Il cucciolo che aveva paura del buio

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Ciao a tutti! Quanti di voi hanno paura del buio? Si, lo confesso. Io ho paura del buio. La notte non riesco a dormire se non filtra un pochino di luce dalle tapparelle, oppure devo avere una piccola lucina accesa.

La storia di questa sera, ci racconta come Ponko è riuscito a vincere questa fobia.

Leggete con me

Ponko era un orso cucciolo che aveva paura del buio.

Viveva in una casetta in una radura, vicino all’inizio del Grande Bosco, insieme a mamma e papà. Papà e mamma, al mattino, andavano a lavorare e Ponko restava a giocare con la sua amica Priscilla, che era un’orsa ragazzina un po’ più grande di Ponko e poteva badare a lui.

Ponko e Priscilla si divertivano molto insieme e giocavano tutto il giorno.
Ponko, però, da qualche tempo aveva un desiderio: voleva addentrarsi nel Grande Bosco e vincere la sua paura del buio.
Il Grande Bosco era chiamato così perché fronde, erba e cespugli erano così numerosi che quasi formavano un tetto sulla testa di chi passava.

Anche in pieno pomeriggio, quando il sole era ancora alto, dentro il Grande Bosco era molto buio.
Nel bosco c’era un sentiero ben tracciato che Ponko aveva percorso alcune volte con la mamma.

Il primo tratto era luminoso; dopo, arrivava un gran buio e dopo ancora, si apriva una radura dove crescevano le fragoline selvatiche più dolci di tutte.

Ponko voleva raccogliere le fragole e portarle alla mamma e al papà, per mangiarle tutti insieme, la sera. Ponko, però, era un cucciolo che aveva paura del buio. Come avrebbe fatto?
Un giorno la mamma fece un regalo al suo orsetto.

“Ponko, questa è una torcia. So che hai un po’ paura quando è buio. Tienila sempre con te sul sentiero”.

Il cucciolo di orso era felicissimo: sarebbe andato nel bosco fino alle fragole!
Voleva fare una sorpresa alla mamma e portarle tanti dolci frutti di bosco da mettere nella macedonia.

Un giorno il cucciolo che aveva paura del buio prese coraggio e si incamminò, con Priscilla, nel Grande Bosco.

All’inizio il sentiero si vedeva molto bene, perché era ancora mattino e gli alberi erano pochi. Priscilla conosceva bene la strada verso la radura delle fragole; Ponko teneva con sé la sua torcia.


Presto però, Ponko e Priscilla giunsero in quella parte di sentiero dove il bosco diventava più fitto: gli alberi erano sempre più fitti  e le loro fronde coprivano il cielo.


Il cucciolo che aveva paura del buio si fermò.


“Torniamo a casa, Priscilla!”, disse spaventato.
“Ponko, volevi arrivare alla radura delle fragole, vero?”
Ponko aveva tanta paura. Non importava più nulla del resto.


“Torniamo a casa, Priscilla!”, ripeteva e non sapeva dire altro. Piangeva anche un po’…
“Ponko, prova ad accendere la torcia!”
Il cucciolo era così spaventato che non riusciva a fare nulla. Teneva in mano la torcia, ma non la accendeva.

Piangeva e basta e diceva “Torniamo a casa!”.

Priscilla disse: “Posso accendere io la torcia?”. 

Ponko però non voleva saperne. Avrebbe voluto fare da solo e non accettava consigli; ma aveva le lacrime agli occhi.

Il cucciolo provò ad accendere la torcia: provava, ma la torcia non si accendeva! Ponko piangeva sempre di più.
Priscilla stava per rinunciare alle fragole e disse:
Va bene, Ponko, torniamo un’altra volta a prendere le fragole. Ora andiamo a casa”.
“No!” gridò Ponko!. “Io voglio le fragole!” .
Gridò e gridò ancora e provò di nuovo anche a piangere, ma si accorse che le lacrime erano finite.


Quando gli occhi furono asciutti, il cucciolo che aveva paura del buio si ritrovò a osservare di nuovo la torcia.

Toccando e toccando con la mano, trovò il tasto per accenderla e lo spinse nel modo giusto.
La torcia fece luce! Una luce buffa, che assomigliava a un cerchio che si muoveva proprio come Ponko muoveva il braccio: in alto, in basso, sulla faccia di Priscilla…
Ponko scoprì anche che, con la torcia, c’era abbastanza luce per seguire il sentiero.

Con l’aiuto di Priscilla, arrivò fino alla radura delle fragole, raccolse tanti frutti di bosco per la sua mamma e tornò sul sentiero, illuminandolo con la torcia.
“Mamma, abbiamo preso le fragole!”, disse, raggiante, alla madre quella sera.

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