Leggi e ascolta La Parola del 1 febbraio 2023
Sommario
Mercoledì della IV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
- B. Anna Michelotti vergine e fondatrice (1843-1888)
- B. Luigi Variara missionario S.D.B. e fondatore (1875-1923)
Prima Lettura
Il Signore corregge colui che egli ama.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,4-7.11-15
Fratelli, non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato e avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:
«Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;
perché il Signore corregge colui che egli ama
e percuote chiunque riconosce come figlio».
È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.
Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore; vigilate perché nessuno si privi della grazia di Dio. Non spunti né cresca in mezzo a voi alcuna radice velenosa, che provochi danni e molti ne siano contagiati.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 102 (103)
R. L’amore del Signore è da sempre.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. R.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,
perché egli sa bene di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere. R.
Ma l’amore del Signore è da sempre,
per sempre su quelli che lo temono,
e la sua giustizia per i figli dei figli,
per quelli che custodiscono la sua alleanza. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono. (Gv 10,27)
Alleluia.
Vangelo
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,1-6
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose?
E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Parola del Signore.
San Gregorio Magno (ca 540-604)
papa, dottore della Chiesa
Libro XIV, SC 212
Il nostro redentore è stato come un forestiero
“Un forestiero sono ai loro occhi” (Gb 19,15). Non essere conosciuto dalla sinagoga era, per il nostro Redentore, essere a casa sua come un forestiero.
E’ ciò che attesta il Profeta con le parole: “Perché vuoi essere come un forestiero nel paese e come un viandante che si ferma solo una notte?” (Ger 14,8) Poiché non è stato ascoltato come Signore, è stato preso non come cittadino del posto, ma come un forestiero.
E come un viandante che ha fatto una sosta per cercare alloggio: ha preso in Giudea solo qualche uomo, ma è per la chiamata dei Gentili che ha compiuto il suo viaggio.
Dunque, è stato ai loro occhi uno che passa, poiché il loro pensiero è rimasto a quanto vedevano e non potevano comprendere nel Signore quanto non vedevano.
Disprezzando la sua carne visibile, non sono arrivati a capire la sua invisibile maestà. A ragione perciò si può dire: “Un forestiero sono ai loro occhi”.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Quando facciamo prevalere la comodità dell’abitudine e la dittatura dei pregiudizi, è difficile aprirsi alla novità e lasciarsi stupire. […]
Ma senza apertura alla novità e soprattutto – ascoltate bene – apertura alle sorprese di Dio, senza stupore, la fede diventa una litania stanca che lentamente si spegne e diventa un’abitudine, un’abitudine sociale. Ho detto una parola: lo stupore.
Cos’è, lo stupore? Lo stupore è proprio quando succede l’incontro con Dio: “Ho incontrato il Signore”. Leggiamo il Vangelo: tante volte, la gente che incontra Gesù e lo riconosce, sente lo stupore. E noi, con l’incontro con Dio, dobbiamo andare su questa via: sentire lo stupore.
È come il certificato di garanzia che quell’incontro è vero, non è abitudinario. (Angelus, 4 luglio 2021)
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