commento di Matteo 19,16-22, a cura di Andrea Piccolo SJ
Questa sensazione di vitalità e potenza mi riempie di gioia. Mi sento traboccante di vita e di felicità. Dare dà più gioia che ricevere, non perché è privazione, ma perché in quell’atto mi sento vivo.
Erich Fromm, L’arte di amare
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Matteo 19,16-22)
Ed ecco, un tale si avvicinò e gli disse: “Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?”. Gli rispose: “Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”. Gli chiese: “Quali?”. Gesù rispose: “Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso”. Il giovane gli disse: “Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?”. Gli disse Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!”. Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.
Mi lascio ispirare
La “vita eterna”. Come potremmo tradurre questa espressione che mette le radici nel presente e apre al futuro? Tradurrei: «Cosa devo fare di buono per immettermi nel cammino che dà senso, soddisfazione e felicità alla mia vita?». Se leggiamo così acquista più senso e importanza anche la tristezza con la quale il giovane se ne va alla fine.
Non si tratta solo di fare cose buone: il giovane le fa già, ma gli manca comunque qualcosa. Gesù gli propone una grande liberazione: le ricchezze rappresentano in maniera sintetica tutti i legami disordinati che impediscono al giovane di affidarsi alla vita, facendo prima i conti con le proprie paure, l’insicurezza, l’indecisione e l’incertezza che tutte le scelte importanti comportano. Le “ricchezze” mi danno l’illusione di potermene stare nel mio guscio, nel mio nido senza dover correre i rischi che vivere e essere fecondi comportano.
Il giovane se ne va triste perché rinuncia a vivere in pienezza e così la vita si ripiega su di sé e appassisce.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quand’è stata l’ultima volta che ti sei chiesto/a in cosa consista la felicità per te?
Quali sono le tue “ricchezze”, cose, situazioni, luoghi, persone che ti fanno sentire forte e la sicuro?
In quali luoghi della tua vita puoi lasciare spazio alla vita/vitalità che spinge dentro di te per realizzarsi, per renderti generativo/a?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.
(fonte © GET UP AND WALK)
Aiutaci ad aiutare!
Aiutaci con un tuo piccolo contributo.
Ti ringraziamo per aver letto questo nostro articolo. Se vuoi restare aggiornato puoi iscriverti alla nostra newsletter (potrai cancellarti quando vorrai)