
Tempo di lettura: 6 minuti
Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 29 marzo 2025
Sabato della III settimana di Quaresima
- B. Bertoldo priore sul monte Carmelo († 1185)
- S. Guillaume Tempier di Poitiers (F) vescovo († 1197)
- Santo del giorno
Prima Lettura
Voglio l’amore e non il sacrificio.
Dal libro del profeta Osèa
Os 6,1-6
«Venite, ritorniamo al Signore:
egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare,
e noi vivremo alla sua presenza.
Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l’aurora.
Verrà a noi come la pioggia d’autunno,
come la pioggia di primavera che feconda la terra».
Che dovrò fare per te, Èfraim,
che dovrò fare per te, Giuda?
Il vostro amore è come una nube del mattino,
come la rugiada che all’alba svanisce.
Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti,
li ho uccisi con le parole della mia bocca
e il mio giudizio sorge come la luce:
poiché voglio l’amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocàusti.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 50 (51)
R. Voglio l’amore e non il sacrificio.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocàusti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi. R.
Nella tua bontà fa’ grazia a Sion,
ricostruisci le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici legittimi,
l’olocàusto e l’intera oblazione. R.
Acclamazione al Vangelo
Gloria e lode a te, o Cristo!
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore. (Cf. Sal 94 (95), 8ab)
Gloria e lode a te, o Cristo!
Il Vangelo di oggi 29 marzo 2025
Il pubblicano tornò a casa sua giustificato, a differenza del fariseo.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,9-14
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore.

Ludolfo di Saxe (1300-1370)
priore della Certosa di Strasburgo
La Vita di Gesù Cristo; 2,30 (trad. cb© evangelizo)
“Il Signore guarda verso l’umile; il superbo lo riconosce da lontano” (Sal 138,6)
Il fariseo del Vangelo si vantava e si giustificava con orgoglio. Accusava gli altri e si considerava migliore di loro (…). Eccoli i segni dell’orgoglio che Dio riconosce da lontano (cf. Sal 138,6), ma non perdona. Lungi dall’accusarsi, quest’uomo loda se stesso. Invece di pregare Dio, si burla di colui che lo glorifica. E quando gli rende grazie, non pensa ai doni di Dio, ma ai suoi meriti. “Il pubblicano invece resta a distanza”, con l’umile sentimento che non è degno di avvicinarsi, “e non osa nemmeno alzare gli occhi al cielo” per modestia, poiché ha coscienza della sua indegnità di peccatore, il peccato gli impedisce di guardare al cielo. Il dolore del pentimento fa sì che “si batte il petto” dove trova l’origine di ogni male e dice accusandosi umilmente: “Tu che puoi tutto, “Mio Dio, abbi pietà di me che sono peccatore” (lc 18,13). Questa accusa di sé, questa confessione chiara e semplice porta al peccatore il perdono delle sue colpe. Ecco i segni dell’umiltà sulla quale Dio volge lo sguardo e che riconosce. (…) Quale il frutto di questo comportamento? Dio perdona al pubblicano ciò di cui si accusava, e costui se ne andò giustificato. (…) E’ diventato giusto a buon diritto, poiché il fariseo presumeva la sua giustizia, mentre il pubblicano la possedeva realmente. Quello era giustificato ai suoi occhi dalle sue opere; questi lo era da Dio per la sua fede. Quello si gloriava orgogliosamente dei suoi beni; questi riconosce umilmente il suo male. Meglio l’umile peccatore che il giusto orgoglioso, perché dal momento che il peccatore si umilia, non è più peccatore; e dal momento che il giusto s’inorgoglisce cessa di essere giusto. Non bisogna quindi gloriarsi delle proprie azioni, ma affidarsi umilmente alla grazia.
Parole del Santo Padre
La parabola è compresa tra due movimenti, espressi da due verbi: salire e scendere. Il primo movimento è salire. Il testo infatti comincia dicendo: «Due uomini salirono al tempio a pregare» (v. 10). Questo aspetto richiama tanti episodi della Bibbia, dove per incontrare il Signore si sale verso il monte della sua presenza […]. Ma per vivere l’incontro con Dio, con Lui, ed essere trasformati dalla preghiera, per elevarci a Dio, c’è bisogno del secondo movimento: scendere. Come mai? Che cosa significa questo? Per salire verso di Lui dobbiamo scendere dentro di noi: coltivare la sincerità e l’umiltà del cuore, che ci donano uno sguardo onesto sulle nostre fragilità e le nostre povertà interiori. Sarà Lui a rialzarci, non noi. Più noi scendiamo con umiltà, più Dio ci fa salire in alto. […] Il pubblicano e il fariseo ci riguardano da vicino. Pensando a loro, guardiamo a noi stessi: verifichiamo se in noi, come nel fariseo, c’è «l’intima presunzione di essere giusti» (v. 9) che ci porta a disprezzare gli altri. Succede, ad esempio, quando ricerchiamo i complimenti e facciamo sempre l’elenco dei nostri meriti, l’elenco delle nostre buone opere, quando ci preoccupiamo dell’apparire anziché dell’essere, quando ci lasciamo intrappolare dal narcisismo e dall’esibizionismo. Vigiliamo, fratelli e sorelle, sul narcisismo e sull’esibizionismo, fondati sulla vanagloria, che portano anche noi cristiani, noi preti, noi vescovi, ad avere sempre una parola sulle labbra, quale parola? “Io.” (Angelus, 23 ottobre 2022)
Se ti è piaciuto questo nostro articolo, puoi iscriverti alla nostra newsletter cliccando qui
Aiutaci ad aiutare!
Aiutaci con un tuo piccolo contributo.