Mercoledì della IX settimana delle ferie del Tempo Ordinario
- SS. Marcellino (sac.) e Pietro (esorcista) martiri († 304)
- S. Felice da Nicosia religioso O.F.M. Cap. (1715-1787)
Libro di Tobia 3,1-11a.16-17a.
In quei giorni, con l’animo affranto dal dolore, sospirai e piansi. Poi iniziai questa preghiera di lamento:
«Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo.
Ora, Signore, ricordati di me e guardami. Non punirmi per i miei peccati e per gli errori miei e dei miei padri.
Violando i tuoi comandi, abbiamo peccato davanti a te. Tu hai lasciato che ci spogliassero dei beni; ci hai abbandonati alla prigionia, alla morte e ad essere la favola, lo scherno, il disprezzo di tutte le genti, tra le quali ci hai dispersi.
Ora, nel trattarmi secondo le colpe mie e dei miei padri, veri sono tutti i tuoi giudizi, perché non abbiamo osservato i tuoi decreti, camminando davanti a te nella verità.
Agisci pure ora come meglio ti piace; da’ ordine che venga presa la mia vita, in modo che io sia tolto dalla terra e divenga terra, poiché per me è preferibile la morte alla vita. Gli insulti bugiardi che mi tocca sentire destano in me grande dolore. Signore, comanda che sia liberato da questa prova; fa’ che io parta verso la dimora eterna. Signore, non distogliere da me il tuo volto. Per me infatti è meglio morire che vedermi davanti questa grande angoscia, e così non sentirmi più insultare!».
Nello stesso giorno capitò a Sara figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media, di sentire insulti da parte di una serva di suo padre,
poiché lei era stata data in moglie a sette uomini, ma Asmodèo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei come si fa con le mogli. A lei appunto disse la serva: «Sei proprio tu che uccidi i tuoi mariti. Ecco, sei già stata data a sette mariti e neppure di uno hai potuto portare il nome.
Perché vorresti colpire noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene con loro e che da te non dobbiamo mai vedere né figlio né figlia».
In quel giorno dunque essa soffrì molto, pianse e salì nella stanza del padre con l’intenzione di impiccarsi. Ma tornando a riflettere pensava: «Che non insultino mio padre e non gli dicano: “La sola figlia che avevi, a te assai cara, si è impiccata per le sue sventure”. Così farei precipitare con angoscia la vecchiaia di mio padre negli inferi. Meglio per me che non mi impicchi, ma supplichi il Signore di farmi morire per non sentire più insulti nella mia vita».
In quel momento stese le mani verso la finestra e pregò: «Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli».
In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio
e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio; a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a liberarla dal cattivo demonio Asmodèo.
Salmi 25(24),2-4a.4b-5ab.6-7bc.8-9.
Dio mio, in te confido: non sia confuso!
Non trionfino su di me i miei nemici!
Chiunque spera in te non resti deluso,
sia confuso chi tradisce per un nulla.
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua verità e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.
Ricordati, Signore, del tuo amore,
della tua fedeltà che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
Buono e retto è il Signore,
la via giusta addita ai peccatori;
guida gli umili secondo giustizia,
insegna ai poveri le sue vie.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 12,18-27.
In quel tempo, vennero a Gesù dei sadducei, i quali dicono che non c’è risurrezione, e lo interrogarono dicendo:
«Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello.
C’erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza;
allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente,
e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna.
Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l’hanno avuta come moglie».
Rispose loro Gesù: «Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?
Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.
A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe?
Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore».
Sant’Anastasio d’Antiochia
monaco poi patriarca d’Antiochia 549-570 e 593-599
Discorso 5, sulla Risurrezione di Cristo; PG 89, 1358
« Non è un Dio dei morti ma dei viventi »
“Per questo Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi” (Rm 14,9). “Dio non è Dio dei morti, ma dei viventi”. Poiché il Signore dei morti è vivo, i morti non sono più morti, ma vivi; e regna in loro la vita proprio perché vivano, senza temere più la morte, come “Cristo, risuscitato dai morti, non muore più” (Rm 6,9). Così risuscitati e liberati dalla corruzione, non vedranno più la morte, ma parteciperanno alla risurrezione di Cristo, come Cristo fu partecipe della loro morte. Non per altro motivo infatti egli discese sulla terra, fino ad allora eterna prigione, se non per “infrangere le porte di bronzo e spezzare le sbarre di ferro” (Is 45,2) della morte e per attirare a sé dalla corruzione la nostra vita, donandoci la libertà al posto della schiavitù. Se non appare ancora ultimata l’opera di questo disegno divino (gli uomini infatti continuano a morire e i corpi si dissolvono nella morte), ciò non deve diventare motivo di incredulità. Già in anticipo infatti abbiamo avuto le primizie dei beni futuri promessi nella persona di colui che è il primogenito (…); “Con lui ci ha risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù” (Ef 2,6). Raggiungeremo il compimento di questa promessa quando verrà il tempo prestabilito dal Padre, quando avremo lasciato l’infanzia e arriveremo “allo stato di uomo perfetto” (Ef 4,13). Così piacque al Padre dei secoli, perché fosse stabile il dono concesso. (…) L’apostolo Paolo inoltre dice che questo fatto, a lui ben noto, si sarebbe avverato per tutto il genere umano per mezzo di Cristo, “il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,21). (…) Il corpo glorioso di Cristo non è diverso dal “corpo seminato ignobile” (1 Cor 15,43), è lo stesso, ma mutato poi in glorioso. Portando al Padre la sua umanità, primizia della nostra natura, Cristo condurrà a lui anche tutto l’universo; lo ha promesso quando ha detto: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32).
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