Leggi e ascolta la fiaba: “Gli gnomi di Angus”
Leggiamo insieme
Tanti anni fa in un rigoglioso bosco che si trovava nel centro dell’Irlanda vivevano gli gnomi di Angus. Essi erano conosciuti in tutto il mondo per il compito che Madre natura aveva loro affidato. Si narrava che circa duecento anni prima, in una piovosa sera d’estate, mentre gli gnomi erano raccolti attorno al fuoco per la consueta cena apparve loro uno spirito.
Questo spirito, che aveva le sembianze di un passerotto dai tre colori (rosso, giallo e blu), disse loro che la foresta era in pericolo e che su di essa si era abbattuta una tremenda maledizione.
A distanza di qualche chilometro infatti viveva una perfida strega che era gelosa di come in quel bosco regnassero pace e armonia. Lei, il cui potere era alimentato da sentimenti quali la paura, lo sconforto, la rabbia e la gelosia, sapeva che la sua magia era destinata a diminuire sempre più se nel bosco avessero continuato a regnare la gioia e la serenità.
Per tale motivo aveva deciso di voler distruggere l’intero bosco e con lui tutti i sentimenti che li si respiravano.
Il passerotto, nell’avvertire gli gnomi di questo pericolo, disse anche che l’unico modo per evitare che il bosco venisse distrutto era quello di mantenere sempre acceso un fuoco magico e indicò loro dove tale fuoco si trovava.
La sera stessa gli gnomi si recarono nel luogo indicato e li vi trovarono una pentola magica con al suo interno, acceso, il fuoco di cui il passerotto aveva parlato.
Si resero subito conto che, per tenere sempre acceso il fuoco, era necessario fare dei turni in modo da permettere a tutti sia di contribuire in questo delicato compito sia di potersi riposare.
Vennero quindi scelti trenta gnomi e ad ognuno di essi venne affidato il compito di vigilare sul fuoco una notte al mese (il calendario del bosco di Angus era infatti fatto da dodici mesi di trenta giorni ciascuno).
Per gli gnomi di Angus iniziò così una nuova vita, una vita fatta di una grande responsabilità ma dove l’aiuto che ognuno era disposto a dare agli altri contribuiva a rendere meno difficile il compito loro affidato.
Gli anni passarono. Ci furono momenti di paura (per i diversi tentativi che la strega fece per spegnere il fuoco), ma anche tanti momenti felici.
Uno di questi era la festa di primavera, al termine della quale a trenta nuovi gnomi veniva affidato il compito di vigilare sul fuoco per l’anno successivo.
La festa di primavera durava circa una settimana e ogni sera assieme alla musica e alle danze si svolgevano riti e prove che dovevano preparare i nuovi vigilanti all’importante compito che dalla settimana successiva sarebbe diventato il loro.
Una di queste prove, la più importante, consisteva nel restare svegli tutta la notte davanti ad una lampada la cui luce era molto fioca. Se lo gnomo era in grado di stare sveglio tutta la notte allora voleva dire che era pronto altrimenti avrebbe dovuto ripetere la prova l’anno successivo.
Emer, uno degli gnomi che dovevano affrontare la prova quell’anno, aspettava con ansia questo momento da parecchio tempo. Infatti sia suo nonno che suo padre erano stati vigilanti del fuoco e tutti si aspettavano che anche lui seguisse il loro esempio.
Quella sera, quando tutti gli altri gnomi se ne andarono e lui restò da solo davanti alla lampada, provò una strana sensazione. Infatti, assieme alla felicità per essere finalmente giunto il momento in cui poter dimostrare il proprio valore, sentiva anche una specie di paura, la paura di non farcela. E più cercava di non pensarci, più si immaginava cosa avrebbero pensato gli altri se non fosse riuscito a stare sveglio tutta la notte.
Era una sensazione molto brutta quella che stava provando, una sensazione che lo fece estranearsi dalla realtà ed entrare in un mondo di pensieri ed emozioni che gli impedirono di accorgersi che piano piano i suoi occhi si stavano chiudendo.
Quando li riaprì si accorse che erano passate un paio d’ore e con un grande dolore nel cuore si rese conto che non era riuscito a superare la prova che aspettava con ansia da tanto tempo.
La mattina, quando arrivarono gli altri gnomi e gli chiesero come era trascorsa la notte Emer non ebbe il coraggio di ammettere la verità e disse loro che era andato tutto bene e che era riuscito a stare sveglio per tutta la notte.
Dire questa bugia non fu una bella sensazione perché fece provare ad Emer una grande tristezza. Ma la tristezza che provava era comunque inferiore alla paura di deludere la propria famiglia.
La sera successiva, l’ultimo giorno della festa di primavera, vennero nominati i trenta gnomi a cui affidare il tanto desiderato incarico per l’anno successivo ed Emer fu uno di loro. A casa ci fu una grande festa per questo compito così importante che continuava ad essere affidato alla famiglia ormai da molti anni.
I giorni passarono ed Emer si sentiva sempre più triste. Non era solo la paura che la sua bugia venisse scoperta ma, soprattutto, la paura di non rendere i propri genitori fieri di lui. Ogni momento, ogni parola o frase degli amici o della sua famiglia, era vissuta come una possibile affermazione di delusione nei suoi confronti, ogni giorno era più difficile di quello precedente.
Una notte, mentre Emer cercava di dormire ma senza riuscirci, si presentò a lui una bellissima fata, la fata della gioia, che gli disse “Guarda nel tuo cuore, ascolta ciò che ti dice e segui la strada che ti indicherà perché solo così potrai ritrovare la serenità di cui hai bisogno” … e sparì.
Emer non capì subito il significato di quelle parole anche perché era convinto di aver sempre fatto ciò che il cuore gli diceva; si era impegnato per diventare uno gnomo forte e di valore, aveva cercato di non deludere la propria famiglia, era diventato un vigilante del fuoco.
E proprio mentre pensava a tutto questo si rese conto che in realtà le cose che aveva fatto non le aveva sempre fatte ascoltando il proprio cuore ma ascoltando la paura, la paura di deludere.
Ed è per questo che aveva detto una bugia, che aveva preferito apparire diverso agli occhi degli altri, che aveva preferito mettere in secondo piano se stesso.
Si rese quindi conto che quello che aveva fatto, rinunciare ad essere se stesso, non era la cosa giusta, non era quello che il suo cuore avrebbe voluto.
Si sentì subito più leggero e con una nuova gioia nel cuore si alzò e andò nella camera dei genitori per dire loro tutta la verità e per poter finalmente iniziare il nuovo giorno con una nuova sensazione, la sensazione di non doversi più nascondere, di non dover più far finta di essere un’altra persona … la sensazione di libertà.
Può capitare a tutti di avere paura di deludere qualcuno, un genitore, un fratello, un amico.
A volte questa paura è davvero molto grande e sembra impossibile poterla affrontare. Ma non possiamo essere certi di come andranno le cose. L’opinione che gli altri hanno di noi dipende da tante cose, dai valori che abbiamo, dal modo in cui ci comportiamo, dalla lealtà che dimostriamo agli altri.
Ognuno di noi è una persona speciale, con le proprie caratteristiche, i propri pregi e, come è giusto che sia, con i propri difetti. Ma avere dei difetti non significa essere sbagliati, non significa valere di meno. Non è giusto far finta di essere diversi, far finta di non aver paura per far contenti gli altri.
Quello che anche gli altri vorrebbero da noi è la verità.
Chi ci vuole bene ci accetta per come siamo, accetta anche i nostri timori e ci aiuta a superarli.
Per questo quando abbiamo paura è giusto che ne parliamo con gli altri, con i nostri genitori, con i nostri fratelli, con i nostri amici, perché saranno loro i primi ad aiutarci.
Ascoltiamo insieme
fonte https://goccecolorate.wordpress.com/
Ultimo aggiornamento il 10 Dicembre 2024 by Remigio Ruberto
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