Dove ho sbagliato? Quando l’amore diventa dovere
Commento al Vangelo di domenica 3 novembre 2024
Trentunesima domenica del T.O. B
È in questo senso che giustamente si dice che
il medico ama gli ammalati:
cosa ama in essi, se non la salute che vuol ridonare,
e non la malattia che vuole scacciare?Sant’Agostino, Omelia 65,2
Da e per
Sembra paradossale, ma più ci chiudiamo su noi stessi, più facciamo fatica a dare senso alla vita. Quando manca un per, quando non c’è qualcuno per cui vivere, il tempo ci appare vuoto. Questo per è il segnale dell’amore. Solo quando cominciamo a spendere la vita per qualcuno, ritroviamo il senso delle cose. Per tornare a vivere abbiamo bisogno di tornare ad amare! Abbiamo bisogno di trovare un punto di partenza. E questo punto può essere solo la memoria di essere stati amati per primi, di essere stati pensati e voluti. Siamo da sempre nel cuore di Dio.
Il rischio di dimenticare
La grande tentazione del cuore umano, come ci insegna la storia di Israele, è però quella di dimenticare. Il libro del Deuteronomio aveva anche questo scopo, quello di ravvivare nel cuore d’Israele la relazione con Dio. Ciò che si chiama Legge è il dono di una relazione da parte di Dio per il suo popolo: la legge è un vincolo non per opprimere ma per legare, per creare cioè un legame, in modo da non essere mai separati. È il desiderio di Dio di renderci felici. Purtroppo abbiamo fatto del suo desiderio una questione amministrativa. Ci misuriamo sul dovere piuttosto che sull’amore.
La totalità dell’amore
L’amore non può essere frammentato: o si ama o non si ama! L’amore chiede totalità. Ti amo quando mi stai a cuore. E il cuore, nella cultura ebraica, era il centro dell’essere umano. Il cuore è il luogo dove si incontrano i pensieri e i sentimenti, il luogo della decisione. Se ti amo, scelgo di agire in tuo favore. L’anima e le forze, gli affetti e il corpo: l’amore richiede coerenza e totalità.
La vita di fede si colloca perciò su un piano molto concreto: l’amore è risposta a questa chiamata iniziale di Dio. Con il Salmo 17 possiamo ripetere ogni giorno: «Ti amo, Signore, mia forza».
Domande difficili
Il rischio della fede è quello di diventare a volte religione senza spiritualità, precetto senza relazione. Le Parole che Dio pronuncia non sono un mezzo per soggiogare, ma sono le parole di un genitore che vuole il bene del figlio e per questo gli indica la strada. Se Dio chiede di essere ascoltato è perché solo in questo ascolto si compie la nostra felicità.
Lo scriba che interroga Gesù in questo brano di Marco forse è uno che si è accorto del pericolo di perdersi nei precetti, nelle cose da fare, perdendo di vista la relazione personale con Dio. Alcuni esegeti ritengono invece che questa domanda possa nascondere un’insidia, forse potrebbe essere il tentativo di mettere in imbarazzo Gesù, dal momento che viene chiesta una sintesi apparentemente impossibile. I precetti della legge erano seicentotredici: scegliere, pertanto, il primo comandamento tra questi numerosi precetti poteva sembrare un’impresa ardua.
Comincia ad ascoltare!
Gesù riprende ed estende l’indicazione del Deuteronomio: comincia ad ascoltare!Renditi conto che la vita che stai vivendo è un dono, qualcuno ti ha pensato e amato. Questo invito ad ascoltare è un suggerimento per renderti conto che non sei il primo, ma non sei neppure solo. Dio è colui che fin dall’inizio ti accompagna nel tuo cammino. Ascolta! Vuol dire fai l’esperienza di essere amato.
L’amore non si chiude
Ma l’amore non può rimanere chiuso nei confini di una relazione. L’amore è sempre eccedenza, l’amore esce da sé, si dona. Per questo, la relazione d’amore tra Dio e l’uomo si apre necessariamente agli altri. Anzi, è proprio l’amore generativo che è il segno di una relazione autentica con Dio. Non possiamo essere burocrati o amministratori del sacro, magari nascondendoci dietro una sterile applicazione della legge. Se il nostro agire non è segnato da questo amore, probabilmente abbiamo già da tempo interrotto la comunicazione con Dio.
Il fondamento dell’amore
La condizione per amare sta in quel come che Gesù inserisce in questa seconda parte del precetto. Come te stesso ci ricorda che per amare abbiamo bisogno di essere riconciliati con noi stessi: voglio davvero il mio bene? Molte relazioni tossiche hanno la loro radice in questa mancanza di amore per noi stessi. Se non mi sento amato, se non mi riconosco amabile, se mi percepisco sempre inferiore e indegno, ciò che esce da me sarà probabilmente il frutto della frustrazione. Tante azioni cattive nascono da questa percezione distorta di se stessi. Occorre perciò tornare all’origine, occorre ritrovare la consapevolezza di essere amati da sempre da Colui che per me ha dato la vita, una volta per sempre, e che non ritrae la sua parola.
Leggersi dentro
- C’è in te la consapevolezza di essere amato da Dio?
- Quali sono i frutti della tua relazione d’amore con Dio?
Per gentile concessione © ♥ Padre Gaetano Piccolo SJ
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