Io ci provo! L’importante è non restare fermi

Commento al Vangelo del 22 dicembre 2024

Quarta domenica di Avvento – anno C

«Colui che regola il corso delle stelle
succhia da un seno di donna:
nutre gli angeli, parla nel seno del Padre,
tace nel grembo della madre».

Sant’Agostino, Discorso 196,3

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,39-45
 
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Parola del Signore.

Fermi o in cammino

La paura o la delusione ci costringono di solito a restare fermi, ci bloccano. Al contrario il desiderio e la speranza ci fanno camminare, ci fanno vivere. Dal punto di vista spirituale, in genere, quello che ci immobilizza viene dallo spirito cattivo: dove non c’è movimento, è difficile che ci sia Dio.

Il Vangelo di questa domenica ci presenta infatti due donne che non si sono lasciate bloccare dalla paura e dalla delusione, che ragionevolmente avrebbero potuto sperimentare nella loro vita: Maria si alza e si mette in cammino, non rimane a fare ragionamenti su quello che può succedere – e ne avrebbe avuto motivo, visto che una ragazza non sposata, trovata incinta, rischiava la vita; Elisabetta, a differenza di suo marito Zaccaria, che evidentemente è una persona rassegnata che non si aspetta più nulla dalla vita, ha probabilmente continuato a sperare nel silenzio, affinché il Signore rendesse feconda la sua vita.

Affrontare gli ostacoli

Due donne che ci insegnano innanzitutto a non fermarci davanti agli ostacoli della vita. Maria infatti si mette in cammino verso la montagna, simbolo di ciò che si frappone tra noi e la meta. Maria non si lascia spaventare dalle montagne da attraversare. E il testo del Vangelo ce la presenta in cammino da sola. Anche se dal punto di vista storico è improbabile, ed è pensabile invece che si sia unita a una carovana per compiere quel viaggio, sta di fatto che il testo, così come ci è giunto, ha voluto presentarci l’immagine di questa ragazza coraggiosa che non si spaventa se deve affrontare da sola un viaggio pericoloso, che attraverso la Samaria l’avrebbe condotta in Giudea, forse per dirci che ci sono dei viaggi, nella vita, che possiamo fare solo noi, viaggi che dobbiamo fare da soli.

Condividere e servire

Maria è spinta certamente dal desiderio di condividere con Elisabetta quello che entrambe stanno vivendo: Dio sta lavorando nella loro vita. Maria cerca perciò una persona che possa capirla, una persona che stia vivendo un’esperienza simile alla sua. Dall’altra parte però Maria è spinta anche dal desiderio di servire, perché ha saputo che c’è una persona che ha bisogno di lei: condividere e servire sono quelle spinte che ci permettono di uscire da noi, di non ripiegarci su noi stessi, di non chiuderci né nella preoccupazione né nel compiacimento.

Sperare e discernere

Elisabetta, a sua volta, non è rimasta chiusa nella delusione di una vita che passa apparentemente senza portare frutto. È l’immagine dell’umanità che sperimenta la sterilità e l’incapacità di generare. È a questa umanità che Maria porta Gesù! Maria è immagine della Chiesa, chiamata a scomodarsi e a mettersi in viaggio per portare Gesù là dove c’è l’umanità scoraggiata e delusa.

Elisabetta vuol dire infatti Dio è giuramento: Dio compie per ogni uomo e per ogni donna la sua promessa di bene. Lungo gli anni è comprensibile che, di tanto in tanto, Elisabetta abbia ceduto alla tentazione dello scoraggiamento, quando forse avrà sentito Dio lontano. C’è però sempre un tempo nel quale Dio si fa vicino e risponde alla nostra preghiera. Elisabetta ci insegna a non deporre mai la speranza.

Elisabetta ci viene presentata qui come donna del discernimento, perché si interroga su quello che sta avvenendo e su quello che sta provando dentro di lei: a che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? …il bambino ha sussultato nel grembo. Elisabetta è una donna che ascolta in maniera attiva, pienamente presente a chi le sta parlando: sente dentro se stessa gli effetti della parola che ascolta e su quei movimenti interiori si interroga.

Un altro punto di vista

Queste due donne in cammino in modi diversi ci vengono presentate da Luca come coloro che muovono sorprendentemente la storia.

Nel primo capitolo del suo Vangelo, Luca aveva dipinto un quadro puntuale e terribile della storia del suo tempo, ma adesso cambia la prospettiva, come se volesse farci guardare dietro le quinte, per suggerirci come in realtà si muove la storia, al di là delle apparenze.

Non sono i potenti e i grandi, ma due donne semplici e insignificanti (per la cultura del tempo) a fare la storia. Forse è anche un invito a cambiare prospettiva sulla storia, un invito a scoprire in che modo Dio interviene e agisce dentro la storia. Tutto dunque è in movimento. Dio stesso, seppur con tempi e modi che per lo più ci sfuggono, muove le cose, così anche noi siamo invitati a non restare fermi, ma a metterci in viaggio e a svegliare il cuore.

Leggersi dentro

  • In questo momento della vita sei fermo o in cammino?
  • Servire, sperare, condividere…: quali verbi stanno caratterizzando la tua vita spirituale?

Per gentile concessione © ♥ Padre Gaetano Piccolo SJ

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