Leggi e ascolta il sesto capitolo de “il mago di OZ”

Ciao amici ed amiche di Eugenio
Stasera vi leggo il sesto capitolo della storia di “Il Mago di OZ“; il titolo del capitolo è “Il ritorno dal Mago di Oz“.

Il ritorno dal Mago di Oz


Non vi trattengo oltre con le mie parole, perché la favola è lunghetta e voi bimbi dovete andare a dormire presto!

Leggiamo insieme

Non c’erano strade per la Città di Smeraldo, sapevano solo che dovevano andare verso est, ma arrivò sera e ancora della città non c’era l’ombra. Quando erano attaccati dalle scimmie alate, avevano volato velocissimi sopra i campi, adesso a piedi era tutto molto più complicato.

Il giorno dopo il gruppo si consultò sul da farsi.
– Secondo me ci siamo persi – disse lo Spaventapasseri.
– Così non raggiungeremo mai la Città di Smeraldo e io non avrò mai un cuore – disse il Boscaiolo di Latta.
– E io il mio coraggio – aggiunse il Leone.
– E se chiamassimo i Topi di Campagna? – propose Dorothy.

Così fecero e dopo poco li raggiunse la Regina dei Topi di Campagna – Cosa posso fare per voi, miei amici? – chiese.
– Ci potresti indicare la direzione per la Città di Smeraldo? – disse Dorothy.
– Certo! Ma è molto lontana da qui, stavate andando nella direzione sbagliata… – poi notando la cuffia d’oro indossata dalla bambina, la Regina aggiunse – ma perché non chiamate le Scimmie Alate?

– E come si fa? – chiese Dorothy.
– Basta usare l’incantesimo della Cuffia d’Oro, la formula magica è scritta all’interno.
– Non sapevo fosse magica! – esclamò.

Dorothy si tolse la cuffia e lesse la formula magica ad alta voce, in pochi minuti la banda delle Scimmie Alate era tutta davanti a loro.
– Cosa comanda mia signora? – chiese il Re delle Scimmie Alate con un inchino.

– Vogliamo tornare alla Città di Smeraldo – disse Dorothy – e abbiamo smarrito la strada!
– Vi portiamo noi – e girandosi verso le Scimmie Alate il Re comandò loro di prenderli e portarli alla Città di Smeraldo. Così lo presero sulle loro spalle e iniziarono a volare per i campi spogli e desolati delle terre dell’ovest.

In poco tempo arrivarono alla Città di Smeraldo, dove le Scimmie Alate li deposero con dolcezza.
– Ricordati che hai ancora a disposizione solo due comandi da impartire a noi Scimmie Alate – disse il Re a Dorothy prima di volare via con tutta la sua banda.

Il guardiano della porta, stupito nel vederli tornare tutti sani e salvi, li fece entrare nella città.
– Abbiamo ucciso la Strega Cattiva dell’Ovest, adesso il Mago di Oz ci deve ricevere ed esaudire le nostre richieste – disse Dorothy alla guardia, che subito corse da Oz ad avvertirlo.

Tutti si aspettavano di essere ricevuti immediatamente dal mago e anche in modo trionfale, ma così non fu. Anzi, furono fatti di nuovo accomodare nelle loro stanze e fatti aspettare, aspettare e aspettare. I giorni passavano ma nulla accadeva.

Alla fine, spazientiti, Dorothy e gli altri fecero recapitare un massaggio a Oz in cui dicevano che se non li avesse subito ricevuti, avrebbero chiamato in loro aiuto le Scimmie Alate.

Oz dopo aver ricevuto quel messaggio li convocò al suo cospetto per il mattino seguente.

Quando finalmente furono portati nella grande sala di Oz, ognuno di loro si aspettava di vedere il mago sotto le sembianze con cui lo aveva visto prima di partire. E invece con gran sorpresa di tutti, nella stanza sopra il trono, non c’era nessuno.

Ad un tratto sentirono una voce che proveniva da un punto indistinto della grande sala.
– Io sono Oz, il grande e terribile, perché mi cercate?
– Abbiamo Eliminato la Strega Cattiva dell’Ovest e siamo venuti a chiedervi di mantenere le vostre promesse – disse Dorothy.

– Quali promesse? – rispose Oz.
– A me avete promesso di riportarmi a casa nel Kansas! – disse con fermezza la bambina.
– E a me avete promesso un cervello! – aggiunse lo Spaventapasseri.
– E a me avete promesso un cuore! – continuò il Boscaiolo di Latta.
– E a me avete promesso di darmi il coraggio! – concluse ruggendo il Leone Codardo.

Nella sala ci fu silenzio.
– Tornate domani, ho bisogno di riflettere – disse Oz.
– No! Non aspetteremo un minuto di più! – urlò Dorothy.
A quel punto il Leone ruggì così forte che per lo spavento il cagnolino Toto fece un balzo e andò a nascondersi dietro un paravento che stava proprio lì accanto.

Il paravento cadde, e dietro stava nascosto un vecchino calvo e pieno di rughe.
– Chi sei tu?! – disse il Boscaiolo di Latte che con l’ascia pronta a colpire gli fu subito addosso.
– io sono Oz, il grande e terribile… ma ti prego non farmi del male… farò tutto quello che volete…
Tutti quanti lo guardarono sbalorditi e sorpresi – adesso spiegaci tutto – dissero.

Oz chinò il capo e iniziò a raccontare.
– Non sono un mago, sono un illusionista e lavoravo per il circo. Un giorno durante uno dei miei spettacoli in mongolfiera, la fune che la teneva legata a terra si spezzò, e io volai e volai lontano, fino ad atterrare qui a Oz. Gli abitanti del posto, vedendomi arrivare dal cielo credettero subito che io fossi un potente mago e quindi mi proclamarono re per poterli difendere dalle Streghe Cattive.

– Ma quindi sei un impostore! – disse Dorothy.
– Si, sono un impostore… – rispose a capo chino Oz mentre sul loro volto si dipingeva la delusione – ma non abbiate paura, recito la parte del mago da così tanti anni, che forse posso ancora aiutarvi.

Negli occhi di Dorothy e gli altri si riaccese la speranza.
– Se manterrete il segreto sulla mia identità, venite qui domani mattina, ed esaudirò i vostri desideri.

Così il mattino dopo si ripresentarono tutti quanti nella grande sala davanti ad un Mago di Oz pensoso e silenzioso.
– Sono qui per il mio cervello – disse lo Spaventapasseri.
– Per darti un cervello dovrò levarti la testa – disse con solennità teatrale Oz.

E così tolse la sua testa, levò un poco di paglia e prese da una scatoletta un po’ di crusca e una manciata di chiodi con cui la riempì. Rimise a posto la paglia e riattaccò con cura la testa al corpo dello Spaventapasseri.

– D’ora in poi sarai un grande uomo, perché ti ho dato un cervello pieno di acume! – esclamò Oz. Lo Spaventapasseri, felice ed orgoglioso del suo nuovo cervello, ringraziò di cuore il Mago.

– Ora è il mio turno! Sono venuto a prendermi un cuore! – disse il Boscaiolo di Latta.
– Siediti, dovrò fare un buco nel tuo petto per metterci un cuore – gli rispose Oz indicandogli una sedia su cui sedersi.

Oz prese un paio di cesoie e fece un foro nel petto di latta del Boscaiolo, poi frugò in una borsa e ne tirò fuori un cuore di pezza che sistemò con cura al suo interno, infine richiuse tutto al meglio che poteva.

– Ecco fatto! Adesso hai un cuore di cui qualunque uomo andrebbe fiero. – disse Oz mentre il Boscaiolo non finiva più di ringraziarlo.

Venne il turno del Leone Codardo – sono qui per il coraggio! – disse.
– Vado subito a prenderlo, aspetta un attimo – gli rispose Oz, che aprì un armadio e ne estrasse una bottiglietta che porse al Leone – bevila – gli disse, e il Leone bevve tutto il contenuto.

– Ora sei pieno di coraggio – aggiunse Oz, e il Leone ruggì forte sentendo il nuovo coraggio che si stava infondendo in lui.

Infine toccò a Dorothy – ora devi farmi tornare nel Kansas – disse a Oz.
Il Mago di Oz sorrise, le prese la mano e la accompagnò alla finestra, dicendole di guardare fuori. Sul piazzale di fronte al palazzo stava gonfiata una enorme mongolfiera.

– Quella è la mongolfiera che mi ha portato qui al paese di Oz, ora sono stanco di far finta di essere un grande mago e voglio tornare a casa, come te, quindi oggi stesso partiremo!

Dorothy saltò dalla felicità insieme a Toto. Oz la accompagnò fino alla mongolfiera e iniziò i preparativi per la partenza al viaggio slegando le grosse funi che tenevano la mongolfiera ancorata al suolo, poi salì nella cesta salutando i suoi sudditi.

– Sto andando a trovare un grande mago che abita tra le nuvole – disse loro – fino al mio ritorno sarà il saggio Spaventapasseri a governarvi! – tra gli applausi della gente, lo Spaventapasseri gonfiò il petto d’orgoglio per l’incarico ricevuto.

Intanto la mongolfiera iniziava a staccarsi dal suolo. Le grida di gioia della gente furono così forti che Toto per la paura scappò via dalle braccia di Dorothy nascondendosi. La bambina che proprio in quel momento stava salendo nella cesta della mongolfiera corse subito a cercare il cagnolino.

– La mongolfiera sta per partire Dorothy! – le urlò Oz. Proprio in quel momento una folata di vento iniziò a spingere la mongolfiera che si staccò definitivamente dal suolo e iniziò piano piano l’ascesa verso le nuvole.

Dorothy riacciuffò Toto e guardò verso la mongolfiera – torna indietro! Voglio venire anche io! – strillò la bambina.

– Non posso mia cara… Addio! – gridò di rimando Oz mentre si faceva piccolo piccolo nell’azzurro cielo.

Fu l’ultima volta che videro il Mago di Oz.

Ascoltiamo insieme

mamma legge favola alla bimba
Le favole della buonanotte
Il Mago di OZ – 6
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Ciao a tutti e tutte dal vostro Remigio Ruberto e dal vostro angioletto Eugenio.

Ultimo aggiornamento il 20 Giugno 2023 by Remigio Ruberto


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