La Parola del 28 giugno 2024
Venerdì della XII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
- S. Irénée (Ireneo) di Lione (F) vescovo (135/140-202/203)
- B. Maria Pia Mastena vergine e fondatrice (1881-1951)
Prima Lettura
Giuda fu deportato dalla sua terra.
Dal secondo libro dei Re
2Re 25,1-12
Nell’anno nono del regno di Sedecìa, nel decimo mese, il dieci del mese, Nabucodònosor, re di Babilonia, con tutto il suo esercito arrivò a Gerusalemme, si accampò contro di essa e vi costruirono intorno opere d’assedio. La città rimase assediata fino all’undicesimo anno del re Sedecìa.
Al quarto mese, il nove del mese, quando la fame dominava la città e non c’era più pane per il popolo della terra, fu aperta una breccia nella città. Allora tutti i soldati fuggirono di notte per la via della porta tra le due mura, presso il giardino del re, e, mentre i Caldèi erano intorno alla città, presero la via dell’Aràba.
I soldati dei Caldèi inseguirono il re e lo raggiunsero nelle steppe di Gerico, mentre tutto il suo esercito si disperse, allontanandosi da lui. Presero il re e lo condussero dal re di Babilonia a Ribla; si pronunciò la sentenza su di lui. I figli di Sedecìa furono ammazzati davanti ai suoi occhi; Nabucodònosor fece cavare gli occhi a Sedecìa, lo fece mettere in catene e lo condusse a Babilonia.
Il settimo giorno del quinto mese – era l’anno diciannovesimo del re Nabucodònosor, re di Babilonia – Nabuzaradàn, capo delle guardie, ufficiale del re di Babilonia, entrò in Gerusalemme. Egli incendiò il tempio del Signore e la reggia e tutte le case di Gerusalemme; diede alle fiamme anche tutte le case dei nobili. Tutto l’esercito dei Caldèi, che era con il capo delle guardie, demolì le mura intorno a Gerusalemme.
Nabuzaradàn, capo delle guardie, deportò il resto del popolo che era rimasto in città, i disertori che erano passati al re di Babilonia e il resto della moltitudine. Il capo delle guardie lasciò parte dei poveri della terra come vignaioli e come agricoltori.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 136 (137)
R. Mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo.
Oppure:
R. In terra d’esilio leviamo il nostro canto.
Lungo i fiumi di Babilonia,
là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre. R.
Perché là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!». R.
Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra. R.
Mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Cristo ha preso le nostre infermità
e si è caricato delle nostre malattie. (Cf. Mt 8,17)
Alleluia.
Il Vangelo del 28 giugno 2024
Se vuoi, tu puoi purificarmi.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 8,1-4
Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».
Parola del Signore.
San Giovanni Crisostomo (ca 345-407)
sacerdote ad Antiochia poi vescovo di Costantinopoli, dottore della Chiesa
Omelie sul vangelo di Matteo, n°25, 1-3 (trad. cb© evangelizo)
“Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: ‘Lo voglio, sii purificato'”
Gesù non disse semplicemente: “Lo voglio, sii sanato”. Meglio ancora: “Tese la mano e lo toccò”. Ecco chi è degno d’attenzione. Dato che lo guariva con un atto della sua volontà e con una parola, perché lo toccò con la mano? Non per altra ragione, mi sembra, che per mostrare che lui non è inferiore ma superiore alla Legge, e che ormai nulla è impuro per chi è puro (cf. Lev 13)… La mano di Gesù non è diventata impura al contatto col lebbroso; al contrario, il corpo del lebbroso è stato purificato dalla santità della sua mano. E’ che Cristo non è venuto solo a guarire il corpo, ma elevare l’anima alla santità: ci insegna qui ad aver cura dell’anima, a purificarla, senza preoccuparci di abluzioni esteriori. La sola lebbra da temere è quella dell’anima, cioè il peccato… Quanto a noi, rendiamo continuamente grazie a Dio. Ringraziamolo non solo per i beni che ci ha dati, ma anche per quelli accordati ad altri; Potremo così debellare l’invidia, mantenere ed accrescere l’amore al prossimo.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Ecco lo stile di Gesù con chi soffre: poche parole e fatti concreti. Tante volte, nel Vangelo, lo vediamo comportarsi così nei confronti di chi soffre: sordomuti, paralitici e tanti altri bisognosi. Sempre fa così: parla poco e alle parole fa seguire prontamente le azioni: si china, prende per mano, risana. Non indugia in discorsi o interrogatori, tanto meno in pietismi e sentimentalismi. Dimostra piuttosto il pudore delicato di chi ascolta attentamente e agisce con sollecitudine, preferibilmente senza dare nell’occhio. Chiediamoci oggi: io so mettermi in ascolto delle persone, sono disponibile alle loro buone richieste? Oppure accampo scuse, rimando, mi nascondo dietro parole astratte e inutili? Concretamente, quand’è stata l’ultima volta che sono andato a visitare una persona sola o malata – ognuno si risponda nel cuore –, o quando è stata l’ultima volta che ho cambiato i miei programmi per venire incontro alle necessità di chi mi domandava aiuto? (Angelus, 11 febbraio 2024)
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