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Lazzaro leccato dai cagnolini

Tempo di lettura: 6 minuti

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 20 marzo 2025

Giovedì della II settimana di Quaresima

Prima Lettura

Maledetto chi confida nell’uomo; benedetto chi confida nel Signore.

Dal libro del profeta Geremìa
Ger 17,5-10

Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamarisco nella steppa;
non vedrà venire il bene, 
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti.
Niente è più infido del cuore 
e difficilmente guarisce!
Chi lo può conoscere?
Io, il Signore, scruto la mente 
e saggio i cuori,
per dare a ciascuno secondo la sua condotta, 
secondo il frutto delle sue azioni».
 
 Parola di Dio.
 

Salmo Responsoriale

Dal Sal 1

R. Beato l’uomo che confida nel Signore.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte. R.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:  
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene. R.
 
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via dei malvagi va in rovina. R.

Acclamazione al Vangelo

Lode e onore a te, Signore Gesù.

Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
con cuore integro e buono
e producono frutto con perseveranza. (Cf. Lc 8,15)

Lode e onore a te, Signore Gesù.

Il Vangelo di oggi 20 marzo 2025

Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Parola del Signore.

Eugenio Ruberto
Il Vangelo del giorno
La Parola del 20 marzo 2025
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San Basilio (ca 330-379)

monaco e vescovo di Cesarea in Cappadocia, dottore della Chiesa

Omelia sulla carità (trad. cb© evangelizo)

Cerchiamo di non assomigliare al “ricco cattivo”!

Fratello, attento a che il tuo destino non sia quello del “ricco cattivo”. Se la storia è stata scritta, è appunto perché evitiamo di assomigliargli. Uomo, imita la terra: come lei, porta frutto; non mostrarti meno buono di lei che non ha anima. Non è per goderne lei che la terra nutre i frutti, è al tuo servizio. Al contrario tu hai il vantaggio che i benefici del tuo buon agire tornano infine a te; poiché è ai benefattori che torna sempre la ricompensa del bene fatto. (…) Perché quindi tormentarti a questo punto e fare tanti sforzi per mettere la tua ricchezza al riparo dietro malta e mattoni? (…) Che tu lo voglia o no, dovrai un giorno lasciare il tuo denaro; al contrario, la gloria di tutto il bene che avrai fatto, la porterai con te fin davanti al divino Maestro, quando tutto un popolo si affretterà in tua difesa davanti al Giudice comune, ti chiamerà con nomi che diranno che l’hai nutrito, assistito, che sei stato buono. (…) Quanto dovrai essere riconoscente, felice e fiero dell’onore che ti è dato: non sei tu a dover importunare gli altri alla porta, sono gli altri che vengono con premura alla tua. E magari tu ora ti adombri, non ti fai trovare, fuggi gli incontri per paura di dover lasciare un po’ di quanto conservi così gelosamente. E non conosci che una parola: “Non ho nulla, non vi darò nulla, poiché sono povero”. Povero in realtà lo sei, e povero di ogni bene: povero d’amore, povero di bontà, povero di fiducia in Dio, povero di speranza eterna.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Per convertirci, non dobbiamo aspettare eventi prodigiosi, ma aprire il cuore alla Parola di Dio, che ci chiama ad amare Dio e il prossimo. La Parola di Dio può far rivivere un cuore inaridito e guarirlo dalla sua cecità. Il ricco conosceva la Parola di Dio, ma non l’ha lasciata entrare nel cuore, non l’ha ascoltata, perciò è stato incapace di aprire gli occhi e di avere compassione del povero. Nessun messaggero e nessun messaggio potranno sostituire i poveri che incontriamo nel cammino, perché in essi ci viene incontro Gesù stesso: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40), dice Gesù. Così nel rovesciamento delle sorti che la parabola descrive è nascosto il mistero della nostra salvezza, in cui Cristo unisce la povertà alla misericordia. Cari fratelli e sorelle, ascoltando questo Vangelo, tutti noi, insieme ai poveri della terra, possiamo cantare con Maria: «Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1,52-53). (Udienza generale, 18 maggio 2016)


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Eugenio

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