La Parola del 26 ottobre 2023
Leggi e ascolta il Vangelo e La Parola del 26 ottobre 2023
Giovedì della XXIX settimana delle ferie del Tempo Ordinario
- SS. Luciano e Marciano martiri a Nicomedia, in Turchia
- B. Bonaventura da Potenza sac. O.F.M. Conv. (1651-1711)
Prima Lettura
Ora, liberati dal peccato, siete stati fatti servi di Dio.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 6,19-23
Fratelli, parlo un linguaggio umano a causa della vostra debolezza. Come infatti avete messo le vostre membra a servizio dell’impurità e dell’iniquità, per l’iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia, per la santificazione.
Quando infatti eravate schiavi del peccato, eravate liberi nei riguardi della giustizia. Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? Il loro traguardo infatti è la morte.
Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, raccogliete il frutto per la vostra santificazione e come traguardo avete la vita eterna. Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 1
R. Beato l’uomo che confida nel Signore.
Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte. R.
È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene. R.
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura,
per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui. (Fil 3,8-9)
Alleluia.
Il Vangelo del 26 ottobre 2023
Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12,49-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione.
D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Parola del Signore.
Santa Caterina da Siena (1347-1380)
terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d’Europa
Lettera 85 a Nicola di Osimo, n° 39 (trad. cb© evangelizo)
“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra”
Mi ricordo, dolcissimo Padre, d’una serva di Dio [santa Caterina] alla quale fu rivelato quanto è caro a Dio ciò che si fa per la Chiesa, e ve lo dico affinché siate incoraggiato a patire per essa.
So che una volta fra le altre questa serva di Dio desiderava ardentemente dare il suo sangue, distruggere e consumare tutto in lei per la Sposa di Cristo, per la santa Chiesa; si sforzava con la sua intelligenza di capire il suo nulla e la bontà di Dio nei suoi confronti; vedeva che Dio, per amore, le aveva dato l’essere e tutte le grazie, tutti i doni che vi aveva aggiunti.
Vedendo e gustando questo amore, questo abisso di carità, non vedeva altro mezzo per ringraziarlo che amarlo; non potendo essergli utile, non sapeva come provargli il suo amore, allora cercava di amare per lui qualcosa che le permettesse di mostrare il suo amore.
Ella vedeva che Dio ama di un amore infinito la creatura razionale, e questo amore ella lo trovava in se stessa e in tutti, perché noi tutti siamo amati da Dio: aveva dunque un mezzo di mostrare se amava Dio o no, poiché poteva così essergli utile.
Allora si metteva con ardore ad amare il prossimo e sentiva un tale amore per la salvezza di lui, che avrebbe dato con gioia la vita per ottenerla.
(…) Così quest’anima, vedendo tanta grandezza e profondità nella bontà di Dio, e ciò che doveva fare per piacergli di più, aumentava sempre più l’ardore del desiderio; le sembrava che se avesse potuto dare la vita mille volte al giorno fino al giudizio finale sarebbe stato meno di una goccia di vino nel mare; e ciò è anche vero.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Gesù dice ai discepoli: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione» (Lc 12,51).
Che cosa significa questo? Significa che la fede non è una cosa decorativa, ornamentale; vivere la fede non è decorare la vita con un po’ di religione, come se fosse una torta e la si decora con la panna.
No, la fede non è questo. La fede comporta scegliere Dio come criterio-base della vita, e Dio non è vuoto, Dio non è neutro, Dio è sempre positivo, Dio è amore, e l’amore è positivo! Dopo che Gesù è venuto nel mondo non si può fare come se Dio non lo conoscessimo.
Come se fosse una cosa astratta, vuota, di referenza puramente nominale; no, Dio ha un volto concreto, ha un nome: Dio è misericordia, Dio è fedeltà, è vita che si dona a tutti noi. Per questo Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non che Gesù voglia dividere gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra riconciliazione!
Ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità, Gesù non porta neutralità, questa pace non è un compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi.
E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti.
Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di contraddizione» (Lc 2,34).
Dunque, questa parola del Vangelo non autorizza affatto l’uso della forza per diffondere la fede. È proprio il contrario: la vera forza del cristiano è la forza della verità e dell’amore, che comporta rinunciare ad ogni violenza. Fede e violenza sono incompatibili! Fede e violenza sono incompatibili! Invece fede e fortezza vanno insieme.
Il cristiano non è violento, ma è forte.
E con che fortezza? Quella della mitezza, la forza della mitezza, la forza dell’amore. (Angelus, domenica 18 agosto 2013)
Ultimo aggiornamento il 8 Dicembre 2024 by Remigio Ruberto
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