Leggi e ascolta La Parola del 28 febbraio 2023
Sommario
Martedì della I settimana di Quaresima
- S. Auguste Chapdelaine missionario e martire (1814-1856)
- B. Tymoteusz Trojanowski sac. O.F.M. e martire († 1942)
Prima Lettura
La mia parola opera ciò che desidero.
Dal libro del profeta Isaìa
Is 55,10-11
Così dice il Signore:
«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 33 (34)
R. Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce.
Oppure:
R. Chi spera nel Signore non resta confuso.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. R.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. R.
Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo. R.
Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti. R.
Acclamazione al Vangelo
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. (Mt 4,4b)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Vangelo
Voi dunque pregate così.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,7-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Parola del Signore.
San Giovanni Cassiano (ca 360-435)
fondatore di monastero a Marsiglia
Sulla preghiera, XVIII ; SC 54 (trad. cb© evangelizo)
“Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome”
“Padre nostro”. Confessiamo che Dio e Signore dell’universo è nostro Padre, con la nostra bocca; ed è lì che affermiamo di essere stati chiamati dalla condizione di servi a quella di figli adottivi. E aggiungiamo: “Che sei nei cieli”.
Il tempo della nostra vita non è più allora che un esilio; e questa terra, una terra straniera, che ci separa dal Padre. Fuggiamola; e affrettiamoci, con tutto l’ardore del desiderio, verso la regione dove proclamiamo che sta il Padre! Pervenuti alla dignità di figli di Dio, presto bruceremo della tenerezza che è nel cuore di tutti i buoni figli; e senza più pensare al nostro interesse avremo unicamente la passione della gloria del Padre.
Gli diremo: “Sia santificato il tuo nome”, a testimonianza che la sua gloria è il nostro desiderio e la nostra gioia, a imitazione di colui che ha detto: “Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l’ha mandato è veritiero, e in lui non c’è ingiustizia” (Gv 7,18). (…)
Queste parole: “Sia santificato il tuo nome” si potrebbero benissimo spiegare anche nel senso che Dio sia santificato dalla nostra perfezione. E perciò dirgli: “Sia santificato il tuo nome” sarebbe come dirgli: “Padre, rendici tali da meritare di conoscere, capire la grandezza della tua santità, o almeno che questa santità pervada tutta la nostra vita spirituale!”
E’ ciò che si compie in noi quando “gli uomini vedono le nostre opere buone e glorificano il Padre che sta nei cieli” (Mt 5,16).
PAROLE DEL SANTO PADRE
Il cristiano non è uno che si impegna ad essere più buono degli altri: sa di essere peccatore come tutti.
Il cristiano semplicemente è l’uomo che sosta davanti al nuovo Roveto Ardente, alla rivelazione di un Dio che non porta l’enigma di un nome impronunciabile, ma che chiede ai suoi figli di invocarlo con il nome di “Padre”, di lasciarsi rinnovare dalla sua potenza e di riflettere un raggio della sua bontà per questo mondo così assetato di bene, così in attesa di belle notizie.
Ecco dunque come Gesù introduce l’insegnamento della preghiera del “Padre nostro”. Lo fa prendendo le distanze da due gruppi del suo tempo. Anzitutto gli ipocriti. […] C’è gente che è capace di tessere preghiere atee, senza Dio e lo fanno per essere ammirati dagli uomini. […]
La preghiera cristiana, invece, non ha altro testimone credibile che la propria coscienza, dove si intreccia intensissimo un continuo dialogo con il Padre: «Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto».
Poi Gesù prende le distanze dalla preghiera dei pagani: «Non sprecate parole […]: essi credono di venire ascoltati a forza di parole» (Mt 6,7).[…] Tu invece – dice Gesù –, quando preghi, rivolgiti a Dio come un figlio a suo padre, il quale sa di quali cose ha bisogno prima ancora che gliele chieda (cfr Mt 6,8). (Udienza generale, 2 gennaio 2019)
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