Leggi e ascolta Il pescatore di Cefalù
Sommario
Leggiamo insieme
Una volta un pescatore di Cefalù, nel tirare in barca la
rete, la sentì pesante pesante, e chissà cosa credeva di
trovarci.
Invece ci trovò un pesciolino lungo un mignolo,
lo afferrò con rabbia e stava per ributtarlo in mare quando
udì una vocina sottile che diceva:
Ahi, non mi stringere così forte.
Il pescatore si guardò intorno e non vide nessuno, né
vicino né lontano, e alzò il braccio per buttare il pesce,
ma ecco di nuovo la vocina:
Non mi buttare, non mi buttare!
Allora capì che la voce veniva dal pesce, lo aprì e ci
trovò dentro un bambino piccolo piccolo, ma ben fatto,
coi piedi, le mani, la faccina, tutto proprio a posto, solo
che dietro la schiena aveva due pinne, come i pesci.
Chi sei?
Sono il bambino di mare.
E che vuoi da me?
Se mi terrai con te ti porterò fortuna. Il pescatore
sospirò:
Ho già tanti figli da mantenere, proprio a me doveva
toccare questa fortuna di averne da sfamare un altro.
Vedrai, – disse il bambino di mare.
Il pescatore lo portò a casa, gli fece fare una camicia
per nascondere le pinne e lo mise a dormire nella culla del
suo ultimo nato, e non occupava nemmeno mezzo cuscino
con tutta la persona.
Quello che mangiava, però, era uno spavento:
mangiava più lui di tutti gli altri figli del pescatore, che
erano sette, uno più affamato dell’altro.
Una bella fortuna davvero, – sospirava il pescatore. –
Andiamo a pescare? – disse la mattina dopo il bambino di
mare con la sua vocetta sottile sottile. Andarono, e il
bambino di mare disse: – Rema diritto fin che te lo dico
io. Ecco, siamo arrivati. Butta la rete qua sotto.
Il pescatore ubbidì, e quando ritirò la rete la vide piena
come non l’aveva mai vista, ed era tutto pesce di prima
qualità.
Il bambino di mare batté le mani: – Te l’avevo detto, io
so dove stanno i pesci.
In breve tempo il pescatore arricchì, comprò una
seconda barca, poi una terza, poi tante, e tutte andavano
in mare a buttare le reti per lui, e le reti si riempivano di
pesce fino, e il pescatore guadagnava tanti soldi che
dovette far studiare da ragioniere uno dei suoi figli per
contarli.
Diventando ricco, però, il pescatore dimenticò quel che
aveva sofferto quando era povero. Trattava male i suoi
marinai, li pagava poco, e se protestavano li licenziava.
Come faremo a sfamare i nostri bambini? – essi si
lamentavano.
Dategli dei sassi, – egli rispondeva, – vedrete che li
digeriranno.
Il bambino di mare, che vedeva tutto e sentiva tutto,
una sera gli disse:
Bada che quel che è stato fatto si può disfare.
Ma il pescatore rise e non gli diede retta. Anzi, prese il
bambino di mare, lo rinchiuse in una grossa conchiglia e
lo gettò in acqua.
E chissà quanto tempo dovrà passare prima che il
bambino di mare possa liberarsi. Voi cosa fareste al suo
posto?
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