La Parola del 9 marzo 2024
Leggi e ascolta il Vangelo e La Parola del 9 marzo 2024
Sommario
Sabato della III settimana di Quaresima
- S. Caterina da Bologna vergine O.S.C. (1413-1463)
- S. Domenico Savio allievo di don Bosco (1842-1857)
Prima Lettura
Voglio l’amore e non il sacrificio.
Dal libro del profeta Osèa
Os 6,1-6
«Venite, ritorniamo al Signore:
egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare,
e noi vivremo alla sua presenza.
Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l’aurora.
Verrà a noi come la pioggia d’autunno,
come la pioggia di primavera che feconda la terra».
Che dovrò fare per te, Èfraim,
che dovrò fare per te, Giuda?
Il vostro amore è come una nube del mattino,
come la rugiada che all’alba svanisce.
Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti,
li ho uccisi con le parole della mia bocca
e il mio giudizio sorge come la luce:
poiché voglio l’amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocàusti.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 50 (51)
R. Voglio l’amore e non il sacrificio.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocàusti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi. R.
Nella tua bontà fa’ grazia a Sion,
ricostruisci le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici legittimi,
l’olocàusto e l’intera oblazione. R.
Acclamazione al Vangelo
Gloria e lode a te, o Cristo!
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore. (Cf. Sal 94 (95), 8ab)
Gloria e lode a te, o Cristo!
Il Vangelo del 9 marzo 2024
Il pubblicano tornò a casa sua giustificato, a differenza del fariseo.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,9-14
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore.
San Giovanni Maria Vianney (1786-1859)
sacerdote, curato d’Ars
Omelia per l’11a domenica dopo la Pentecoste (trad. cb© evangelizo)
Chi giudica è più colpevole di chi è giudicato
Noi vediamo che il fariseo giudicava con vera temerarietà il pubblicano di essere un ladro, perché riceveva le tasse; e diceva, senza saperlo, che chiedeva più del dovuto e che si serviva dell’autorità per fare ingiustizie. Invece il presunto ladro se ne va dal tempio giustificato, mentre il fariseo, che si riteneva perfetto, va a casa più colpevole; cosa che ci mostra che molto spesso chi giudica è più colpevole di chi è giudicato.
(…) Sono i cuori cattivi, i cuori orgogliosi, gelosi e invidiosi, poiché sono questi tre vizi che generano tutti i giudizi sui prossimi… Hanno derubato qualcuno? Hanno perduto qualcosa? Subito, pensiamo che può esser stata quella certa persona, e la pensiamo persino senza averne la minima conoscenza. Oh, fratelli, se conosceste bene questo peccato, vedreste che è uno dei peccati più da temere, è il meno conosciuto e il più difficile da correggere. Sentite i cuori presi da questo vizio.
Se uno occupa un posto in cui altri hanno fatto qualche ingiustizia; di conseguenza si pensa che tutti quelli che prendono quel posto fanno lo stesso, che non sono meglio degli altri, sono tutti ladri e scaltri.
Fratelli, se avessimo la fortuna di essere esenti dall’orgoglio e dall’invidia, non giudicheremmo nessuno, ci basterebbe piangere sulle nostre miserie spirituali e pregare per i poveri peccatori, e nient’altro; stiamo certi che il buon Dio non ci chiederà conto che delle nostre azioni e non di quelle degli altri.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Verifichiamo se in noi, come nel fariseo, c’è «l’intima presunzione di essere giusti» (v. 9) che ci porta a disprezzare gli altri. Succede, ad esempio, quando ricerchiamo i complimenti e facciamo sempre l’elenco dei nostri meriti e delle nostre buone opere, quando ci preoccupiamo dell’apparire anziché dell’essere, quando ci lasciamo intrappolare dal narcisismo e dall’esibizionismo.
Dove c’è troppo io, c’è poco Dio.
Da noi, nella mia terra, queste persone le si chiama “io-con me-per me-solo io”, questo è il nome di quella gente.
E una volta si parlava di un prete che era così, centrato in sé stesso, e la gente per scherzare diceva: “Quello, quando fa l’incensazione, la fa a rovescio, si autoincensa”. È così, ti fa cadere anche nel ridicolo. (Angelus, 23 ottobre 2022)
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