Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 4 novembre 2024
Lunedì della XXXI settimana delle ferie del Tempo Ordinario
- S. Carlo Borromeo cardinale a Milano (1538-1584)
- B. Teresa Manganiello terziaria francescana (1849-1876)
Prima Lettura
Rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fil 2,1-4
Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 130 (131)
R. Custodiscimi presso di te, Signore, nella pace.
Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me. R.
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. R.
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Se rimanete nella mia parola,
siete davvero miei discepoli, dice il Signore,
e conoscerete la verità. (Gv 8,31b-32)
Alleluia.
Il Vangelo del 4 novembre 2024
Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,12-14
In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Parola del Signore.
San Gregorio Nazianzeno (330-390)
vescovo, dottore della Chiesa
Dell’amore per i poveri, 4-6; PG 35, 863 (trad. cb© evangelizo)
« Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini » (Sap 12,19)
Il primo comandamento e il più grande, da cui dipendono la Legge e i Profeti (Mt 22,40), è l’amore che, secondo me, ha la sua prova più grande nell’amore per i poveri, nella tenerezza e nella compassione per il prossimo. Nulla rende onore a Dio quanto la misericordia, perché nulla gli assomiglia di più. “Grazia e fedeltà precedono il tuo volto” (Sal 89,15), ed egli vuole la misericordia più del giudizio (Os 6,6). Nulla attira la benevolenza dell’Amico dell’uomo quanto la benevolenza verso gli uomini (Sap 1,6); la sua ricompensa è giusta, egli soppesa e misura la misericordia. Dobbiamo aprire il nostro cuore a tutti i poveri, e a tutti gli sventurati, qualsiasi siano le loro sofferenze. Questo è il senso del comandamento che ci chiede di “rallegrarci con quelli che sono nella gioia e piangere con quelli che sono nel pianto” (Rm 12,15). Se anche noi siamo uomini, non ci conviene forse essere benevoli nei confronti dei nostri simili?
PAROLE DEL SANTO PADRE
«Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi e ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti» (vv. 13-14). Si tratta di scegliere la gratuità invece del calcolo opportunistico che cerca di ottenere una ricompensa, che cerca l’interesse e che cerca di arricchirsi di più. Infatti i poveri, i semplici, quelli che non contano, non potranno mai ricambiare un invito a mensa. Così Gesù dimostra la sua preferenza per i poveri e gli esclusi, che sono i privilegiati del Regno di Dio, e lancia il messaggio fondamentale del Vangelo che è servire il prossimo per amore di Dio. Oggi, Gesù si fa voce di chi non ha voce e rivolge a ciascuno di noi un accorato appello ad aprire il cuore e fare nostre le sofferenze e le ansie dei poveri, degli affamati, degli emarginati, dei profughi, degli sconfitti dalla vita, di quanti sono scartati dalla società e dalla prepotenza dei più forti. E questi scartati rappresentano in realtà la stragrande maggioranza della popolazione.
In questo momento, penso con gratitudine alle mense dove tanti volontari offrono il loro servizio, dando da mangiare a persone sole, disagiate, senza lavoro o senza fissa dimora. Queste mense e altre opere di misericordia – come visitare gli ammalati, i carcerati… – sono palestre di carità che diffondono la cultura della gratuità, perché quanti vi operano sono mossi dall’amore di Dio e illuminati dalla sapienza del Vangelo. Così il servizio ai fratelli diventa testimonianza d’amore, che rende credibile e visibile l’amore di Cristo. (Angelus, 28 agosto 2016)
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