Nella figura allegata è riportata la percentuale di studenti con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) nelle scuole, suddivisa per regione. La Campania registra un dato preoccupante: solo l’1,8% contro una media nazionale del 5,5% (dati del Ministero dell’Istruzione).
Questo valore è già di per sé sottostimato a causa dei bassi livelli di diagnosi nelle regioni meridionali, in particolare in Campania e Calabria. Considerando che la popolazione scolastica della Campania conta circa 800.000 giovani, si può stimare che almeno 30.000 di loro abbiano un DSA senza esserne consapevoli. Questi ragazzi affrontano quotidianamente difficoltà nel memorizzare, scrivere, leggere e fare calcoli, finendo per convincersi di essere meno capaci degli altri.
Questo senso di inadeguatezza si riflette anche sui loro genitori, fratelli, nonni e familiari, coinvolgendo indirettamente oltre 100.000 persone che vivono con preoccupazione e frustrazione. Le statistiche indicano inoltre che molti di questi 30.000 giovani, sentendosi esclusi e abbandonati, finiscono per intraprendere percorsi di devianza o sviluppare psicopatologie.
La situazione si è ulteriormente aggravata dopo il periodo della pandemia per COVID-19. Molto spesso per far fronte a questa situazione, si fa ricorso alla figura dello psicologo scolastico, un intervento tardivo che non risolve la radice del problema o, peggio, rappresenta una sorta di assoluzione per le istituzioni. Ma questo riguarda solo i giovani con DSA. Non dimentichiamo, infatti, i ragazzi con altri disturbi del neurosviluppo, come l’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività) e l’autismo con diversi livelli di intensità di supporto.
Questi disturbi interessano almeno un ulteriore 2-3% degli studenti, un dato probabilmente sottostimato e in costante aumento, come riportato da numerosi studi. Arriviamo così a circa 45.000 giovani che, secondo la legge, necessitano di una didattica personalizzata. Tuttavia, poiché non vengono adeguatamente individuati e censiti, sono totalmente ignorati dagli insegnanti e spesso percepiti unicamente come un “problema”. Sarebbe facile attribuire la colpa ai tempi che viviamo, al sistema scolastico o a generiche condizioni sociali.
Tuttavia, una parte consistente di questa responsabilità ricade sulle amministrazioni. Da un lato, i comuni dovrebbero attivare screening nelle scuole elementari per individuare precocemente i disturbi. Dall’altro, le regioni dovrebbero garantire la presenza di team di valutazione multidisciplinare presso i distretti sanitari, affinché si possano effettuare diagnosi tempestive, sensibilizzare le famiglie e avviare percorsi di logopedia per aiutare i bambini a convivere con il disturbo e valorizzare le loro potenzialità.
Il Garante dei diritti delle persone con disabilità della Regione Campania l’avv. Paolo Colombo formula un sentito appello: “È in gioco il futuro di 45.000 giovani e delle loro famiglie. È il momento di agire e assumersi le proprie responsabilità. Invito chi di dovere a riflettere e a prendersi le proprie responsabilità. Non è più possibile ignorare una realtà così grave”.
Comunicato stampa del 31/01/2025 del Garante dei disabili della Regione Campania, l’avv. Paolo Colombo
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