gli è piaciuto il cuore di Eugenio: semplice, silenzioso nel suo essere il leader del suo gruppo, aperto alle novità della vita e tutte le sue sfaccettature, moderno nella sua moda classica, emancipato nell’attenzione per l’altro, distinto per il suo amore per la condivisione.
“Prendi la tua croce e seguimi…” gli ha detto. Ed Eugenio, con amore, l’ha fatto.
13 mesi di risate, 13 mesi di silente sofferenza, 13 mesi di amore non detto ma palpabile.
Ed eccoci qui, con la fede nostra amica ed ancora.
Mio fratello e mia sorella
commento di Lc 6,39-42, a cura di Vanessa D’Urbano
Ringraziare desidero
[…] per la bellezza delle parole
natura astratta di Dio
per la scrittura e la lettura
che ci fanno esplorare noi stessi e il mondo.Mariangela Gualtieri, Ringraziare desidero
Entro nel testo (Lc 6,39-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Mi lascio ispirare
Il modo in cui vediamo gli altri è il mezzo attraverso cui guardiamo noi stessi.
L’esperienza del camminare insieme agli altri è anche vivere personalmente l’esperienza intima di se stessi – e lo si fa guidati dalla Parola di Dio. E questo avviene anche attraverso gli altri, perché siamo nati in una rete di relazioni intessuta prima dai nostri genitori e poi dalle nostre amicizie che mano a mano negli anni prendono snodi o nodi diversi.
Vivere il senso profondo del cammino è viverlo con gli occhi di una comunità a cui siamo chiamati a ritrovarci. Non esistono relazioni dove ci sono il giudizio o la presunzione di essere migliore dell’altro tanto da guarirlo o togliergli quella pagliuzza dal suo occhio. Solo Dio può fare questo.
Noi siamo chiamati a camminare insieme, che vuol dire farlo prima con se stessi. Ricercare quella trave che è nel proprio occhio, che offusca la vista e anche il cuore. Togliere la trave del pregiudizio, che mi fa giudicare mio fratello o mia sorella, che mi porta a una visione distorta della realtà e dell’altro.
Togliere quella trave è riconoscerci autentici, amati, perdonati da Dio che è Padre ed è misericordioso verso tutti e che ci mette in relazione con Lui. Togliere quella trave per aprirmi all’altro non con il giudizio ma con il cuore, accogliere la mia storia e quella dell’altro. Toccare e vivere quei limiti che trovano pace nella condivisione e nelle relazioni.
Riscopriamo quindi l’Amore e il vivere in, con e per Cristo abbattendo travi, per viverci in maniera autentica e gratuita nelle relazioni con i fratelli, con le sorelle.
Preghiamo insieme
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