La Parola del 27 giugno 2024
Giovedì della XII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
- S. Cirillo di Alessandria vescovo e dottore della Chiesa
- S. Marguerite Bays terziaria francescana (1815-1879)
- San Ferdinando d’Aragona
Prima Lettura
Il re di Babilonia deportò Ioiachìn e tutti gli uomini di valore a Babilonia.
Dal secondo libro dei Re
2Re 24,8-17
Quando divenne re, Ioiachìn aveva diciotto anni; regnò tre mesi a Gerusalemme. Sua madre era di Gerusalemme e si chiamava Necustà, figlia di Elnatàn. Fece ciò che è male agli occhi del Signore, come aveva fatto suo padre.
In quel tempo gli ufficiali di Nabucodònosor, re di Babilonia, salirono a Gerusalemme e la città fu assediata. Nabucodònosor, re di Babilonia, giunse presso la città mentre i suoi ufficiali l’assediavano. Ioiachìn, re di Giuda, uscì incontro al re di Babilonia, con sua madre, i suoi ministri, i suoi comandanti e i suoi cortigiani; il re di Babilonia lo fece prigioniero nell’anno ottavo del suo regno.
Asportò di là tutti i tesori del tempio del Signore e i tesori della reggia; fece a pezzi tutti gli oggetti d’oro che Salomone, re d’Israele, aveva fatto nel tempio del Signore, come aveva detto il Signore. Deportò tutta Gerusalemme, cioè tutti i comandanti, tutti i combattenti, in numero di diecimila esuli, tutti i falegnami e i fabbri; non rimase che la gente povera della terra.
Deportò a Babilonia Ioiachìn; inoltre portò in esilio da Gerusalemme a Babilonia la madre del re, le mogli del re, i suoi cortigiani e i nobili del paese. Inoltre tutti gli uomini di valore, in numero di settemila, i falegnami e i fabbri, in numero di mille, e tutti gli uomini validi alla guerra, il re di Babilonia li condusse in esilio a Babilonia.
Il re di Babilonia nominò re, al posto di Ioiachìn, Mattanìa suo zio, cambiandogli il nome in Sedecìa.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 78 (79)
R. Salvaci, Signore, per la gloria del tuo nome.
O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti:
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto Gerusalemme in macerie.
Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo,
la carne dei tuoi fedeli agli animali selvatici. R.
Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme
e nessuno seppelliva.
Siamo divenuti il disprezzo dei nostri vicini,
lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno.
Fino a quando sarai adirato, Signore: per sempre?
Arderà come fuoco la tua gelosia? R.
Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri!
Aiutaci, o Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati
a motivo del tuo nome. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. (Gv 14,23)
Alleluia.
Il Vangelo del 27 giugno 2024
La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,21-29
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.
Parola del Signore.
San Gregorio Magno (ca 540-604)
papa, dottore della Chiesa
Libro XI, SC 212 (trad. cb© evangelizo)
“Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!” (Mt 7,23)
“Egli conosce l’ingannatore e colui che è ingannato. Gli uomini di consiglio conduce a finire da insensati, e stolti rende quelli che amministrano la giustizia” (Gb 12,16-17). Se ogni uomo che tenta di ingannare il prossimo è ingiusto e se la Verità dice agli ingiusti: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!” (Mt 7,23), in che senso si dice qui che il Signore conosce l’ingannatore? Per Dio, sapere significa sia costatare che approvare; egli conosce quindi l’uomo ingiusto perché lo giudica costatando – come infatti giudicherebbe che un uomo è ingiusto se non lo costatasse? – e tuttavia non conosce l’ingiusto perché non approva la sua condotta. Lo conosce dunque perché lo prende sul fatto; e non lo conosce perché non lo riconosce tale nello sguardo di sapienza. Parallelamente si dice che un uomo veritiero non conosce falsità, non che non sappia biasimare la parola falsa di un altro, ma quello stesso inganno, se lo conosce perché l’analizza, non lo conosce nell’amore, in quanto non lo commette lui, ma, commesso da un altro, lo condanna.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Gesù serviva la gente, spiegava le cose perché la gente capisse bene: era al servizio della gente. Aveva un atteggiamento di servitore, e questo dava autorità. Invece, questa gente non era coerente e la loro personalità era divisa al punto che Gesù consiglia ai suoi discepoli: ‘Ma, fate quello che vi dicono, ma non quello che fanno’: dicevano una cosa e ne facevano un’altra. Incoerenza. Erano incoerenti. E l’aggettivo che tante volte Gesù dice loro è ipocrita. E si capisce che uno che si sente principe, che ha un atteggiamento clericalistico, che è un ipocrita, non ha autorità! Dirà le verità, ma senza autorità. Invece Gesù, che è umile, che è al servizio, che è vicino, che non disprezza la gente e che è coerente, ha autorità. E questa è l’autorità che sente il popolo di Dio. (Omelia da Santa Marta, 10 gennaio 2017)
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