Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 10 ottobre 2024
Giovedì della XXVII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
- S. Daniele Comboni vescovo e fondatore (1831-1881)
- B. Maria Angela Truszkowska vergine e fond. (1825-1899)
Prima Lettura
È per le opere della Legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver ascoltato la parola della fede?
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Gal 3,1-5
O stolti Gàlati, chi vi ha incantati? Proprio voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso!
Questo solo vorrei sapere da voi: è per le opere della Legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver ascoltato la parola della fede? Siete così privi d’intelligenza che, dopo aver cominciato nel segno dello Spirito, ora volete finire nel segno della carne? Avete tanto sofferto invano? Se almeno fosse invano!
Colui dunque che vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della Legge o perché avete ascoltato la parola della fede?
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Lc 1,68-75
R. Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
perché ha visitato il suo popolo.
Ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo. R.
Salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza. R.
Del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo. (Cf. At 16,14b)
Alleluia.
Il Vangelo del 10 ottobre 2024
Chiedete e vi sarà dato.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 11,5-13
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli:
«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Parola del Signore.
San Nerses Snorhali (1102-1173)
patriarca armeno
Seconda parte, § 526-532; SC 203 (trad. cb© evangelizo)
Non ho nulla, possa io ricevere quanto ti chiedo!
Prima dell’arrivo dell’amico chi reclamerà l’anima mia, Lui, il celeste fra gli esseri celesti, E che mi condurrà al cielo, Lui che è tuo amico, buono per natura, che ho avuto in odio per amore del malvagio, all’entrata della luce della tua aurora, arrivo con anima tenebrosa. Al posto di tre pani, dammi la confessione della Trinità di Persone, e il tuo corpo celeste, grazie al quale abbiamo conosciuto le tre Ipostasi*. Fra le buone azioni, infatti, non ho nulla da mettere davanti all’amico del bene, ma solo la fede nella tua grazia e l’ultimo viatico di vita. Contro di me, supplice importuno, non addurre a pretesto che le porte sono chiuse, e i bambini sono a letto, che le anime innocenti si riposano. E non dire che è impossibile, cosa che significherebbe che Tu non vuoi. Poiché, se tu lo vuoi, è cosa compiuta per il bene. Ma fa’ che T’importuni secondo la parabola affinché riceva ciò che chiedo, non a causa dell’amore che ho perso, ma a causa del grido dei miei nemici.
* Ipostasi: La Chiesa usa il termine persona o ipostasi per indicare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nella loro distinzione reale (cf. CEC § 252).
PAROLE DEL SANTO PADRE
La preghiera dev’essere anzitutto tenace: come il personaggio della parabola che, dovendo accogliere un ospite arrivato all’improvviso, in piena notte va a bussare da un amico e gli chiede del pane. L’amico risponde “no!”, perché è già a letto, ma lui insiste e insiste finché non lo costringe ad alzarsi e a dargli il pane (cfr Lc 11,5-8). Una richiesta tenace. Ma Dio è più paziente di noi, e chi bussa con fede e perseveranza alla porta del suo cuore non rimane deluso. Dio sempre risponde. Sempre. Il nostro Padre sa bene di cosa abbiamo bisogno; l’insistenza non serve a informarlo o a convincerlo, ma serve ad alimentare in noi il desiderio e l’attesa. […] L’insegnamento del Vangelo è chiaro: si deve pregare sempre, anche quando tutto sembra vano, quando Dio ci appare sordo e muto e ci pare di perdere tempo. Anche se il cielo si offusca, il cristiano non smette di pregare. La sua orazione va di pari passo con la fede. E la fede, in tanti giorni della nostra vita, può sembrare un’illusione, una fatica sterile. Ci sono dei momenti bui, nella nostra vita e in quei momenti la fede sembra un’illusione. Ma praticare la preghiera significa anche accettare questa fatica. […] In queste notti della fede, chi prega non è mai solo. Gesù infatti non è solo testimone e maestro di preghiera, è di più. Egli ci accoglie nella sua preghiera, perché noi possiamo pregare in Lui e attraverso di Lui. E questo è opera dello Spirito Santo. È per questa ragione che il Vangelo ci invita a pregare il Padre nel nome di Gesù. (Udienza generale, 11 novembre 2020)
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