Giuseppe e Maria portano Gesù a Gerusalemme

Leggi e ascolta La Parola del 2 febbraio 2023

Presentazione del Signore, festa

Prima Lettura

Entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate.

Dal libro del profeta Malachìa
Ml 3,1-4

Così dice il Signore Dio:
«Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti.

Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai.

Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia.

Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale


Dal Sal 23 (24)

R. Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R.

Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia. R.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R.

Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria. R.

Seconda Lettura

Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli.Dalla lettera agli Ebrei
Eb 2,14-18

Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.

Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.

Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

I miei occhi hanno visto la tua salvezza:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele. (Lc 2,30.32)

Alleluia.

Vangelo

I miei occhi hanno visto la tua salvezza.

La Parola del 2 febbraio 2023
Giuseppe e Maria portano Gesù a Gerusalemme

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore –  come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.

Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare,
o Signore, che il tuo servo vada in pace,
secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.

San Paolo VI

papa dal 1963 al 1978

Omelia a Nazareth del 5/01/64 (trad. italiana)

«Fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth»

Nazareth è la scuola dove cominciamo a comprendere la vita di Gesù, la scuola del Vangelo. Qui impariamo ad osservare, ascoltare, meditare, penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio, tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitarlo. …

Come vorremmo ritornare fanciulli e affidarci a questa umile e sublime scuola di Nazareth; quanto desidereremmo ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine!… In primo luogo una lezione di silenzio. Rinasca in noi la stima del silenzio, questa ammirevole ed indispensabile condizione dello spirito, in noi storditi da tanti frastuoni, rumori e clamori nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo.

Oh! silenzio di Nazareth, insegnaci il raccoglimento, l’interiorità, la disposizione ad ascoltare le buone ispirazioni e le esortazioni dei veri maestri; insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione, l’interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel segreto (Mt 6,6). Una lezione di vita famigliare.

Nazareth ci insegni cos’è la famiglia, la sua comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com’è dolce ed insostituibile l’educazione che vi riceviamo, ci insegni la sua funzione primaria sul piano sociale. Una lezione di lavoro.

Nazareth, casa del «Figlio del falegname» (Mt 13,55): qui soprattutto vorremmo comprendere e celebrare la legge severa e redentrice della fatica umana; qui ristabilire la coscienza della nobiltà del lavoro; ricordare qui che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma riceve la propria libertà ed eccellenza, oltre al suo valore economico, da ciò che lo volge al suo nobile fine.

Qui vorremmo salutare i lavoratori di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le cause giuste che li animano, Cristo nostro Signore.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Simeone, mosso dallo Spirito, vede e riconosce Cristo.

E prega dicendo: «I miei occhi hanno visto la tua salvezza» (v. 30).

Ecco il grande miracolo della fede: apre gli occhi, trasforma lo sguardo, cambia la visuale.

Come sappiamo da tanti incontri di Gesù nei Vangeli, la fede nasce dallo sguardo compassionevole con cui Dio ci guarda, sciogliendo le durezze del nostro cuore, risanando le sue ferite, dandoci occhi nuovi per vedere noi stessi e il mondo.

Occhi nuovi su noi stessi, sugli altri, su tutte le situazioni che viviamo, anche le più dolorose.

Non si tratta di uno sguardo ingenuo, no, è sapienziale; lo sguardo ingenuo fugge la realtà o finge di non vedere i problemi; si tratta invece di occhi che sanno “vedere dentro” e “vedere oltre”; che non si fermano alle apparenze, ma sanno entrare anche nelle crepe della fragilità e dei fallimenti per scorgervi la presenza di Dio. (Omelia, 2 febbraio 2022)

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