Leggi e ascolta La Parola del 27 aprile 2023
Sommario
Giovedì della III settimana di Pasqua
- S. Zita vergine e domestica a Lucca (1218-1278)
- B. Nicolas Roland presbitero e fondatore (1642-1678)
Prima Lettura
Ecco, qui c’è dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?
Dagli Atti degli Apostoli
At 8,26-40
In quei giorni, un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta».
Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etíope, eunùco, funzionario di Candàce, regina di Etiòpia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaìa.
Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va’ avanti e accòstati a quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaìa, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Egli rispose: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.
Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: “Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita”.
Rivolgendosi a Filippo, l’eunùco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù.
Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c’era dell’acqua e l’eunùco disse: «Ecco, qui c’è dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?». Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunùco, ed egli lo battezzò.
Quando risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunùco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada. Filippo invece si trovò ad Azoto ed evangelizzava tutte le città che attraversava, finché giunse a Cesarèa.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 65 (66)
R. Acclamate Dio, voi tutti della terra.
Oppure:
R. Alleluia, alleluia, alleluia.
Popoli, benedite il nostro Dio,
fate risuonare la voce della sua lode;
è lui che ci mantiene fra i viventi
e non ha lasciato vacillare i nostri piedi. R.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
A lui gridai con la mia bocca,
lo esaltai con la mia lingua. R.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore.
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. (Gv 6,51)
Alleluia.
Vangelo
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,44-51
In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Parola del Signore.
Santa Teresa di Calcutta (1910-1997)
fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
Lettera a un sacerdote, 17/02/1978
“Questo è il pane che discende dal cielo, chi ne mangia non morrà”
«Avevo fame, ero nudo, ero senza casa. L’avete fatto a me” (Mt 25,40).
Il Pane di vita e l’affamato, ma un solo amore: solo Gesù. La sua umiltà è così meravigliosa. Posso comprendere la sua maestà, la sua grandezza perché è Dio – ma la sua umiltà supera la mia comprensione, perché si è fatto Pane di vita affinché anche un figlio piccolo come me possa mangiarlo e vivere.
Qualche giorno fa mentre davo la santa comunione alle suore nella casa madre, all’improvviso mi sono resa conto che tenevo Dio nelle mie due dita. La grandezza dell’umiltà di Dio. Veramente “nessun amore più grande” – nessun amore più grande di quello di Cristo (Gv 15,13).
Dovete spesso, ne sono sicura, provare questa impressione che per la vostra parola, nelle vostre mani, il pane diventa il corpo di Gesù, il vino diventa il sangue di Gesù.
Come deve essere grande il vostro amore per Cristo! Nessun amore più grande dell’amore del sacerdote per Cristo, “suo Signore e suo Dio” (Gv 20,28).
PAROLE DEL SANTO PADRE
Gesù sa che il Padre gli chiede non solo di dare da mangiare alla gente, ma di dare sé stesso, di spezzare sé stesso, la propria vita, la propria carne, il proprio cuore perché noi possiamo avere la vita.
Queste parole del Signore risvegliano in noi lo stupore per il dono dell’Eucaristia.
Nessuno in questo mondo, per quanto ami un’altra persona, può farsi cibo per lei. Dio lo ha fatto, e lo fa, per noi. (Angelus, 8 agosto 2021)
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