cammello nella cruna dell'ago

Tempo di lettura: 6 minuti

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 3 marzo 2025

Lunedì dell’VIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario

Prima Lettura

Volgiti all’Altissimo e allontanati dall’ingiustizia.

Dal libro del Siràcide
Sir 17,20-28 (NV) [gr. 17, 24-29]

A chi si pente Dio offre il ritorno,
conforta quelli che hanno perduto la speranza 
e li rende partecipi della sorte dei giusti.
Ritorna al Signore e abbandona il peccato,
prega davanti a lui e riduci gli ostacoli.
Volgiti all’Altissimo e allontànati dall’ingiustizia; 
devi odiare fortemente ciò che lui detesta.
E riconosci i giusti giudizi di Dio
e persisti nella sorte che ti è assegnata
e nella preghiera al Dio altissimo.
Negl’inferi infatti chi loderà l’Altissimo,
al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode? 
Non perseverare nell’errore degli uomini iniqui; 
prima di morire manifesta la tua lode.
Da un morto, che non è più, non ci può essere lode, 
chi è vivo e sano loda il Signore.
E loderai Dio e ti glorierai della sua misericordia. 
Quanto è grande la misericordia del Signore,
il suo perdono per quanti si convertono a lui!

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 31 (32)

R. Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!

Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto 
e nel cui spirito non è inganno. R.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità» 
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. R.

Per questo ti prega ogni fedele
nel tempo dell’angoscia;
quando irromperanno grandi acque 
non potranno raggiungerlo. R.

Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia, 
mi circondi di canti di liberazione:
«Ti istruirò e ti insegnerò la via da seguire; 
con gli occhi su di te, ti darò consiglio». R.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi,
perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. (2Cor 8,9)

Alleluia.

Il Vangelo di oggi 3 marzo 2025

Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,17-27
 
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
 
Parola del Signore.

vangelo podcast
Il Vangelo del giorno
La Parola del 3 marzo 2025
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San Gregorio Magno (ca 540-604)

papa, dottore della Chiesa

Libro XI, SC 212 (trad. cb© evangelizo)

“Cosa devo fare per avere la vita eterna?”

Per Dio, chiamare è volgere verso di noi lo sguardo del suo amore e della sua predilezione. E per noi, rispondere è obbedire al suo amore con la sapienza delle opere. Da ciò le parole: “Interrogami ed io risponderò: o permetti che io parli e tu rispondimi” (Gb 13,22 Vg). Noi gli parliamo, infatti, quando desideriamo, chiediamo il suo volto. E Dio risponde alla nostra voce quando si manifesta al nostro amore. Ma quando uno brucia dal desiderio d’eternità, allora con penetrante autocritica passa al vaglio ogni sua azione, cerca in sé se c’è qualcosa che possa offendere lo sguardo del Creatore; e Giobbe ha il diritto di aggiungere: “Quante ho io iniquità e peccati? Fammi conoscere le mie scelleraggini e delitti” (Gb 13,23). Ecco in questa vita il pesante retaggio del giusto, scoprirsi lui stesso e scoprendosi piangere, correggersi per diventare migliore. (…) Ogni uomo quindi, che nell’ansia del desiderio di eternità desidera presentarsi davanti al giudice che viene, si esamini ora con tanta più precisione di quanto sia richiesta, sì, come comparire davanti al terribile giudice da uomo libero: lo supplichi di mostragli in cosa non gli è gradito, per punirsi con la penitenza e, diventando in questo mondo giudice di se stesso, non essere più sottoposto al giudizio del Giudice.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Una fede senza dono, una fede senza gratuità è una fede incompleta, è una fede debole, una fede ammalata. Potremmo paragonarla a un cibo ricco e nutriente a cui però manca sapore, o a una partita più o meno ben giocata ma senza gol: no, non va, manca il “sale” lì. Una fede senza dono, senza gratuità, senza opere di carità alla fine rende tristi: come quel tale che, pur guardato con amore da Gesù in persona, tornò a casa «rattristato» e «scuro in volto» (v. 22), cosi dice il Vangelo. Oggi possiamo domandarci: “A che punto sta la mia fede? La vivo come una cosa meccanica, come un rapporto di dovere o di interesse con Dio? Mi ricordo di alimentarla lasciandomi guardare e amare da Gesù?”. Lasciarsi guardare e amare da Gesù; lasciare che Gesù ci guardi, ci ami. “E, attratto da Lui, corrispondo con la gratuità, con generosità, con tutto il cuore?”. La Vergine Maria, che ha detto a Dio un sì totale, un sì senza ma – non è facile dire dei sì senza ma: la Vergine ha fatto così, un sì senza ma – ci faccia assaporare la bellezza di fare della vita un dono. (Angelus, 10 ottobre 2021)


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Eugenio

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