La Parola del 20 settembre 2023
Leggi e ascolta il Vangelo e La Parola del 20 settembre 2023
Mercoledì della XXIV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
- SS. Andrea Kim Paolo Ghong e 101 comp., martiri (1839-1867)
- S. José María de Yermo Y Parres sac. e fond. (1851-1904)
Prima Lettura
Grande è il mistero della vera religiosità.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1Tm 3,14-16
Figlio mio, ti scrivo tutto questo nella speranza di venire presto da te; ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità.
Non vi è alcun dubbio che grande è il mistero della vera religiosità:
egli fu manifestato in carne umana
e riconosciuto giusto nello Spirito,
fu visto dagli angeli
e annunciato fra le genti,
fu creduto nel mondo
ed elevato nella gloria.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 110 (111)
R. Grandi sono le opere del Signore.
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:
le ricerchino coloro che le amano. R.
Il suo agire è splendido e maestoso,
la sua giustizia rimane per sempre.
Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie:
misericordioso e pietoso è il Signore. R.
Egli dà il cibo a chi lo teme,
si ricorda sempre della sua alleanza.
Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere,
gli diede l’eredità delle genti. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Le tue parole, Signore, sono spirito e sono vita;
tu hai parole di vita eterna. (Cf. Gv 6,63c.68c)
Alleluia.
Il Vangelo del 20 settembre 2023
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,31-35
In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».
Parola del Signore.
San Gregorio Magno (ca 540-604)
papa, dottore della Chiesa
Libro XIII, SC 212 (trad. cb© evangelizo)
Imparate a diventare stolti per esser saggi davanti a Dio
“E che non trovi un solo saggio fra voi” (Gb 17,10 Vulg.). Perché infatti appellarsi alla saggezza ed augurarsi tuttavia di non trovare saggi [gli amici di Giobbe], se non perché non possono arrivare alla vera saggezza uomini che sono convinti della loro falsa saggezza?
E’ di loro che è scritto: “Guai a coloro che si credono sapienti e si reputano intelligenti!” (Is 5,21) Ed è a loro che è detto ancora: “Non credere di essere saggio” (Pr 3,7).
Da ciò viene ancora che, se il grande predicatore [ Paolo ] incontrava dei saggi secondo la carne, chiedeva loro di acquistare la vera saggezza a cominciare dal diventare stolti: “Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente” (! Co 3,18) e la Verità stessa dice: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25).
Così, come coloro che sono saggi davanti a se stessi non possono giungere alla vera saggezza, il beato Giobbe, che desidera la conversione di coloro che l’ascoltano, è in diritto di augurarsi di non trovare un solo saggio, cioè: imparate a diventare stolti davanti a voi stessi per poter essere veramente saggi davanti a Dio.
PAROLE DEL SANTO PADRE
È proprio la classe dirigente quella che chiude le porte al modo col quale Dio vuole salvarci.
E così si capiscono i dialoghi forti di Gesù con la classe dirigente del suo tempo: litigano, lo mettono alla prova, gli tendono trappole per vedere se cade, perché è la resistenza a essere salvati. Gesù dice loro: ‘Ma, io non vi capisco! Voi siete come quei bambini: vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
Ma cosa volete?’; ‘Vogliamo fare la salvezza a modo nostro!’. È sempre questa chiusura al modo di Dio. (…) Anche noi, ognuno di noi ha questo dramma dentro. Ma ci farà bene domandarci: come voglio io essere salvato? A modo mio? Al modo di una spiritualità, che è buona, che mi fa bene, ma che è fissa, ha tutto chiaro e non c’è rischio?
O al modo divino, cioè sulla strada di Gesù che sempre ci sorprende, che sempre ci apre le porte a quel mistero dell’Onnipotenza di Dio, che è la misericordia e il perdono?”. (Omelia Santa Marta, 3 ottobre 2014)
Ultimo aggiornamento il 17 Settembre 2024 by Remigio Ruberto
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