Leggiamo ed ascoltiamo “Il topo dei fumetti” di Gianni Rodari
Ciao amiche ed amici carissimi dalla vostra Francesca Ruberto ♥
Oggi vi leggo “Il topo dei fumetti” tratta da libro “Favole al telefono” di Gianni Rodari
Giovanni Francesco Rodari, detto Gianni[1] (pronuncia Rodàri, /roˈdari/; Omegna, 23 ottobre 1920 – Roma, 14 aprile 1980), è stato uno scrittore, pedagogista, giornalista e poeta italiano. È l’unico scrittore italiano ad aver vinto il Premio Hans Christian Andersen (1970). (leggi ancora)
Leggiamo insieme
Un topolino dei fumetti, stanco di abitare tra le pagine di un giornale e desideroso di cambiare il sapore della carta con quello del formaggio, spiccò un bel salto e si trovò nel mondo dei topi di carne e d’ossa.
Squash! – esclamò subito, sentendo odor di gatto. – Come ha detto? – bisbigliarono gli altri topi, messi in
soggezione da quella strana parola.
Sploom, bang, gulp! – disse il topolino, che parlava solo la lingua dei fumetti.
Dev’essere turco, – osservò un vecchio topo di bastimento, che prima di andare in pensione era stato in
servizio nel Mediterraneo. E si provò a rivolgergli la parola in turco. Il topolino lo guardò con meraviglia e
disse: Ziip, fiiish, bronk.
Non è turco, – concluse il topo navigatore. – Allora cos’è?
Vattelapesca.
Così lo chiamarono Vattelapesca e lo tennero un po’ come lo scemo del villaggio.
Vattelapesca, – gli domandavano, – ti piace di più il parmigiano o il groviera?
Spliiit, grong, ziziziiir, – rispondeva il topo dei fumetti.
Buona notte, – ridevano gli altri. I più piccoli, poi, gli tiravano la coda apposta per sentirlo protestare in
quella buffa maniera: – Zoong, splash, squarr! Una volta andarono a caccia in un mulino, pieno di
sacchi di farina bianca e gialla. I topi affondarono i denti in quella manna e masticavano a cottimo, facendo: crik, crik, crik, come tutti i topi quando masticano. Ma il topo dei fumetti faceva: – Crek, screk, schererek.
Impara almeno a mangiare come le persone educate, – borbottò il topo navigatore. – Se fossimo su un bastimento saresti già stato buttato a mare. Ti rendi conto o no che fai un rumore disgustoso?
Crengh, – disse il topo dei fumetti, e tornò a infilarsi in un sacco di granturco. Il navigatore, allora, fece un segno agli altri, e quatti quatti se la filarono, abbandonando lo straniero al suo destino, sicuri che non avrebbe mai ritrovato la strada di casa.
Per un po’ il topolino continuò a masticare. Quando finalmente si accorse di essere rimasto solo, era già
troppo buio per cercare la strada e decise di passare la notte al mulino. Stava per addormentarsi, quand’ecco nel buio accendersi due semafori gialli, ecco il fruscio sinistro di quattro zampe di cacciatore. Un gatto! Squash! – disse il topolino, con un brivido.
Gragrragnau! – rispose il gatto. Cielo, era un gatto dei fumetti! La tribù dei gatti veri lo aveva cacciato
perché non riusciva a fare miao come si deve.
I due derelitti si abbracciarono, giurandosi eterna amicizia e passarono tutta la notte a conversare nella
strana lingua dei fumetti. Si capivano a meraviglia.
Ascoltiamo insieme
Buonanotte e sogni d’oro da Francesca Ruberto ♥
Ultimo aggiornamento il 23 Ottobre 2024 by Remigio Ruberto
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