Guida: Riflettiamo insieme sul Vangelo di questa domenica. La liturgia ci presenta l’uomo Simon Pietro, chiamato da Dio. Non ha potuto scegliere quando ricevere questa chiamata e nel momento in cui essa è arrivata, si è sentito impreparato e indegno a riceverla.
Quello che ha potuto decidere, però, è cosa rispondere: se superare il senso di vertigine per la sproporzione tra la missione che gli veniva assegnata e le sue forze o se lasciarsi vincere, rimanendo indifferente.
Guida: Prima di metterci in ascolto della Parola, chiediamo perdono a Dio:
Lettore 1: In questo brano del vangelo di Luca, Gesù chiede a Pietro di fidarsi di lui. Nel farlo, non fornisce prove e non ricorre a sottili argomentazioni: Cristo stesso e la sua Parola sono le uniche certezze su cui il pescatore galileo può basarsi per compiere questa scelta, che risulterà decisiva per la sua intera esistenza.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Parola del Signore.
Lettore 2: Il vangelo di questa domenica mette in luce le dinamiche fondamentali del momento che inizia e fonda la sequela: la vocazione. Sia Simone, sia Giacomo sia Giovanni, sono dei chiamati in vista della missione. Sulle sponde del lago Gesù prende l’iniziativa di salire sulla barca di Simone e per primo instaura il dialogo con lui.
L’iniziativa però non toglie spazio alla libertà dell’uomo. Alla richiesta di prendere il largo e gettare le reti Simone avrebbe potuto opporre un rifiuto, basandosi sulla sua stanchezza (aveva pescato tutta la notte) e sulla sua esperienza (non aveva preso nulla).
La vocazione è un’esperienza che chiama in causa la libertà e la decisione di ciascuno. Simone già conosceva Gesù (cf Lc 4,38-39), ma questo non è ancora «decidersi per Gesù». C’è uno scarto fra il sapere di Gesù e il credere in lui. E lo scarto è superato solo con un balzo, quello della decisione libera.
Lettore 3: Vocazione ed esperienza della grazia
Per Simone la vocazione si delinea in un contesto (liturgico o di quotidianità) di prossimità col divino. L’esperienza lo mette di fronte alla scoperta della loro indegnità. Se la percezione del proprio peccato lo porta allo sgomento, a porre una distanza tra lui e il divino che si rivela, dall’altra parte Gesù va incontro all’indegnità umana, ponendovi rimedio. Simone riceve un invito: «Non temere» (Lc 5,10); e una nuova identità: «d’ora in poi sarai pescatore di uomini» (Lc 5,10).
Questa è l’esperienza della grazia. È il riconoscimento dell’iniziativa gratuita di Dio.
Le vocazioni descritte in queste letture dicono che siamo chiamati per. Simone, Isaia e Paolo sono chiamati per la missione.
Lettore 4: Esperienza del divino, riconoscimento della propria indegnità, dono della grazia, se sono ricevuti con disponibilità, trasformano il chiamato e lo approntano alla missione per la quale è chiamato. Qui però deve essere chiaro che si sta parlando di vocazione alla sequela, non di vocazioni particolari, che della prima sono solo modalità di realizzazione. L’esperienza della chiamata è, nelle sue linee fondamentali, comune alle vocazioni laicali, alla vita consacrata, al ministero sacerdotale.
Come dice san Paolo, la missione è sostanzialmente inserirsi nel processo di trasmissione di quanto ricevuto. La fede ci è stata annunciata, di questa stessa fede siamo annunciatori. I modi seguiranno le specificità di tempo, luogo, ministero, carattere e carismi di ciascuno. Ma i contenuti sono sempre (e solo!) quelli elencati da Paolo.
Questa è la lieta novella, l’Evangelo. Una missione che ci è affidata, che continua quella di Cristo e della Chiesa apostolica, e che dovrebbe suscitare un grande senso di responsabilità, di entusiasmo e di consapevolezza della sproporzione. Sproporzione fra la fragilità personale e il messaggio di cui si è portatori; fra le forze e il compito; fra gli strumenti di cui si dispone e il mondo cui si è mandati. Perciò vale la pena di tornare alle parole di Gesù: «Non temere!». Parole di esortazione dette a Pietro; dette alla Chiesa di ogni tempo e luogo; dette a noi.
Lettore 5:
Come fece con Pietro e con Paolo, Gesù invita anche noi, oggi, a lasciare tutto e a seguirlo. Preghiamo insieme e diciamo:
Signore, eccoci: manda noi.
O Padre, nella storia della salvezza hai spesso affidato missioni importanti a uomini piccoli o segnati dal peccato. Fa’ che, grazie alla tua infinita misericordia, anche noi possiamo sentirci pronti a rispondere di sì alla tua chiamata. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen
Lettore 6: Giunti alla fine di questa nostra breve meditazione, preghiamo insieme come vuole il Santo Padre:
Padre Nostro
Ave o Maria
Gloria al Padre
Per i nostri cari defunti:
Eterno Riposo
Per il nostro angelo Eugenio: Eterno Riposo
Nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo
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